Capitolo 57 - Passato e futuro

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Fremendo di rabbia e imbarazzo, Alessandro cercò subito di rimediare all'incidente, ma Campbell fu più rapido. Con tempismo impeccabile rimise in piedi bottiglie, bicchieri e asciugò l'acqua in eccesso col proprio tovagliolo, per poi raccogliere le posate scivolate a terra a causa dell'urto.

Aveva appena recuperato una forchetta sporca di sugo dal pavimento, quando ricominciò ad asciugare le ultime gocce residue ancora presenti sulla tovaglia, apparentemente ignaro di ciò che stesse passando per la testa del suo commensale.

Alessandro dubitava di potersi sentire più a disagio.

''Non preoccuparti per il tavolo'' lo rassicurò Campbell in tono conciliante, senza incrociare il suo sguardo, ''ci penso io''

Imbarazzato più che mai Alessandro allontanò le mani, rivelando così i due grossi buchi coperti dal tessuto spiegazzato.

''Scusa'' disse contrito, ''non volevo''

Campbell appoggiò il tovagliolo ormai fradicio accanto al piatto e sorrise.

''Sciocchezze facilmente risolvibili'' commentò gioviale.

Gli rivolse un'occhiata allusiva.

''A differenza di altre''

Colto di sorpresa da quella stilettata, Alessandro si sentì avvampare.

''Sono anni che quel pazzo spara minacce a vuoto'' gli ricordò in tono esasperato. ''Lo sanno tutti che i suoi missili non arriveranno mai a colpire gli Stati Uniti. Verrebbero distrutti molto prima''. Accennò un sorriso. ''Quindi il problema non si pone''

''Ti faccio notare che Seoul non si trova in California'' replicò Campbell tranquillo.

La fronte si Alessandro si riempì di rughe.

''Che c'entra adesso Seoul?'' chiese stizzito. ''Credevo di aver capito che tutti mi considerassero una pedina di Walker''

''Dipende a chi lo chiedi'' precisò Campbell con semplicità.

''Come sarebbe a dire?''

''Definiamola libera interpretazione'' rispose Campbell, agitando la mano in un gesto significativo, ''a seconda delle convenienze''

''Non si può attribuirmi una nazionalità a caso solo perché fa comodo!'' sbottò Alessandro. ''Mica sono diventato apolide per niente!''

Campbell si fece improvvisamente cupo.

''Sei davvero convinto che ad un regime che ha costretto il proprio popolo nella miseria più nera per ottant'anni gliene importi qualcosa della verità?''. Inclinò la testa di lato ''O della giustizia?'' chiese glaciale.

Anche se moriva dalla voglia di farlo, ad Alessandro non venne in mente nulla con cui ribattere e perciò se ne rimase zitto. Campbell proseguì.

''Se Chung muore i suoi generali non sprecheranno mai delle testate indirizzandole verso un bersaglio irraggiungibile, ma si vendicheranno sul loro nemico di sempre'' gli spiegò in tono pacato. ''E lo stesso discorso vale se disgraziatamente decidessi di colpire Pakistan o Iran. A rimetterci sarebbero India e Israele. È un dato di fatto. Non si scappa da questa cosa''

Alessandro digrignò i denti.

''Distruggere per il gusto di farlo?'' domandò scandalizzato.

''Muoia Sansone con tutti i filistei'' precisò Campbell, ''sbarazzati di noi e prima di andarcene faremo in modo di trascinarci dietro tutti coloro che riteniamo meritevoli del nostro odio''. Scosse mestamente la testa. ''Non usare la razionalità per prevedere il comportamento di chi non lo è. Pochi lo sono davvero a mente fredda e pressoché nessuno quando si trova con le spalle al muro''

KAMA - Volume PrimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora