Capitolo 17: storie tristi

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Hisoka riprese conoscenza su un vecchio lettino da dentista macchiato e puzzolente. Era legato a mani e piedi, e indossava un camice da paziente.

Aveva ripreso un po' di controllo, dopo la batosta di prima e aveva ripreso a pensare in modo lucido.

Si voltò di lato e vide Muraki che armeggiava con un bisturi dalla lama lunga e ricurva. Prese alcuni strumenti e si avvicinò accendendo a luce appesa sopra il lettino, che accecò Hisoka.

Determinazione. Odio. Disprezzo. Violenza. Lussuria.

I sentimenti che provava il dottore erano confusi, mischiati, e lo shinigami aveva sempre fatto fatica a comprenderlo e a capire il perché del suo animo tormentato.

Ma li era l' ultimo a dover prlare.

"Papà, papà hai visto i pesci nella fontana?"

"Sono bellissimi. Che ne dici , se chiediemo alla mamma ce ne lascerà tenere uno?"

"Fammi uscire, ti prego fammi uscire!" rumore di un attacco di tosse.

"Non ti preoccupare, fra poco sarai guarito."

SBAM!

"Fermi tutti, polizia!"

Quando aveva scoperto della maledizione, gli si era riempito il cuore di odio, tanto da trasformarlo in un dio della morte. Il suo animo era ancora più tormentato di quello del dottore. Aveva imparato a utilizzare tutti i tipi di pistole, aveva imparato l'arte della spada e aveva sempre accettato qualsiasi incarico affidatogli, per trovare il suo assassino e fargliela pagare. Aveva chiuso il suo cuore, ed evitato qualsiasi rapporto, legame ed affetto per pura di essere ferito un' altra volta.

Poi aveva incontrato Tsuzuki.

E i suo cuore si era riaperto.

Dopo tanto tempo, aveva trovato qualcuno che gli voleva bene. Cavolo! Era pure venuto a salvarlo. E quando si erano guardati negli occhi, per un attimo solo si era sentito felice.

Poi il dottore aveva incominciato a commettere crimini, e l'odio era aumentato, tornando a invadere il suo animo, ma con una nota dolce, uno strano retrogusto che gli ricordava che, qualunque cosa fosse successa, qualcuno lo avrebbe aiutato e tirato su di morale con un cheesecake ai lamponi.

Aveva capito cosa provava nei suoi confronti, ma non era sicuro di volerglieli rivelare.

Di una cosa era certo.

Sperava che il primo tentativo del dottore riuscisse. Se avesse funzionato no avrebbe più torto un capello a Tsuzuki. E lui voleva salvarlo, a qualsiasi costo.

E quando Muraki iniziò tagliandogli la pancia, mentre gridava dal dolore, ripensava a quegli occhi viola che amava così tanto.

Tsuzuki si dimenava con tutte le sue forze. Se fosse riuscito a liberarsi, avrebbe potuto salvare Hisoka, ma i fili che lo tenevano legato non gli permettevano di liberarsi, e più si muoveva più perdeva sangue. Inoltre era al chiuso in una stanza senza finestre, e non poteva mandare uno shikigami l quartier generale.

<<Pensa Tsuzuki. Pensa. Cosa ho in tasca che potrebbe liberarmi?>>

Aveva solo una graffetta, una penna, uno scarto di matita...pistola? No, l'aveva presa Muraki. Le chiavi di casa...

<<Un momento. Le chiavi sono seghettate>>

Dimenandosi, fece uscire le chiavi dalla tasca dalla giacca, e le avvicinò in più possibile al suo gomito. Le fermò con un braccio, e iniziò a recidere un filo che gli passava sopra. Poi un altro, e un altro .

Dopo untempo che gli parve interminabile, riuscì a muovere le mani e le braccia.Iniziò a sentire delle urla dall' altro lato della porta. Fece più veloce chepoté e appena recise l'ultimo filo, si lanciò oltre la porta.


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