Capitolo 1-A fake normal life

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-A tutti coloro che nella vita fuggono da sè stessi, spero con tutto il mio cuore che possiate trovare qualcuno che vi fermi guardandovi negli occhi, che vi tenga stretti e tolga da voi l'idea di continuare a scappare in un mondo che non smette mai di girare, mentre al suo interno si scatenano tempeste.

Emery

«Hai il biglietto, vero?» Marc mi rivolge uno sguardo preoccupato e stanco, anche se non è il solo ad essersi svegliato presto per prendere il treno questa mattina, io gli rispondo sospirando e sbadigliando allo stesso tempo: «Sì Marc, tranquillo, è nella mia...oh no!» I suoi occhi si sgranano e mi fissano: «Cosa? Veramente?!» Smetto subito di far finta di cercare e lo guardo alzando le sopracciglia, poi con un piccolo sorriso gli mostro il biglietto che avevo attentamente conservato in tasca: «Eccolo qui, lo vedi?» Gli sventolo il pezzo di carta quasi sul naso, poi mi rivolgo alle sue iridi color nocciola che mi sgridano silenziosamente con uno sguardo di disapprovazione: «Emmy...Non è divertente, lo sai bene che è importante, questa potrebbe essere il tuo ultimo trasferimento. Le indagini stanno...» «Non mi importa più nulla delle indagini Marc: cinque anni che scappo e cinque anni che lui mi trova, non sarà l'ultimo trasferimento perché dovrò scappare per tutta la mia vita. Ora però vorrei solo pensare a divertirmi come tutti i ragazzi normali vorrebbero fare. Andrò alla Averdeen e come promesso non farò storie, sai che io vado ovunque tu mi porti.» Finendo di parlare, il volto di Marc si intenerisce ed io finisco per avere quegli occhi da cucciolo che alla fine lo hanno sempre conquistato e che sono sempre riusciti a spostare "quel discorso" in un'altra direzione. L'imponente figura del mio agente speciale personale si china verso di me sorridendomi, riesco a sentire il suo profumo di pino e mi intravedo nei riflessi dei suoi tondi e sottili occhiali che nascondono due enormi occhi da cerbiatto, i capelli ricci castani e la barba lo fanno sembrare ancor di più una brava persona: «Ti prometto che tutto questo finirà Emery, ma mentre aspettiamo, noi eseguiamo il protocollo come al solito, va bene?» Annuisco sorridendo, non posso farlo preoccupare ancor di più di quanto non lo sia già, seppur l'idea di andare alla Averdeen Academy non mi entusiasmi così tanto, devo almeno tentare di farmela piacere: «Semmai dovessi avere bisogno...» «Basta una telefonata ed io sono da te, mi trasferirò in una casa poco al di fuori della scuola, qualsiasi cosa possa succedere, arriverò in meno di cinque minuti. Sei al sicuro.» L'idea dell'avere Marc vicino e allo stesso tempo non accanto a me, mi spaventa e allo stesso tempo mi solleva, lui è sempre stato al mio fianco, ha rinunciato ad avere una famiglia per me, ma è comunque sempre riuscito ad assumere un ruolo di fratello nella mia vita, quindi ci definiamo come una famiglia, perché lo siamo dopotutto. «Promesso? Marc devi promettermi che tu ci sarai.» I miei occhi si arrossiscono e diventano lucidi, senza di lui non riuscirei veramente a vivere, lui è tutto ciò che mi è rimasto e che forse ho sempre avuto.

Tira un sospiro e si concentra su di me, posa le mani attorno alle mie braccia e mi parla apertamente: «Te lo prometto Emmy, qualsiasi cosa accada io ci sarò. Ho giurato di proteggerti mostriciattolo, come potrei lasciarti?» Ride passandomi una mano sulla nuca e scompigliandomi i capelli, abbasso il capo per toglierla e sulla mia bocca compare un sorriso.

In lontananza il fischio del treno risuona nella stazione accompagnata dalla voce robotica della ferrovia: "Attenzione: il treno delle ore 8:00, diretto alla stazione di Averdeen-Est, è in arrivo sul binario 3, allontanarsi dalla riga gialla." La stessa frase viene ripetuta altre quattro volte ed io e Marc iniziamo ad avviarci verso al terzo binario.

Dopo cinque minuti di lunga attesa, riesco a vedere proprio di fronte a me il treno, è a due piani e di un colore verde acceso. Guardandolo attentamente riesco a sentire il profumo dei freni appena oliati e mi specchio nei vetri lucidi, ma la mia attenzione si distoglie da quei piccoli particolari una volta dopo aver pensato al fatto che... questo treno potrebbe essere la mia possibilità per cambiare, per tornare ad essere finalmente una ragazza normale.
La voce di Marc mi sveglia da quel pensiero che fin da quando ero una bambina, si era trasformato in un sogno: «Pronta?» Inspiro così tanta aria da riempire totalmente i polmoni, per un secondo chiudo gli occhi e dopo, cercando di fingere un sorriso, esclamo: «Andiamo ad Averdeen.», Marc pone dietro di me una mano e l'appoggia sulla mia spalla destra, mi invita ad entrare e così faccio.

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