Capitolo 6

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L'inferno è vuoto, e tutti i diavoli sono qui
-William Shakespeare-

Adrian
Alberi imponenti si ergono attorno al sentiero che stiamo seguendo, così stretto da costringerci a viaggiare in fila indiana. Gli ultimi raggi del sole filtrano dai rami, disegnando lunghe ombre alle spalle dei tronchi e illuminando appena il nostro cammino. Bastian mi precede, mentre Axel chiude la fila. Ancora più avanti, il carro delle nostre amiche procede silenzioso. Ci disponiamo sempre in quest'ordine ,pronti a reagire in caso di pericoli, così da poterci proteggere a vicenda. L'aria è ancora calda, ma meno opprimente rispetto a prima. Più ci avviciniamo a Novaterra più la temperatura inizia a calare, anche se manca ancora un po' a Nix.

Si dice che Novaterra sia tanto spettacolare quanto pericolosa. C'è una leggenda che Axel adora, e ogni volta che siamo in viaggio non manca di raccontarla a tutti. Non l'ho mai presa sul serio, pensando che siano solo storie inventate, ma in quest'atmosfera cupa, mi trovo quasi pronto a ricredermi. Stranamente, nessuno parla. Avanziamo in un silenzio rigido , come se anche gli altri avessero percepito qualcosa. Di solito il nostro passaggio è accompagnato da risate, canti e ogni sorta di chiasso, ma ora, l'aria sembra trattenere ogni suono.

<Ragazzi? Ci siete ancora?> La voce forte di Bastian mi riscuote dal torpore in cui ero precipitato.
<Si, ci siamo> rispondiamo all'unisono io e Axel.
<Anche noi ci siamo se vi fa piacere> si aggiunge anche la voce di Celia alle nostre, strappandomi un sorriso.
<Ve lo stavo giusto chiedendo> le risponde Bastian.
<Ne siamo felici> continua lei sarcastica. Sento dietro di me Axel ridacchiare.
<Sapete tra quanto usciamo da questa foresta? Sono ore che non si vede uno spazio aperto, mi sto stufando di questi alberi> dico io interrogando gli altri.
<Gustav aveva detto che non ci sarebbero volute più di cinque o sei ore, tra poco dovremmo sbucare in una radura> Mi risponde Celia da lontano, a queste parole il mio umore si solleva. Non voglio passare la notte accampato qui.

<Ma sapete dove ci troviamo?> chiede Axel, con voce riverberante.

<No, ma immagino che ci illuminerai tu, amico> aggiunge Bastian.

<Questa è la foresta di Lacrime> inizia Axel, mentre un brivido mi percorreva la schiena, conosco già questa storia. <Se salissimo abbastanza in alto, potremmo vedere che le punte degli alberi sono azzurine. Si dice che, mille anni fa, i troni delle varie nazioni fossero occupati da sovrani immortali dotati di poteri magici. I regni prosperavano e si aiutavano a vicenda, finché i sovrani, stanchi del loro dominio, passarono il trono ai propri figli. Questi ultimi, avendo avuto molto tempo per riflettere e progettare,non apportarono cambiamenti significativi, eccetto uno: Lyrion. Da giovane, ebbe diversi scontri con Aelric, il principe di un regno vicino, e desiderava vendicarsi appropriandosi del suo territorio. Molti pensano che abbia eliminato suo fratello e sua sorella per salire al trono. Era testardo e spietato. Prima di poter attaccare Aelric, però, fu esiliato giù negli abissi dagli Dei e scomparve dalle cronache. Fu sostituito da sua sorella minore, Brienne. A quanto pare minore solo per l'età perché ebbe l'idea di stringere un patto con gli Dei, decidendo insieme agli altri sovrani, di poter conservare i suoi poteri dopo la morte e nasconderli in questa foresta, cosicché solo il può valoroso tra i suoi successori potesse riuscire a conquistarli e regnare. Gli Dei, contro ogni prospetto, accettarono. Con il passare degli anni e la morte dei regnanti, i loro poteri furono custoditi, ma pochi riuscirono a recuperarli, fino a quando la magia non scomparve completamente dal nostro regno. O almeno, così si crede. Alcuni pensano che ci sia ancora magia nascosta qua e la.> Questa leggenda mi metteva sempre la pelle d'oca e il silenzio, che segui la narrazione di Axel, non fece che acuirla ancora di più.

<Allora perché si chiama Foresta di Lacrime? La leggenda non lo spiega?> chiese Celia, rompendo il silenzio.

<Si chiama così perché, quando gli Dei nascosero i poteri dei sovrani, trasformarono la foresta, cambiandone la natura stessa. Non tutti gli eredi erano saggi e razionali; molti erano impulsivi e sconsiderati. Alla fine, la ricerca della magia si trasformò in una lotta brutale per il potere, un conflitto tra chi voleva dimostrare di essere il più forte. Molti perirono in queste battaglie, e i loro predecessori, vedendo la rovina che ne derivava, piansero questa guerra, tingendo le cime degli alberi di un azzurro malinconico.> Axel fece una pausa, guardando in alto tra i rami che sembravano quasi muoversi sotto il peso di quel ricordo.

<Ancora oggi, coloro che non sono riusciti a riconquistare i poteri della loro famiglia mandano qui i propri figli o nipoti, anno dopo anno, durante i quindici giorni a metà di Nix. E ogni anno la foresta cambia, s'incupisce, come se assorbisse il dolore e la disperazione di chi vi entra in cerca di riscatto ma non ne esce più>

Adesso si che ho i brividi ovunque. Sono sorpreso di non vedere cadaveri in putrefazione in giro.

<Axel, per tutti gli Dei, la prossima volta aspetta che usciamo da un luogo inquietante prima di raccontarne la storia, ancora più inquietante> afferma Celia, più avanti.
<Stavolta le do ragione> si aggiunge Bastian. Concordo con loro, sentirla intorno al fuoco da campo non è come sentirla qui in mezzo.

Il vento leggero che fa frusciare le foglie, fa sembrare che la foresta respiri. Quasi come se fosse sollevata che qualcuno ricordi la sua lugubre storia. Il sole ormai è quasi del tutto tramontato, a farci luce abbiamo solo le lanterne legate alle estremità dei nostri carri. Pensavo che a questo punto la foresta sarebbe apparsa come una trappola vivente, invece no. Le luci della nostra carovana fanno sembrare l'ambiente quasi accogliente, come se per un attimo la foresta abbia dimenticato tutto il suo passato. Oppure è solo perché stiamo pian piano uscendo da essa. Gli alberi iniziano a diminuire fino a quando non diventano sempre più radi. Alla fine quando la luna sta iniziando la sua ascesa in cielo arriviamo in una radura appena fuori la foresta, che sembra averci salutato con un ultimo alito di vento.

Dopo ore e ore, finalmente, scendiamo dai carri. Ho le gambe indolenzite per il poco movimento. Do qualche zolletta di zucchero a Brisax e al suo compagno e raggiungo i miei amici.

<Non vedo l'ora di arrivare, bellissimo riposarsi ma non sono una a cui piace la calma> dice Celia come saluto.
<Concordo con te> le fa eco Thaline, mentre si piega a toccare le punte dei piedi, cercando di distendere i muscoli.
<Io invece mi sdraierei qui, senza neanche un cencio> commenta Bastian, stiracchiandosi prima verso destra,poi verso sinistra.

<Montiamo le tende?> mi chiede, Axel accanto a me. Scuoto la testa.

<No, sistemiamo i carri vicini e ci dormiamo dentro> Quella storia mi ha davvero inquietato. Alla fine, organizziamo i carri a formare una sorta di triangolo, con tutte le entrate vicine tra loro. Al centro abbiamo accesso un piccolo fuoco per scaldarci.

<Abbiamo un problema ragazzi> annuncia Lilian, interrompendo la quiete che si era creata.
<Quale problema?> le chiedo, voltandomi verso di lei.
<Non abbiamo abbastanza spazio, voi avete un posto in più?> Era ovvio: io dormivo da solo e i ragazzi anche, visto che Jack questi giorni è andato insieme a Ryder, per controllare la situazione avanti.
<Si, puoi sistemarti nel mio carro, non è un problema> rispondo con noncuranza.
<Oh, no non è per me. É per Thaline>specifica Lilian. Mi giro verso Thaline, che è comparsa alle spalle dell'altra ragazza, incrociando il suo sguardo e annuendo.
<Fa lo stesso, non cambia nulla per me>

L'erede degli AbissiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora