Capitolo 8: Casa dolce casa

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L'edificio era ad un unico piano. Doveva essere stata bianca, con un piccolo portico all'entrata. Aveva un enorme giardino tutto intorno,un tempo rigoglioso ma ora pieno di erbacce. Un piccolo sentiero conduceva ad una collina, poi si veniva portati in un avallamento, coperto di erba alta e con un enorme albero di ciliegio ormai in fiore, con delle piccole rovine su un lato, coperte ora di rampicanti e petali di ciliegio.

Hisoka si avviava verso l'entrata della casa, ignorando le pressanti domande di Tsuzuki.

"Come fai a sapere che questa casa è sicura? Hisoka mi ascolti? Hei!"

Prese delle vecchie chiavi arrugginite da sotto un vaso, posto vicino all'entrata, le inserì nella serratura, le girò e aprì la porta con un leggero click. Spinse la porta con la mano, producendo un sonoro e sinistro stridio dei cardini e zittendo finalmente Tsuzuki, che si sporse oltre la sua spalla per vedere l'interno.

Fece un passo verso l'interno, poi un altro, lentamente, come se avesse pura di ciò che poteva sbucare fuori dalle tenebre che avvolgevano l'ingresso.

Poi sorse la luna.

La casa era grande, con i mobili ricoperti di teli bianchi, pieni di polvere. Erano rimaste tutte le mensole, con i loro soprammobili, resi grigi e sporchi dal passare del tempo.

Hisoka entrò in casa l'asciando le impronte sul palchè del pavimento.

Attraversò un corridoio, poi un altro, e poi si fermò davanti ad una porta di legno verde. Guardò per un istante la maniglia arrugginita, poi entrò.

La stanza era piccola, adatta per un bambino di massimo dieci anni. Le pareti un tempo erano azzurre, ma or erano scure, con macchie di muffa sugli angoli.

Su due lati il muro era quasi interamente coperto di mensole, piene di giocattoli e libri per bambini, sulla parete di fronte, invece, c'era una piccola scrivania, con uno sgabello di plastica a tre gambe. Sulla scrivania c'erano parecchi pennarelli spaiati. Sulla quarta parete c'era accostato un piccolo letto singolo con una testiera a forma di nuvoletta. Non aveva lenzuola, solo un telo bianco per coprire il materasso.

Tutti gli oggetti nella stanza erano ricoperti di polvere, che faceva rendere i colori della stanza i modo smorzato.

"Hisoka?"

Il ragazzino entrò lentamente ella stanza, guardandosi attentamente attorno. Aveva gli occhi lucidi, ma non per colpa della polvere.

Si chinò lentamente per prendere un piccolo peluche a forma di orsacchiotto da terra; lo girò e tirò la cordicella che gli spuntava dalla schiena, ed una dolce melodia riempì la stanza.

Tsuzuki entrò nella stanza avvicinandosi a Hisoka. Guardò attentamente le mensole, il letto, e la scrivania.

"Questa era la tua stanza"

Hisoka annuì piano, continuando a guardare l'orsacchiotto.

"E questa è casa tua"

Il ragazzino annuì ancora. Quando la melodia finì, tirò ancora la cordicella. Tsuzuki si mise dietro di lui.

"Hisoka"

Lui si girò con i volto rigato di lacrime, lo guardò, e si gettò fra le sue braccia, piangendo sul suo petto stringendo l'orsacchiotto fra le braccia.

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