Capitolo 8

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"Un'altro di questi. Grazie." Sentì in modo ovattato Macau chiedere al cameriere, intento a ripulire il loro sesto o forse settimo round di drink. Il ragazzo, che sembrava avere più o meno la loro stessa età, annuí con un'espressione alquanto annoiata e se ne andò poco dopo sospirando pesantemente. "Che maleducato!" Sbottò Macau alle sue spalle, non aspettando neanche che varcasse la soglia del balcone. "Chiudi la bocca. Sei ubriaco." Kim lo zittì.

Porchay non sapeva nemmeno lui come si fosse ritrovato in quella situazione. La testa gli faceva troppo male per capire esattamente cosa stesse accadendo attorno a lui. Ricordava vagamente il pomeriggio trascorso a studiare, i sorrisi dolci di Macau e le occhiatacce di Kim. Macau che, dopo aver sottolineato il tardo orario, gli aveva proposto di recuperare la loro precedente serata ed andare a bere insieme e Kim, che di tutta risposta, si era autoinvitato immediatamente, affermando di aver avuto un improvvisa voglia di bere - procurandosi così uno sguardo fulminante da parte di Porchay. Dopo quello, il vuoto assoluto.

Macau avvolse un braccio intorno alle spalle di Porchay, ridacchiando direttamente nel suo orecchio destro. Questo fece attraversare la schiena dell'amico da una lunga scossa di brividi. "Ti ho mai detto che hai degli occhi bellissimi?" Sussurrò, aria calda che premeva contro la pelle di Porchay. Si sentiva improvvisamente ribollire, dalla testa ai piedi. Le sue gote si fecero di un rosso intenso e ciò non fece che far sorridere ancora di più Macau, portandogli un senso di soddisfazione. "Mi ricordano Bambi." Continuò, allungando la mano sinistra verso il volto roseo del compagno. Lo analizzò per bene, e poi poggiò due dita proprio al livello della guancia, accarezzandola con il pollice. "Posso chiamarti Bambi?" Porchay si sciolse automaticamente al contatto, facendosi facilmente trasportare dal calore, e come ipnotizzato annuì. Quando Macau, compiaciuto dalla reazione, si avvicinò ancora di più, Porchay chiuse gli occhi.

Kim, d'altro canto, era al dir poco allibito. Come potevano comportarsi in modo così osceno quando era ancora davanti a loro? Indignato non era il termine adatto, si sentiva ripugnato dalla scena. Come se non bastasse, per qualche insulso motivo una strana sensazione assalì la parte sinistra del suo petto, un bruciore forte - che non cessava per nessuna ragione. Anzi, con l'avvicinarsi dei corpi di fronte a lui, che erano abbastanza vicini da sfiorarsi le labbra a vicenda, sembrava quasi... aumentare. Era troppo. Doveva fermarli.

La sedia di Macau fu drasticamente trascinata via e Porchay, essendo sorretto da quest'ultimo, precipitò sul retro della poltrona. "Siete ubriachi. Torniamo a casa." Sbraitò Kim, strattonando entrambi verso l'uscita. Porchay, ormai quasi privo di sensi a causa del troppo alcool ingerito, si lasciò trasportare dalla presa dell'uomo mentre Macau, per la stessa ragione, provò a liberarsi. Senza alcun successo. "Lasciami! Perché ti metti in mezzo." Urlò per tutto il locale, ma Kim non aveva intenzione di farli tornare su quelle maledette poltrone per continuare a fare chissà cosa. Lanciò un mucchio di banconote sul bancone, abbastanza per pagare pressoché il triplo del loro conto e si avviò verso l'uscita. "Dove abiti?" Chiese rivolgendosi a un inerme Porchay, scuotendogli delicatamente il braccio. Utilizzò il minimo di forza necessaria, come se fosse fatto di porcellana. "A casa mia" Fu l'unica risposta che riuscì ad ottenere, anche continuando ad incitarlo. Decise dunque di abbandonare con meno delicatezza la presa su Macau, che sballottolò lievemente, e si affrettò ad afferrare il volto di Porchay tra le mani, così che lo potesse guardasse dritto negli occhi. Macau lo osservò insospettito, inarcando un sopracciglio. "Cosa stai facen-"

"Chay. Guardami." Inaspettatamente, il ragazzo obbedì. Kim ne rimase meravigliato, forse l'alcool gli aveva veramente dato alla testa. "Puoi dirmi dove abiti, mh? Devo riportarti a casa." Utilizzò il tono più pacato che trovò, non volendo suscitare nessun tipo di scenata da parte di Porchay. La mancata correzione del soprannome affettuoso lo incitò a continuare. Il momento in cui Kim vide l'altro aprire bocca si preparò al peggio, un pugno, uno schiaffo, una lunga serie di minacce, insomma qualunque tipo di istrionismo. Eppure non arrivò niente di tutto ciò. Porchay stette lì, imbambolato, fin quando non sfilò il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni e appena lo girò verso di Kim, una schermata di indicazioni stradali apparve. "Rimanete qui, vado a prendere l'auto. Non muovetevi!"

It wasn't too late | kimchayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora