Control - 12
And all the kids cried out,
"Please stop, you're scaring me"
I can't help this awful energy
Goddamn right, you
should be scared of me
Who is in control?
- HalseyPOV EVELYN
Non riuscivo a prendere sonno. La mia mente era un groviglio di pensieri che sgomitavano per attirare la mia attenzione, tanto che era impossibile stabilire dove finiva uno e cominciava l'altro. Ogni pensiero si agitava come un'onda impetuosa, risucchiandomi in un vortice di ansia. Era strano pensare che la vita continuasse come al solito, come se solo due ore prima non avessi visto la mia migliore amica torturata da un uomo con la faccia da cavallo.
Il ricordo di quella scena mi tormentava. Le sue urla di dolore echeggiavano nella mia mente, mescolandosi con il mio senso di colpa. Non ero riuscita a salvarla, e quel fallimento mi perseguitava. Mi sembrava impossibile che il mondo potesse andare avanti, indifferente al nostro dolore.
Strizzai gli occhi nell'oscurità, cercando di scacciare quei pensieri. Contavo i giorni passati da quando eravamo usciti da NeoAurelia. Ogni giorno era stato una battaglia, una lotta per la sopravvivenza in un mondo che sembrava deciso a distruggerci. Se i miei calcoli erano esatti, allora la cometa sarebbe comparsa proprio quella notte. Ci sarebbe stata una festa alla biblioteca del regno. Una festa. Come potevano festeggiare mentre il nostro mondo crollava? I Grenville facevano finta di nulla, come al solito.
Dopo l'arrivo di Zenobia, ci mandarono in delle camere da letto riservate agli "ospiti", e dopo un'ora ci portarono la cena. Era così strano, prima volevano ucciderci... e ora ci davano un letto dove riposare, e del cibo? Il contrasto tra l'ostilità e la gentilezza apparente era disorientante, alimentando i miei sospetti.
Ci trovavamo in un grande palazzo, che sembrava uscito da una favola. Al centro della stanza troneggiava un letto matrimoniale con una morbida testiera imbottita, rivestita in velluto grigio scuro. Il copriletto era bianco candido, ornato da cuscini e una coperta. Ogni dettaglio della stanza era curato, quasi a volerci far dimenticare l'orrore che avevamo vissuto.
Accanto al letto, due comodini in legno chiaro ospitavano lampade con paralumi in tessuto che diffondevano una luce calda e soffusa. Sembrava un rifugio, ma non riuscivo a lasciarmi ingannare dalla bellezza superficiale. Davanti al letto, un grande armadio a tre ante con specchi incastonati rifletteva la luce naturale che filtrava dalle ampie finestre adornate da tende leggere e vaporose. Il soffitto, alto e ornato da modanature delicate, completava l'ambiente, mentre l'aria profumava leggermente di lavanda, creando un'atmosfera serena e rilassante. Era una stanza pensata per il riposo, un luogo dove ogni dettaglio contribuiva a creare un senso di pace e benessere. Ma per me, quel luogo era una prigione.
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Verity
Ciencia Ficción> Un brivido mi percorse all'udire quelle parole, non ero più la fanciulla nobile di un tempo, no, ero una rivoluzionaria. Essi dovevano affidarsi a me, dovevo condurre quei giovani sperduti verso la libertà, il tempo delle menzogne era ormai finito...