Capitolo 3

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Ogni nuova avventura comincia con un passo nel buio.
-unknown-

Adrian
<Secondo voi farà la cartomante anche lei?> ci chiede Bastian, seduto ancora con noi. Scuoto la testa ancora imbambolato.
<Ho sentito che Gustav voleva nuovi numeri... più audaci> risponde Axel, mimando le virgolette con le dita.
<Del tipo?> mi giro completamente verso di lui, sentendomi punto nel vivo. Sono sempre stato io quello a spingere al massimo per gli azzardi sui numeri.
<Non lo so, probabilmente qualcosa con le tigri, il vecchio Ryder sembra in difficoltà con le novità e Gustav non ne sembra entusiasta> annuisco e torno a guardare verso la nuova arrivata, ma non trovo nulla solo Celia e Lilian che parlano tra loro. In un attimo, la vedo camminare verso di noi con passo leggero, disinvolta.
<Salve a tutti e tre, mi hanno detto che siete voi gli acrobati> dice con voce morbida ma decisa.
<Benvenuta tra noi Thaline, io sono Bastian lui è Axel e lui è il nostro capitano...> si interrompe, guardandomi.
<Adrian, piacere di conoscerti> completo io semplicemente.
<Allora Thaline cosa sai fare? Trucchi di magia? Leggere il futuro negli occhi dei tuoi clienti?> Axel cerca di sdrammatizzare il momento di tensione che di è venuto a creare, riuscendo nella sua impresa, come sempre.
Thaline scuote la testa, ridendo. <No, niente di tutto ciò. Mi occupo di animali di grandi taglie: leoni, tigri, elefanti e molti altri> ci risponde fissando con sguardo divertito sia me che Axel.
<Oh> esclamo sorpreso io.
<Prima alle gabbie sapevo esattamente cosa stavo facendo se ve lo state chiedendo, però grazie per aver cercato di salvarmi> continua lei con ilarità crescente.
<Gustav ha pensato che potessi dare una svolta ai numeri di Ryder inserendo qualche acrobazia e mi ha detto di chiedere a te per studiarne alcune o per eventuali numeri di coppia. Il povero Ryder morirebbe a stare in piedi su una sedia figuriamoci sospeso in aria> mi indica e io ancora a bocca aperta per lo sconcerto, annuisco.
<Domani alle prime luci dell'alba, fatti trovare davanti al tendone> mi fa un cenno affermativo, saluta i miei due compagni e ci da le spalle andando dal gruppo in cui era prima.
<Gustav è probabilmente impazzito, ma è un'idea geniale cazzo> Bastian sembra entusiasta di questa novità, io invece sono scettico su ogni punto. Thaline avrà anche il fisico dell'artista ma non mi sembra una abituata a questo genere di cose, anzi tutt'altro. Ha un portamento elegante e sicuro, leggero ma deciso, così come la sua voce. Non mi sembra abituata agli sforzi fisici. Axel sembra notare la mia espressione corrucciata, tant'è che mi mette una mano sulla spalla come piccolo gesto di conforto.
<Forse ci sorprenderà> mi dice lui, sempre pronto a dare il beneficio del dubbio. <Non giudicare un libro dalla copertina, no?> Sospiro cercando di liberarmi dai miei pensieri e di tornare al mio solito comportamento.
<Vedremo domani. Io sono stanco Shakespeare, vado a letto> mi alzo saluto entrambi e mi avvio verso il mio carro. Sono uno dei pochi nella compagnia ad avere un carro tutto per se, Bastian e Axel lo condividono con Jack, mentre Celia e Lilian stanno con Elara, una delle gemelle contorsioniste.
Elysia, invece divide il carro con Emeric, il suo ragazzo.

Quando arrivo al mio carro lo vedo in penombra, illuminato solamente dalle lampade degli alberi vicini e dalle luci che qualcuno si è preso la briga di installare quando siamo arrivati qui. All'interno è arredato in maniera funzionale ma accogliente. Il legno scuro delle pareti è rivestito con tende di velluto blu notte, mentre il pavimento è coperto da un tappeto di varie tonalità di azzurro, al centro del quale si trova uno stemma dorato raffigurante una spada intrecciata ad una rosa bianca, ormai rovinato dal tempo. Il mio letto, situato nell'angolo più lontano, è coperto da un lenzuolo leggero. Sul comodino accanto ci sono una lampada a petrolio e svariati libri impolverati su vecchi artisti. Ai piedi del letto c'è il mio baule stracolmo di abiti da scena e oggetti che potrebbero servire per gli spettacoli. Sulla parete parete di fronte al letto, un grande specchio con una cornice dorata riflette l'ambiente, lasciando intravedere il tavolo, accostato alla parete opposta, ingombro di appunti su varie migliorie da fare ai nostri numeri. 

Mi siedo sulla sedia davanti al tavolo, che scricchiola sotto il mio peso, e cerco di rilassarmi mentre rifletto sugli eventi della giornata. I miei pensieri tornano all'allenamento con Thaline. Non so per quanto tempo possa sostenere un mio allenamento, non so cosa conosce e cosa no. Un salto nel buio in pratica. A peggiorare le cose c'è anche quel suo fisico minuto che non sembra poter sostenere grandi sforzi. Sembra una principessa più che un'acrobata.

Poi c'è la figura misteriosa che ho visto all'ingresso del tendono. All'inizio pensavo fosse solo una distrazione visiva, una presenza fugace nel mio campo visivo. Ma il ricordo di quel contorno indistinto e quasi etereo mi inquieta. Era come se quella figura fosse in parte reale e in parte ombra.

Mi sforzo di mettere da parte i miei pensieri, ma i dubbi continuano ad affiorare come onde che si infrangono sulla riva. La mente è un turbine di incertezze e preoccupazione che non riesco a placare. Alla fine decido di andare al catino vicino alla porta e mi sciacquo velocemente il viso con l'acqua fredda. Il contatto con l'acqua mi fa rabbrividire, ma riesce a darmi una sensazione di freschezza e a schiarire almeno in parte la mente. Osservo per un attimo il mio riflesso nell'acqua, che sembra essersi scurita sul fondo e pare richiamarmi a se come se fosse un'entità viva, scuoto la testa per sbarazzarmi di quest'impressione; e quando riapro gli occhi vedo solo i segni della stanchezza sul mio volto. Il peso di questa giornata inizia a fare brutti scherzi.

Perciò, apro la piccola dispensa in legno, che emette un leggero scricchiolio, e prendo qualcosa da mettere sotto i denti: un pezzo di pane raffermo e un po' di formaggio avvolto in un panno. Devo decisamente comprare qualcosa; intanto mi accontento di questo e mi siedo al tavolo. Il pane è duro e secco, ma il formaggio ha un sapore deciso e confortante. Mastico lentamente cercando di assaporare ogni boccone mentre rifletto nuovamente sulla serata appena trascorsa.

Dopo uno spettacolo sono sempre affamato, quasi fosse un rituale per scaricare l'adrenalina e ritrovare un po' di equilibrio. Il gusto del formaggio di mescola ai ricordi delle luci, degli applausi e dei volti del pubblico. Ripenso a ogni dettaglio, cercando di capire cosa posso migliorare e cambiare, mentre il silenzio della notte avvolge il carro e tutto sembra più distante.

Quando la musica e le risate della piccola festa che si stava svolgendo al centro del campo cominciano a svanire, decido di mettermi a letto. Rimuovo gli abiti di scena, ancora intrisi di polvere ed energia, e indosso una semplice camicia bianca che mi avvolge in una gradevole sensazione di freschezza. Chiudo la piccola finestrella e con gesto automatico, scosto il lenzuolo e mi stendo sul letto, sentendo il tessuto morbido accarezzarmi la pelle. Mi lascio avvolgere dalla tranquillità della stanza pensando per un'ultima volta alla nuova sfida dell'indomani.

L'erede degli AbissiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora