CAPITOLO 7: NUOVE SCOPERTE O ALTRI MISTERI?

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«Quindi mi stai dicendo che il sindaco è coinvolto in tutto questo?» domandò Austin.

«Non lo so, ma so che, secondo il tizio del bar, il sindaco ha comprato l'attività di suo fratello, casualmente poco dopo la sua morte. E se fosse che l'ha ucciso lui?» domandai.

«Il sindaco ha ucciso suo fratello? Perché mai dovrebbe?» domandò Jessie.

«Il sindaco non mi è mai stato simpatico, ma questo non vuol dire che debba per forza essere lui l'assassino!» replicò Marylin.

«E il sangue e la giacchetta di Aurora dentro una sua proprietà come le spieghi?» le chiesi.

«Come siamo riusciti ad entrare noi dentro a Roseville, anche qualcun altro avrebbe potuto farlo. Non credete che stiamo viaggiando troppo velocemente e dando colpe a chi non siamo sicuri ne abbia?» disse, un po' innervosita dal discorso.

«Non ha torto Marylin» disse Jessie «Non abbiamo abbastanza prove per poter dare la colpa a qualcuno. Dobbiamo concentrarci sulla ricerca di prove e indizi per sbloccare questa situazione».

«Ok, io dico di tornare a Roseville. Possiamo farlo anche domani mattina. Ci muoviamo in bici, in modo tale da non destare sospetti» dissi, dando appuntamento la mattina successiva alle nove davanti la chiesa.

Quei giorni di metà settembre sembravano infiniti. Chi andava a scuola sapeva che ormai aveva le ore contate prima di dover riprendere a studiare. Io non sapevo cosa fare, se prendermi un anno sabbatico o se continuare sapendo di non riuscire a dedicare tutte le energie necessarie per non sprecare tempo e denaro.

Ero convinto che ormai la mia carriera scolastica fosse arrivata alla fine, nonostante non avessi concluso il percorso previsto dal mio college. Il piano per la mia vita era di lasciare il college, trovarmi un lavoro e entro uno o due anni andare a vivere da solo ... o meglio, con Marylin. Non gliene avevo mai parlato, non ne avevo mai discusso perché ancora non ero certo che mi amasse. Ma dopo quella sera davanti casa sua, sdraiati sull'erba vicino al parco giochi e alla famosa altalena, tutto per me era cambiato. E intendo in positivo! Non fraintendetemi.

Quella sera ormai era durata anche troppo, quindi tornai a casa dopo aver accompagnato Marylin alla sua.

Il sindaco tornò, ma subito riuscì a sorprenderci tutti. E con tutti intendo tutta la cittadina di Burnville. Appena tornò dal suo viaggio verso chissà dove esattamente, dichiarò il coprifuoco alle diciotto e il divieto di uscire di casa se non per lavoro e con una certificazione firmata dal proprio datore di lavoro.

Subito ci fu sgomento e sorpresa. C'era chi pensò ad un'epidemia, chi invece ad un golpe, ma io pensai invece che tutto questo altro non era che una copertura per i suoi loschi affari. Dovevo solo trovare il modo di avere delle prove della sua colpevolezza sia nel caso Beasly che nel giro di malavita che rovinava la bellissima Burnville.

Il giorno del ritorno a Roseville non fu facile organizzare la gita, dovevamo accordarci sul come arrivare senza farci beccare dai militari che vigilavano per le strade. Sicuramente dovevamo prendere strade secondarie, poco frequentate, per arrivare a destinazione senza problemi.

Quel giorno il tempo fu dalla nostra parte. Era grigio, presagiva pioggia e noi non potevamo che gioire di ciò. Con la pioggia i controlli sarebbero stati più difficili e questo voleva dire per noi via libera.

Ci demmo appuntamento alle dieci del mattino davanti la chiesa, come al solito.

«Mamma io esco!» gridai.

«Dove vai che se ti beccano ti portano in galera?» rispose dall'altra parte della stanza.

Casa nostra era bella, davvero. Una tipica villetta americana, a tre piani: piano terra, taverna e piano superiore.

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