Capitolo 2- Caos

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Alistair

Il sorriso di Olive da lontano mi porta ad avvicinarmi verso di lei, la Limousine dalla quale è appena uscita si prepara a partire mentre ancora Hunter sta scendendo. Entrambi mi vedono e mi salutano sventolando in aria la mano, con un cenno della testa ricambio l'amichevole gesto e dopo pochi istanti le loro valigie sono sulla strada e sento le loro voci rivolgersi a me: «Allora Sun, che mi dici di nuovo?» Hunter mi tira un colpo alla spalla, che ricambio molto volentieri con più energia possibile. Lo vedo arretrare e allo stesso tempo cercare con lo sguardo un punto debole su cui ribattere. A fermarci è Olive che ci separa ridendo e avanzando per portare i suoi bagagli sul prato: «Non abbiamo neanche iniziato l'anno e subito vi prendete a cazzotti voi due. Mi farete sopravvivere almeno fino alla fine del semestre?» «Eddai Liv...» Dico scherzando e tendendo la testa verso di lei che si trova alle mie spalle: «Non mi vorrai dire che non ti diverti più a sgridarci... » Sospira ridendo e Hunter prosegue il discorso con la famosa e amata frase che continuiamo a ripeterle dalle elementari: «Sì mamma, non ti diverti più?» «Siete dei veri idioti, trattare l'unica ragazza che vi ha sempre sopportato in questo modo...vorrei dire che non è da voi ma mentirei.» Alle spalle mie e di Hunt ecco arrivare Mason, con quel suo sorriso a 360 gradi e una barretta energetica alla mano. Olive butta a terra gli zaini di Hunter che ha in mano e corre verso Mes e lo abbraccia. Dopo la fine dello scorso anno nessuno di noi si è più visto dal vivo, solo videochiamate e messaggi lunghi chilometri. Sentire le loro voci e vedere i loro occhi felici ed entusiasti, mi strappano un sorriso.

«Mes! Allora stai bene?» Olive gli dà una piccola spinta e tutti insieme ci avviamo al dormitorio senza parlare per ascoltare la risposta di Mason a cui tutti eravamo interessati: «Alla grande direi, mi sono ripreso del tutto dal vodka-party di fine anno.». Hunter batte le mani cercando di non sbilanciare lo zaino le portava sulla spalla destra e il borsone blu da Lacrosse in quella sinistra: «Non ricordiamo il vodka-party vi prego, quello che ho buttato fuori dopo quella notte resterà nella storia.» Alzo gli occhi e Liv e Mes fanno lo stesso, sappiamo tutti che ora ci toccherà ascoltare il brillante modo in cui dopo la sua rottura con Klaus, Hunt ha intelligentemente e poco delicatamente ingurgitato litri di alcool fino a vomitare la sua stessa anima, avendo la febbre a 39 per tutta la notte seguente. Me la ricordo bene quella notte, perché per tutto il tempo in cui Hunter è stato male, Mason ed io siamo stati al suo fianco, mezzo-insultando Klaus per tirare su di morale il nostro amico.

Quando i nostri passi stanno per salire sui gradini dell'entrata, dei tacchi a spillo risuonano in un tutto il corridoio e vengono verso di noi.

Decidiamo tutti di fermarci e come soldati raddrizziamo la schiena, Hunter si riscalda la voce, mi giro per guardarlo con un'occhiata interrogativa e lui non appena lo nota, alza le spalle. I passi leggeri sul pavimento in piastrelle di marmo nere e bianche, si fanno sempre più forti e finalmente la figura che stiamo attendendo si pone davanti a noi: «Ragazzi, bentornati alla Averdeen.» Chino la testa e la saluto: «Preside Cochrane.» So perché è qui, deve parlare a Mason. Lo vedo alzare gli occhi e fare un sospiro, comportamento che di fronte alla Preside sarebbe meglio evitare, ma ormai Mes si è stancato così tanto di attenzioni speciali che non si disturba affatto a nasconderlo. 

La Cochrane fa un colpo di tosse per attirare la nostra attenzione e si ricompone i capelli biondi spostati dal vento che invece di starle dietro al collo, le cadono sulle spalle. «Sapete ovviamente perché sono qui.»

«Allora...di cosa vuoi parlarmi zia oggi? Se mi vuoi chiedere se sto bene allora sì, sto alla grande e, piantala di guardarmi in quel modo. Lo odio.» Ah giusto, ho dimenticato di evidenziare la parentela tra i due: la Cochrane è la sorella della madre di Mason, che da anni è sparita senza dire nulla.

Vedo negli occhi della Preside un certo nervosismo che dopo pochi istanti viene velato da un contegno ammirevole. «In verità tuo padre mi ha chiesto di indicarti dove sono stati posti i tuoi bagagli.» «Nel mio appartamento, dove mai potranno averli messi?!» Lo sguardo di Mason è stanco, si sente oppresso dalla sua famiglia e so fin troppo bene come ci si senta.

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