Capitolo 5

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Le persone non temono le novità, ma di perdere ciò a cui sono abituate
-Dostoevskij-

Adrian
Mi incammino per tornare indietro al campo, continuando ad accarezzare Brisax che mi segue ormai quasi completamente calma. Devo trovare assolutamente Vadim, il nostro veterinario.

Quando finalmente le prime sagome delle carrozze e delle tende mezze smontate si delineano all'orizzonte, un senso di sollievo mi travolge. Sento un lungo sospiro sfuggirmi dalle labbra, seguito da un'ondata di brividi che mi percorre le braccia, come se l'ansia accumulata cercasse un'ultima volta di farsi sentire. Mi rendo conto di essere stato  sopraffatto dalle emozioni; il calore che ora mi avvolge sembra strano, quasi innaturale. L'aria, che prima era pesante e opprimente, ora papere più leggera, come se una minaccia invisibile si fosse allontanata. È difficile da spiegare, ma è come se prima una cortina oscura, pronta a calare su di noi, si fosse improvvisamente sollevata, lasciando spazio a un torpore sottile che pian piano si diffonde, attenuando il senso di oppressione precedente.

Arriviamo alle spalle della mia carrozza e svoltiamo a destra per arrivare più velocemente alle stalle. Sorpassiamo diversi operai impegnati a smontare tende e artisti che raccolgono tutto ciò che deve essere ancora caricato sui carri. Fortunatamente non devo neanche fare un passo in più, verso quello che prima doveva essere l'interno delle stalle, che ne vedo emergere Vadim, sporco e sudato.
<Ehi> mi fa un cenno di saluto e mi avverte che i cavalli saranno sellati e preparati di li a poco. Gli racconto ciò che è successo in riva al fiume mentre mi guarda con aria interrogativa e si avvicina a Brisax dandole una zolletta di zucchero e passandole una mano sul muso scuro.
<La sua pelle si è riscaldata, ma gli darò un'occhiata per essere sicuri che sia tutto apposto, portala dentro> faccio come mi dice mentre lui va a lavarsi alla meglio le mani. Entriamo nel piccolo edificio e sento la paglia fremere sotto il nostro peso. La faccio entrare nel box, aprendole il cancellato, che emette uno scricchiolio inquietante. Pochi minuti dopo rientra Vadim; vedendo Brisax tranquilla, si avvicina le tasta nuovamente il muso non trovando nulla di strano così prosegue ascoltandole cuore e polmoni.
<Non sembra esserci nulla di strano Adrian, si sarà solo spaventata o sarà stata troppo tempo nell'acqua> mi dice dandole una pacca sulla schiena e raggiungendo la porta.
<E stai tranquillo può affrontare tranquillamente la traversata> annuisco distrattamente mentre la fisso e lui esce dal box; effettivamente non la vedo più agitata e se Vadim ha detto che sta bene allora è così. Non ha mai sbagliato. Uscendo la lascio nelle mani di alcuni stallieri per farla preparare.

Il tendone è stato completamente smontato e caricato sul catto apposito; al suo posto trovo solo Axel e Bastian che raccattano le attrezzature, di Thaline neanche l'ombra. Mi avvicino a loro, cercando di scrollarmi di dosso la rabbia che sento crescere dentro. Non è rimasta neanche a dare una mano. Axel mi lancia un'occhiata di sfuggita, impegnato a legare saldamente una cassa di attrezzi.

<Dov'è andata?> chiedo, cercando di mantenere la calma.
<Non essere sempre così sospettoso> mi risponde Axel.
<E incazzato> segue Bastian. Sbuffo sonoramente affrettandomi ad aiutarlo con il baule che ha tra le mani.
<Ogni volta che arriva qualcuno di nuovo tu sei nervoso> afferma Axel.
<Non è vero> ribatto infastidito.
<E stavolta è anche peggio e non sono passati neanche due giorni, Adrian, rilassati un po'> continua Bastian, come se non avessi parlato.
<Hai paura che possa essere migliore di te? Gustav non ti sbatterà fuori solo perché una donna ti ha battuto>
<Non è successo e non succederà> rispondo tra i denti.
<Allora rilassati e dicci che ci farai il culo per preparare il nuovo numero per la festa di Veranil> sorrido a quest'affermazione uscita proprio da lui.
<Tu non preoccuparti> ribatto <Sono solo sorpreso, a voi non sembra strano che abbia preso qualcuno l'ultima sera? Non lo fa mai> mi guardano entrambi e dopo un momento scuotono la testa.
<Tu, tu sei arrivato l'ultimo giorno, potreste essere due eccezioni ma non ci vediamo niente di strano> Non ricordavo questo particolare, ma Axel a quanto pare si.
<Al massimo siamo entusiasti Adrian, l'ultima volta è stato un successo, noi siamo diventati quello che siamo con il tempo magari andrà sempre meglio grazie a lei> Sbatto gli occhi varie volte prima di annuire e girarmi dall'altra parte per prendere un'altra cassa. Dietro di me Bastian si raddrizza e posso solo immaginare che si stia passando una mano tra i capelli sudati mentre mi dice con quell'aria da finto saccente che odio: <Comunque l'ho vista dirigersi verso il carro della cucina, starà aiutando Elara con gli ultimi preparativi e la cena> Faccio un cenno di assenso appoggiando l'ennesima cassa sul carro e lasciando che Axel la assicurasse; nel mentre mi prendo un momento per riflettere sulle parole di Bastian. Cerco di scacciare la sensazione di disagio che mi attanaglia, ma non è facile.
<Allora ti fidi o no?> Mi provoca Axel con un sorriso beffardo mentre tira l'ultimo modo.
<Non è questione di fiducia> rispondo, cercando di mantenere la voce ferma. <È solo che... non la conosco, tutto qui> che idiozia, nessuno la conosce qui. Bastian ride sommessamente, piegandosi a prendere una delle ultime casse.
<Ecco, è proprio quello il punto. Non conosciamo mai veramente nessuno finché non passiamo del tempo con loro. Magari Thaline sarà proprio quella che ci farà fare il salto di qualità, chi lo sa?> Sbuffo, cercando di nascondere il mio nervosissimo. <Non so,ragazzi.  Questa storia è arrivata troppo in fretta.> Axel mi si avvicina e appoggia una mano sulla mia spalla. <Lo capiamo. È solo che...Novaterra non è proprio dietro l'angolo e tu sei uno dei pezzi grossi qui in mezzo se gli altri vedono che non ti fidi e iniziano a sospettare che ci sia qualcosa che non va sarà un disastro. Dobbiamo fidarci come ci siamo sempre fidati l'uno dell'altro, stavolta include anche Thaline. Abbiamo affrontato di peggio, no?>
Fisso il terreno, le parole di Axel mi risuonano nella mente. Si, abbiamo affrontato situazioni complicate, eppure ogni volta c'è stata questa stessa paura, questa stessa ansia. Forse è solo il timore del cambiamento, la paura che qualcosa possa andare storto proprio quando ci sembra di avere tutto sotto controllo.
<Va bene> dico infine, alzando lo sguardo verso di loro. <Mi rilasserò, come dite voi. Ma sappiate che se qualcosa va storto sarò il primo a dirvi "ve l'avevo detto">
Axel ride, un suono profondo che mi rassicura, mentre Bastian scuote la testa divertito.

Con il lavoro quasi finito, ci dirigiamo verso il carro della cucina. Intanto che ci avviciniamo sento il rumore familiare dei piatti e e il profumo del cibo che Elara sta preparando. Che gli Dei siano ringraziati per averci mandato quest'angelo dalle mani magiche. Mi fermo un istante, osservando la scena.

Thaline è li, come aveva detto Bastian, intenta a mescolare qualcosa in una grande pentola.
Parla tranquillamente con Elara, come se fosse già parte della nostra famiglia. Mi sorprendo ad osservare la fluidità dei suoi movimenti, la naturalezza con cui si è inserita nel nostro gruppo.

Axel mi da una spinta leggera sul braccio. <Vedi? Tutto sotto controllo. Andrà tutto bene> annuisco, anche se una parte di me rimane cauta. Mi avvicino al carro, cercando di scacciare gli ultimi dubbi. <Vedremo> dico piano, quasi a me stesso, mentre ci uniamo a loro.

<Quanto vi manca qui?> chiedo, cercando di non mostrare troppo interesse. Troppo interesse verso una persona in particolare. Vorrei poterle leggere nella mente così da capire tutto di lei. Ieri me ne sono andato presto, ma le storie che ho sentito oggi mi dicono che non mi sono perso niente. Thaline non ha detto molto di se, anzi ha solo raccontato in modo approssimativo da dove veniva.

<Non molto, Adrian, una decina di minuti e chiudiamo tutto> a rispondermi è Elara con il suo tono tranquillo, quello di chi non vorrebbe essere da nessun'altra parte.
<Cosa avete preparato?> Bastian si avvicina mettendo un dito nella pentola di Thaline, beccandosi un colpo di spugna in testa dalle sue spalle e un'occhiataccia da Thaline.
<Giù le mani farabutto> lo sgrida Celia parandosi tra lui e la pentola.
<Thaline è troppo buona per metterti al tuo posto> vedo un'espressione contrita da parte della sottoscritta e per poco non scoppio a ridere. Qualcosa mi dice che la prossima volta il poverino si ritroverà senza dito.
<È solo zuppa di manzo, se ci aiutate a metterla nei vari vasetti partiremo molto prima> Facciamo di metterci all'opera ma un altro strillo ci ferma e ci viene intimato di lavarci le mani prima. Eseguiamo l'ordine e ci mettiamo a lavoro. Creiamo una catena perfetta; io verso la zuppa, bastian mette i cucchiai e Axel chiude, mentre le ragazze mettono da parte le cose che hanno usato. In meno di 10 minuti è tutto pronto e sistemato.

Il sole sta calando lentamente, tingendo il cielo di sfumature arancioni e rosate.  L'aria è fresca e un leggero vento ci accompagna, quasi a volerci spingere verso la prossima destinazione.

Quando raggiungiamo il carro principale, Gustav è già li con quasi tutto il gruppo, distribuiamo la zuppa a tutti e ci sistemiamo ognuno sui propri carri o cavalli. Appena siamo tutti pronti a partire, Gustav fa scoccare le redini ed inizia muoversi seguito da noi alle sue spalle.

Con un ultimo sguardo al campo ormai vuoto, parto anche io sentendo il legno scricchiolare sotto i piedi. Il suono dei cavalli che sbuffano impazienti rompe il silenzio della sera, quando alla fine ci mettiamo tutti in marcia, lasciandoci alle spalle il campo e dirigendoci verso il nostro nuovo porto.

L'erede degli AbissiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora