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'E poi ho fatto la torta.' mangiai una patatina, guardando Francesca.

'E poi ho mangiato la torta.' diedi un morso alla pizza, guardando Charlie.

'Comunque avete entrambi 16 anni, non è possibile che vi comportiate così.' disse Francesca, roteando gli occhi.

'Fate 16 anni in due.' sbuffò Charlie.

'Ma perché?'

'Ma perché?'

'C'è bisogno che te lo dica?'

'C'è bisogno che te lo dica?'

'Noiosa.' mi alzai, prendendo il pacchetto di sigarette.

'Che noia.' mi alzai, prendendo il pacchetto di sigarette.

Uscii dal ristorante, sedendomi sulle panchine fuori. Presi una sigaretta dal pacchetto, accendendomela.

'Hai da accendere?' chiese una voce dietro di me. Una voce che conosco troppo bene.

'Non mi riconosci?' sorrisi, voltandomi verso di te.

'Hm, che ci fai qua? Sei a cena con uno dei tuoi ammiratori?' mi prendesti in giro, sedendoti accanto a me.

'Sono con Francesca, non ho ammiratori.'

'E io che sono?'

'Mi mandi le lettere anonime?'

'Ne vuoi una?'

'Sto apposto.'

'Te lo posso dare un bacio? O ti vergogni?' chiedesti, buttando la sigaretta.

Ti guardai qualche secondo, prima di metterti le braccia al collo e poggiando le mie labbra sulle tue.

2 giorni che non ci sentivamo, potevano essere tanti quanto pochi. Erano tanti adesso.

Mi circondasti la vita con le tue braccia muscolose, mettendo le mani ovunque.

Ci staccammo dopo qualche secondo, guardandoci negli occhi.

'La dovremmo smettere di comportarci come 16 enni?' chiesi.

'Nah, stiamo bene così.' mi desti un bacio a stampo, avvicinandomi a te.

'Devo tornare dentro.'

'Andiamo, mi annoio.' mi tenesti stretta a te.

'C'è Francesca dentro.'

'La accoppio con Charlie'

Arricciai le labbra in un sorriso, guardando i tuoi occhioni dolci.

'Magari nasce una nuova coppia.'

'Esatto. Gli scrivo.'

Ti staccasti da me e prendesti il telefono, mandando davvero un messaggio a Charlie. Io mandai un semplice 'scusa' a Francesca, prima di seguirti per le strade di Milano.




























Eravamo su una panchina, in qualche vicolo, di fronte a un bar. Tu eri seduto e io avevo la testa sulle tue ginocchia.

Eravamo un po' brilli, forse pure fatti.

'Hai delle belle labbra.' biascicai, guardandole dal basso e toccandole con i polpastrelli.

'Pure tu. Sono morbide.' le toccasti anche tu, sporcandoti con il rossetto rosso.

Sembravamo due pazzi.

Ti osservai meglio, guardando ogni singolo dettaglio del tuo viso.

Alzai la testa, guardandoti meglio.

'Che c'è?'

'Sei bello.' dissi, toccando la sua pelle. 'Anzi, bellissimo.'

Feci uscire una risatina dalle tue labbra, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

'Non ci credo.'

'Giuro.'

'Giuri?'

'Giuro!'

'Allora mi fido.'

'Meglio che ti fidi.' risposi, avvicinandomi di più, le nostre labbra a un soffio di distanza.

Sentii il tuo respiro caldo sul mio viso, il tuo profumo. L'alcol stava iniziando a fare effetto.

'Stronza.' mi prendesti il viso, schiacciando le tue labbra sulle mie.

Il bacio si fece più profondo, più intenso. Le tue mani cominciarono a esplorare il mio corpo, scivolando lungo la mia schiena e stringendomi forte contro di te.

Non stavo pensando al fatto che eravamo su una panchina e che tutti ci potevano vedere, stavo pensando a te.

Ci staccammo dopo qualche secondo, osservandoci a vicenda. Vidi il mio rossetto sulle tue labbra, i tuoi occhi bordeaux, i tuoi dread davanti al viso e le pupille dilatate.

'Andiamo, non possiamo fare un porno su una panchina.' dicesti, rompendo il silenzio.


























I miei gemiti venivano ovattati dalle tue labbra. Le tue mani erano incollate ai lati del tavolo. Le mie braccia erano attorcigliate al tuo collo, con le mani che finivano nei tuoi dread.

I nostri vestiti erano sparsi sul pavimento, il mio telefono vibrava.

Era tutto così piacevole. Eravamo nel nostro mondo, senza nessuno che ci disturbasse.

La luce morbida che filtrava attraverso le tende disegnava ombre delicate sui tuoi lineamenti, accentuando la tua bellezza in modo quasi etereo. Il tuo respiro caldo sul mio collo mi faceva rabbrividire, mentre sentivo il battito del tuo cuore risuonare all'unisono col mio.

Improvvisamente, il suono insistente del mio telefono che vibrava sul pavimento ci riportò alla realtà. Sospirai, riluttante a lasciare quel momento perfetto.

'Devo rispondere.' sussurrai, scendendo dal tavolo per prendere il telefono.

francesca

11:23 'dove sei?'
11:48 'perché non rispondi?'
00:10 'ti ha rapita?'
00:24 'che state facendo?'
00:26 'ghali non risponde nemmeno a charlie.'
00:35 'dove siete?'
00:43 'è tardi'
1:17 'stiamo andando a casa di ghali.'
1:18 'comunque me la paghi mi hai lasciato da sola.'
1:24 'sei viva?'
1:46 'se state scopando vestitevi.'

'Vestiti.' sbuffai, raccogliendo i vestiti da terra.

'Perché?' chiedesti, confuso.

'I due rompipalle stanno venendo.' mi misi la maglietta. 'Hai il telefono in non disturbare? Charlie ha provato a chiamarti.'

'È spento.' prendesti i vestiti da terra.

Il citofono suonò, facendoci sobbalzare.

Che palle.

the art of opposites. ghaliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora