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8 anni prima.

Jisung stava aspettando il suo amico davanti all'entrata del liceo. Minho stava impiegando più tempo del solito ed era una cosa strana, certo, arrivava sempre in ritardo ma quella volta lo era fin troppo.

Decise di aspettare ancora qualche minuto per sicurezza, non voleva lasciarlo da solo se fosse arrivato da lì a poco ma allo stesso tempo non voleva dover aspettare qualcuno che forse non si sarebbe presentato quel giorno. Quei minuti interminabili passarono e alla fine nessuno raggiunse Jisung quindi entrò senza aspettare più Minho.


Erano le 17 e Jisung aveva appena staccato da scuola, aveva fatto tardi a causa delle attività extra come il club di canto, in cui si era scritto all'inizio dell'anno. Minho invece era iscritto al club di danza.

Per pura curiosità il ragazzo decise che non si sarebbe diretto subito a casa, anzi, sarebbe passato dal suo amico per vedere come stava e chiedergli il perché avesse saltato un giorno di scuola.

Mentre camminava lungo la strada diretto verso la casa del maggiore, prese i suoi auricolari dalla tasca dei suoi pantaloni così da poter ascoltare un po' di musica durante il tragitto.

dalle casse delle sue cuffie iniziò ad uscire il suono della canzone. Ultimante Jisung era fissato con il testo di una canzone in particolare, non capiva il perché però apprezzava tantissimo la composizione. Aveva un ritmo lento e la cantate una voce calda, sembrava quasi una ninna nanna però triste.

Forse si rivedeva un po' troppo in quel testo dalle parole tristi e un ritmo dolce.

arrivò davanti alla casa del suo amico proprio nel momento in cui smise di ascoltare tutta la sua playlist, rimise quindi tutto nelle tasche e tenendo il suo zaino sulle spalle, si avvicinò al campanello suonando e aspettando che qualcuno della famiglia di Minho o proprio il ragazzo interessato, gli aprisse la porta.

passarono minuti e Jisung poteva solo sentire dei strani rumori all'interno di quell'abitazione, lamenti e forse urla. Preoccupato e con l'ansia addosso, suonò di nuovo il campanello ma questa volta la porta si aprì quasi immediatamente, mostrando davanti a lui la figura del suo amico.

Aveva una tuta grigia e una t-shirt dello stesso colore, i capelli neri cadevano davanti alla fronte e arrivavano poco davanti agli occhi, anch'essi scuri e cupi come se avesse affrontato una guerra persa, l'espressione della sconfitta dipinta su quel volto pallido e bianco come le mura di quella casa, lo rendeva privo di ogni dettaglio che ricordasse la vita ricordando però solo un cadavere. Minho aveva una faccia pallina e con smorfia di dolore si massaggiò la gamba.

era successo qualcosa e Jisung lo aveva capito.

"che ci fai qui?" chiese il ragazzo sull'uscio poggiato allo stipite della porta.

"posso entrare?" mugugnò con lo sguardo oltre le spalle del suo amico, vide passare suo padre e quando Minho si accorse che Jisung stava guardando oltre alla sua figura, socchiuse la porta non volendo che il più piccolo guardasse dentro la sua dimora.

"vattene via, ti prego. Ci vediamo domani, ok?" senza lasciare il tempo di rispondere al suo amico lì fuori, gli chiuse la porta in faccia tornando dentro.

perplesso Jisung, tornò sui suoi passi diretto questa volta verso casa sua, non era veramente sicuro di lasciare l'abitazione del suo amico e la preoccupazione era tanta e non riusciva a liberarsene, tuttavia Minho aveva una voce seria e significava solo una cosa, non avrebbe mai permesso a Jisung di entrare in casa sua, non in quel momento.

arrivato a casa, si diresse subito in camera sua buttandosi sul suo letto. Era stanchissimo voleva solo dormire fino al giorno dopo. Era risaputo quanto fosse pigro Jisung, per questo la sua camera era sempre in disordine, se non fosse stato per sua madre, avrebbe sicuramente vissuto in mezzo a tutto quel casino perché come diceva lui, quel casino per lui era l'ordine e senza quell'ordine, Jisung si sentiva spaesato come se non fosse veramente a casa sua nella sua camera a fare l'adolescente.

MESS IT UP : minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora