Ding
Kim si strofinò le palpebre con una mano e si stiracchiò con l'altra. La testa gli stava scoppiando e la sua vista era ancora sfocata. Alzò la testa dal cuscino del divano e, ancora con gli occhi chiusi, si mise a cercare il telefono che non smetteva di squillare. Le continue, fastidiose, notifiche non sembravano volerlo lasciare dormire in pace, pertanto era stato costretto ad alzarsi, una volta per tutte. Le finestre del suo appartamento erano aperte e lasciavano intravedere il buio della notte, permettendo ad una leggera brezza di entrare in casa e far svolazzare le tende. Doveva essere piuttosto tardi. Quando finalmente riuscì ad afferrare il cellulare, rimasto incastrato tra due cuscini del sofà, lo schermo si illuminò annunciando l'arrivo di nuovi messaggi. Kim riuscì a leggere gli ultimi due.
Amico
Dove sei? Avevi detto che saresti venuto.
Era Paithoon. Scorrendo nella chat lesse anche gli altri messaggi e, dalle numerose chiamate perse e minacce, sembrava stesse farneticando di un qualche bar e di come lo stesse aspettando lì da più di un ora. Kim ricordava vagamente di averlo sentito discutere di un bar, quella mattina, e di quanto volesse andarci per la musica dal vivo; gli pareva anche di aver annuito distrattamente un paio di volte, tanto per dargli corda, ma non pensava che si trattasse di quella stessa sera nè, tantomeno, che avesse accettato di accompagnarlo. Pensò di mandargli delle scuse inventate sul momento e poi tornare al suo pisolino ma il telefono gli squillò ancora, l'immagine di profilo di Paithoon comparve e lui, esitante, rispose. "Pron–"
"Kim! Dove sei?! Sono ore che ti aspetto. Porta il tuo culo da stronzo cantautore qui!" Urlò sopra la musica, ma la sua rabbia era evidente anche in quel momento. "Non po–" Cercò di dire ma l'amico lo interruppe ancora una volta, usando un tono di voce ancora più alto. "No. Non rifilarmi un'altra delle tue scuse, muoviti e vieni qui. Ti ho già inviato la posizione. Ti aspetto" Ribatté, senza voler sentire un no come risposta. "Ma io.." Niente da fare. Aveva già riattaccato. Kim alzò gli occhi al cielo e si passò una mano tra i capelli, frustrato dalla situazione in cui si era cacciato. Era troppo stanco per uscire e aveva passato davvero una pessima giornata, tra la riunione di famiglia e Porchay che scarrozzava in giro suo cugino davanti ai suoi occhi. In ogni caso, non aveva scelta: sarebbe dovuto andare oppure Paithoon se la sarebbe legata al dito e non gli avrebbe parlato per una settimana intera, di nuovo. Con fatica, si sollevò dal suo confortevole divano e si diresse verso l'armadio.
"Sei qui!" Gridò Paithoon, gettandosi su Kim. Gli occhi gli lacrimavano e teneva con una mano un bicchiere di vetro mezzo vuoto. Kim sbirciò alle sue spalle e, sul tavolo da cui si era alzato, vide altri drink vuoti. Sicuramente si era dato da fare mentre lo stava aspettando. "Dai siediti, tra poco inizierà ad esibirsi." Disse, tirandolo per un braccio e praticamente catapultandolo sulla sedia di fianco alla sua. Kim accavallò le gambe e, annoiato, guardò verso il palcoscenico, non era di grandi dimensioni, giusto il necessario per fare entrare un artista e la sua attrezzatura. Esaminò il locale e non notò niente di particolarmente impressionante. Le pareti erano di legno, così come i tavolini, che erano sparsi attorno al palco senza un apparente criterio. Il tutto completato da un bancone, che richiamava lo stesso design del resto della sala, e una piccola zona con dei divanetti. Complessivamente il posto riportava alla mente uno stile retrò, anche grazie a delle soffuse luci aranciate. Non riusciva però a spiegarsi il motivo di tanta gente, non c'era niente di così speciale da poter attirare quell'esagerato numero di clienti ma, nonostante quello, la sala era piena. "Stasera si esibisce un ragazzo piuttosto famoso. Viene qui solo una volta al mese e, quando lo fa, la gente impazzisce." Sentì il suo amico sussurrargli all'orecchio, dalla sua espressione sembrava emozionato tanto quanto le ragazze dietro di loro, i cui urletti riuscivano a essere sentiti a due tavoli di distanza. "E come si fa chiamare?" Domandò, non per interesse, ma per semplice curiosità. "Oh. Non ha un nome. Nessuno lo sa." Paithoon rispose sorseggiando la sua bibita, "Adesso stai zitto. Sta per iniziare." Lo zittì, facendogli segno con il dito di chiudere bocca.
STAI LEGGENDO
It wasn't too late | kimchay
FanfictionSono passati sei mesi da quando la pace tra la famiglia principale e la famiglia secondaria è stata ristabilita. Sei mesi da quando Porchay ha scoperto che la sua storia con Kim era sempre stata una farsa. È andato avanti, ha cercato di dimenticarlo...