Capitolo 11: Attesa e sentimenti

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Hisoka si annoiava.

Lo aveva sentito dire un milione di volte che la pazienza era d' oro etc, etc,...Ma voleva vedere se qualcuno, chiunque, non si fosse annoiato dopo tre ore di fila a stare in piedi, in un angolo della piazza, all' ombra sì, ma pur sempre in piedi, per cercare di catturare un dottore pazzo, psicopatico, e maniaco omicida, che gli aveva rovinato la vita, senza nemmeno poter chiacchierare con l suo compare.

Non che lui avesse voluto parlarci, sia chiaro. La scenetta svoltasi nella sua vecchia camera con pure l'orsacchiotto in mano era per lui in quel momento a dir poco imbarazzante. Perché mai si era messo a piangere davanti a lui in quel modo? E perché mai si era lasciato prendere dai ricordi che aveva ignorato per più di 4 anni? Puramente imbarazzante.

Ma se ripensava al suo tocco, al suo respiro sulla testa, al battito del suo cuore che aveva sentito sotto la sua camicia, alle dolci parole che gli aveva detto per farlo calmare, a quegli occhi viola penetranti ma allo stesso momento dolci, gli si tingevano le gote di rosso.

<<Concentrati, per la miseria! Stai lavorando>>pensò scuotendo la testa.

Tsuzuki lo osservò dall' altro lato della piazza incuriosito <<Deve essere ancor stanco>> pensò.

Come in risposta al suo pensiero, Hisoka gli rivolse un cenno del capo per rassicurarlo. Proprio al dodicesimo rintocco della campana della chiesa lì vicino.

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