Capitolo 41 - Semplice fortuna

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Intanto che Jamal si trasferiva ad un tavolino sgombro per iniziare l'indagine, Kama cominciò a vagare per la sala. Per una decina di minuti rimase sul bracciolo del divano a guardare l'amichevole tra Marocco e Costa Rica che davano alla tv, ma quando dai corpi dei soldati cominciò a levarsi un odore mefitico preferì allontanarsi.

Dopo qualche giro a vuoto si fermò davanti ad una delle foto incorniciate che stavano appese alle pareti e la scrutò con interesse. Si trattava di un'immagine in bianco e nero raffigurante un faro dalle pareti di pietra, sopra cui sventolava una bandiera tricolore. La targhetta sotto la cornice riportava due scritte, una in inglese e l'altra in italiano.

Shabeel Qalin - Faro "Vittoria" - 1932

Con la coda dell'occhio Jamal sbirciò Kama mentre era ancora intento ad osservare la foto, ma poco prima che voltasse la testa nella sua direzione il ragazzo riprese a concentrarsi sullo Smartphone. Nonostante stesse cercando di concentrarsi sul lavoro, non riusciva proprio a togliersi dalla testa i molti dubbi a cui non era stato in grado di dare una risposta soddisfacente.

Come aveva fatto quell'uomo ad uccidere dodici soldati senza alcun aiuto? Davvero poteva credere seriamente alla storia che gli aveva raccontato?

Anche irrompendo nella stanza sparando con precisione chirurgica, era matematicamente impossibile riuscire ad eliminare così tanti bersagli senza che almeno quattro o cinque di questi reagissero.

E comunque, persino prendendo per buono quel racconto, perché mai non aveva sentito alcun rumore? Dodici morti significava dodici spari, ma durante l'interrogatorio non ne aveva udito nemmeno uno.

Che Kama avesse un silenziatore con sé? Eppure, la pistola che teneva infilata nella fondina non sembrava averlo. Forse l'aveva tolto. Ma allora perché, quando aveva ucciso Idris, non aveva sentito nulla?

Inoltre, anche con un silenziatore montato sopra, da quella distanza il rumore si sarebbe dovuto sentire perfettamente. Che la paura e lo shock gli avessero giocato un brutto scherzo, facendolo diventare temporaneamente sordo?

''Hai sentito?''

La domanda di Kama colse Jamal alla sprovvista.

''Cosa?'' chiese preoccupato rialzando lo sguardo dal display.

''Il corridoio'' rispose Kama, rivolgendo un cenno del capo verso la porta spalancata. ''Mi sembrava di aver sentito un rumore venire da lì''

Jamal spostò lo sguardo da Kama alla soglia deserta, ma anche dopo che ebbe teso l'orecchio l'unico suono che riuscì a captare fu la voce del commentatore sportivo in televisione. Dal corridoio non sembrava provenire nient'altro che il debole fruscio dell'aria condizionata.

''Io non ho sentito niente'' disse scuotendo la testa. ''Forse è stata tv''

A dispetto di quella rassicurazione però, lo sguardo di Kama continuò a restare puntato sull'uscita. I suoi occhi intrisi di sospetto si ridussero a fessure. Ormai sembrava sul punto di muovere un passo verso la porta quando un altro rumore distolse la sua attenzione, e questa volta anche Jamal lo sentì bene. Una macchina stava avanzando lungo la strada fuori dall'hotel.

Atterrito da quel suono molto di più di quanto lo fosse il suo salvatore, Jamal si alzò subito dalla sedia e corse alla finestra che dava sul cortile esterno. Alla vista di quel che scorsero i suoi occhi non appena ebbe scostato le tende, ogni muscolo del corpo gli fu attraversato da un brivido freddo. Era come se la temperatura nella stanza fosse calata bruscamente di almeno dieci gradi.

''No, no, no, no'' sussurrò in preda al panico.

Quando anche Kama lo raggiunse per controllare di persona, vide due grosse camionette militari che attraversavano la strada illuminata dai lampioni, per poi svoltare all'interno del cortile. Quella di destra fu la prima a parcheggiare, e una volta che l'autista ebbe spento il motore, le portiere si spalancarono, permettendo ad otto soldati armati di scendere a terra.

KAMA - Volume PrimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora