'Il fumo che riempiva la stanza mi stava stordendo. Sentivo le voci ovattate, anzi, a tratti non le sentivo nemmeno. Le luci soffuse e i colori sfocati creavano un'atmosfera surreale, quasi onirica. Cercai di mettere a fuoco, ma tutto sembrava muoversi in slow-motion.
C'era un gruppo di persone ammassate sul divano, ridendo e parlando tra loro. Alcuni ballavano al ritmo della musica che vibrava attraverso le pareti, altri si passavano bicchieri e sigarette. Io mi sentivo fuori luogo, come se fossi un osservatore invisibile in un film che non capivo.
Mi alzai in piedi, barcollando leggermente, cercando di raggiungere la finestra, ma non mi ressi in piedi. Caddi per terra, prima di svenire.'
'Ghali?' sentii in lontananza.
'Sono Emma.'
le tue mani morbide mi accarezzarono il volto, aggiustando il panno bagnato sulla mia fronte.
Non riuscivo a parlare, non riuscivo ad aprire gli occhi, a vederti.
'Sei sveglio?' sussurrasti, alzandomi la testa per metterla su un cuscino.
'Apri gli occhi.' sussurrasti al mio orecchio.
Come un incantesimo, aprii davvero gli occhi.
Le tue labbra si arricciarono in un sorriso. Dietro di te c'erano i miei amici, tra cui Charlie, che tirò un sospiro di sollievo.
'Come hai fatto?' ti chiese, sedendosi sul divano.
'Un mago non rivela mai i suoi trucchi.' sorridesti, alzandoti da terra.
'Do-dove vai?' biascicai, cercando di alzare il braccio.
'A prenderti un bicchiere d'acqua, sta fermo.'
Cercai di focalizzare la vista su di te mentre ti allontanavi, ma la mia mente era ancora confusa e il mio corpo pesante come il piombo. Sentivo Charlie e gli altri mormorare tra loro, ma le parole non avevano senso, come un rumore di sottofondo lontano.
'Bevi, devi uscire da qua e io non riesco a portarti.' ti sedetti per terra, alzandomi la testa e aiutandomi a bere.
Le tue mani erano delicate, ferme. Appena mi togliesti il bicchiere dalle labbra, ributtai la testa sul cuscino.
'Ho capito, restiamo qua.' sospirasti, sdraiandoti per terra, accanto a me.
Prendesti una sigaretta, accendendotela e iniziando a fumare. Ogni tanto controllavi che avessi ancora gli occhi aperti.
'Riprenditi, l'aria sta incominciando ad essere pesante.'
Mi sentivo incatenato al cuscino. Non riuscivo a muovermi.
'Ha mischiato erba con alcol?' chiedesti a Charlie, portandoti la sigaretta alle labbra.
'Secondo te? Il cervello non gli funziona tanto bene.' rispose, facendoti ridere.
'Idiota.' roteasti gli occhi giocosamente, avvicinando il tuo volto al mio.
'Riesci a parlare?' chiedesti, muovendo il viso per buttare fuori il fumo.
'Se me lo chiedi così.' mormorai, mettendoti una ciocca dietro l'orecchio, sbloccando il mio corpo.
'Mi spieghi come cazzo fai?' chiese Charlie, alzandosi dal divano.
'Magia.' rispondesti, sorridendo.
'E a muoverti, invece? Ci riesci bene o riesci solo a spostarmi i capelli?'
Ti circondai la vita, cercando di stringerti il più possibile. Avevo poca forza, ma le mie braccia erano quasi quanto te.
'Okay, ci riesci.' ti incastrasti la sigaretta tra le labbra, liberandoti della mia presa e alzandoti, porgendomi la mano.
'E ad alzarti?'
Afferrai la sua mano e mi aiutai ad alzarmi, con un movimento lento. Sentii il pavimento sotto i piedi e, sebbene il mio corpo fosse ancora debole, riuscivo a mantenere l'equilibrio.
'Bravo.' sorridesti, mettendo il mio braccio attorno alle tue spalle e tenendomi per un fianco.
'Cammina, c'è l'aria pesante.' camminasti lentamente, aiutandomi quanto potevi.
Forse dopo 5 minuti riuscimmo ad uscire. Mi facesti sedere su un muretto, dicendomi di prendere aria, mentre continuavi a fumare.
'Chi ti ha chiamato?'
'Charlie, ero nei tuoi contatti d'emergenza.'
È vero. Ti avevo messo nei contatti d'emergenza. Non sapevo chi chiamare se ero fatto e Charlie era con me.
Buttasti la sigaretta, prendendo un respiro e legandoti i capelli in una coda alta, con qualche ciuffo di fuori.
'Vieni, andiamo a mangiare qualcosa.' sospirasti, prendendomi per il braccio.
Camminammo in silenzio. Era pomeriggio, e io stavo messo male, anzi, malissimo. Avevo brutte abitudini.
'Perché mi hai nei contatti d'emergenza?' chiedesti, accendendoti una sigaretta.
Avevi solo le mutande e una mia maglietta addosso. Eri tra le mie braccia, sul letto di un hotel a Venezia.
Avevi accettato di venire con me. Era così strano che mi sono tirato uno schiaffo in faccia.
'Rispondi sempre.'
'Fate sempre le cazzate da 14 enni?'
'Ovvero?'
'Fumare le canne in una casa sigillata.' dicesti, buttando fuori il fumo.
'Non eravamo 16 enni?'
'No, noi due siamo 16 enni.'
Sorrisi, rubandoti la sigaretta dalle dita. Sapevo che sarebbe finita, ma volevo godermela.
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the art of opposites. ghali
Fanfictionforse non c'è un destino meglio di così sorridi scema, che ci vuole a perdersi finiti in frullatore, via da tutto 'sto grande amore vorrei guadagnarci almeno una canzone mi hai detto faccio come cazzo mi pare sono tre vite che ti vengo a cercare lo...