Capitolo 24 - La signora Barbero

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Adocchiata l'insegna a forma di gatto pasciuto Alessandro non perse tempo a cercare oltre, e abbandonando la strada polverosa varcò la soglia del ristorante di ramen.

Dentro il locale regnava un'atmosfera molto strana. Il vapore che si levava dalle cucine aveva finito per invadere anche gli spazi comuni riservati alla clientela, dando l'impressione di trovarsi dentro ad un bizzarro bagno turco. Per qualche ragione che non sapeva spiegarsi era come se avesse già visto quel posto, tuttavia, non riusciva a ricordare dove.

A parte lui non c'erano altri clienti in attesa, e così premette il campanello posto sul bancone. Dalle cucine si levò un gran fracasso di padelle, vetro infranto, soffi, sbuffi, schiamazzi, più altri versi da gatto infuriato, e poi dalle tendine uscì fuori il proprietario del locale, che si rivelò essere un cervo antropomorfo dalla pelliccia candida come la neve.

''Benvenuto al Gatto paffuto, gentile cliente'' lo accolse affabile il padrone di casa. ''Come posso aiutarla?''

''Ho bisogno di cibo'' confessò Alessandro, fingendo di ignorare l'assurdo aspetto del gestore.

''Il menù completo è in offerta solo per oggi a cinquantamila Euro'' rivelò in tono cortese il cervo-proprietario.

''Cinquantamila Euro!!!'' esclamò Alessandro con gli occhi fuori dalle orbite.

''È un'offerta incredibile, vero?'' disse il cervo tutto compiaciuto.

Anche se sospettava di non avere in tasca neppure un centesimo, Alessandro aveva troppa fame per rifiutare. Al conto ci avrebbe pensato in un secondo momento.

''D'accordo'' accettò annuendo. ''Prendo il menù completo''

Il cervo antropomorfo sorrise.

''Subito''. E batté le mani due volte in rapida successione.

Per la seconda volta si sentì un gran baccano di pentole che cadevano, piatti fracassati, oltre a numerosi schiamazzi di gatti impegnati ad azzuffarsi, ma già dopo pochi secondi il rumore cessò quasi del tutto, e nel soffitto sopra di loro venne aperta una botola.

Il gigantesco vassoio d'argento che piombò di schianto sul bancone proprio di fronte a lui fece sobbalzare Alessandro per la sorpresa, anche se si riprese praticamente subito non appena vide ciò che c'era sopra, ovvero un intero orso arrosto, cucinato a mo' di porchetta.

''Ed ecco qua la specialità della casa'' annunciò euforico il cervo-gestore, celato alla vista dall'altra parte del bancone. ''Orso allo spiedo''

Sbavando copiosamente in preda all'eccitazione Alessandro scattò in avanti, e appoggiate le mani sulla pelle unta e croccante dell'orso arrosto, si apprestò ad affondarci i denti. Stava già pregustando l'attimo in cui avrebbe sentito il sapore di carne grassa sulla lingua, quando un potentissimo boato squarciò il sogno e lui aprì gli occhi.

Il risveglio di Alessandro fu accompagnato da un lungo ed intenso brontolio, che non ebbe alcuna difficoltà ad identificare come il solito lamento proveniente dal suo stomaco. Aveva fame e questa volta la faccenda era seria. L'ultima volta che si era sentito così aveva spezzato il polso a qualcuno.

Mordendosi il labbro in preda alla frustrazione sollevò la testa, sporgendosi fuori dal futon. Pioveva a dirotto, e le gocce di pioggia picchiettavano contro il vetro dalla finestra che aveva di fronte. Un fulmine illuminò la notte, per poi essere seguito a brevissima distanza dal rombo di un tuono, tuttavia, Marco non parve accorgersi di nulla, e continuò a dormire sereno nel letto addossato alla parete.

Alessandro cercò di riprendere sonno chiudendo gli occhi, ma già dopo qualche secondo gli fu chiaro che non avesse alcuna chance. Approfittando del suono di un antifurto in lontananza, si sfilò di dosso le coperte e abbandonò il futon.

KAMA - Volume PrimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora