Capitolo 10

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Quello stesso pomeriggio Kim si precipitò alla pasticceria, completamente trascurando la possibilità che Porchay potesse non essere di turno. Sfrecciò per le strade con la sua moto, superando macchine e ignorando semafori, il cuore che nel frattempo non smetteva di palpitare.

La sensazione persistente delle braccia di Porchay ancora attorno al suo collo lo stava mandando in cortocircuito. Aveva l'incessante bisogno di vederlo di nuovo- toccarlo ancora una volta. Era con quello stesso pensiero e l'adrenalina che lo attraversava da capo a piedi che si diresse verso la pasticceria. Quando entrò all'interno del locale, tuttavia, fu accolto da un volto che non era affatto quello di Porchay, e dall'espressione divertita sul volto di Arthit, questo ricordava fosse il suo nome, viso inclinato e occhi chiusi in due mezze lune, in pochi secondi tutta l'impazienza abbandonó il suo corpo e fu sostituita da una fastidiosissima stretta al petto che lo fece tornare immediatamente con i piedi per terra. Non ci fu bisogno neanche di una spiegazione, un'occhiata intorno fu tutto quello che gli servì. Si passò una mano tra i capelli spettinati dal vento e, ancora con lo sguardo di Arthit fisso su di lui, sospirò.

Con tutto quello che aveva da fare in quella settimana non sapeva se sarebbe riuscito a trovare un altro momento per vederlo. Quella sarebbe stata l'occasione perfetta. Perché diamine le cose non andavano mai per il verso giusto quando si trattava di loro due?

"Non so quanto ti possa essere d'aiuto ma, per tua informazione, questo venerdì si esibisce." Arthit parlò, abbandonando lo stracciò e afferrando una penna. Poco dopo un post it scivolò dall'altro lato del bancone, il nome del posto scritto su di esso. Kim lo accettò, infilandoselo velocemente nella tasca anteriore dei pantaloni e varcando con fretta la porta della pasticceria. In quel momento non avrebbe voluto nient'altro come l'abiltá di localizzare Porchay e materializzarsi proprio davanti a lui. Stringerlo tra le braccia e non lasciarlo mai andare.

Nonostante ciò, la settimana andò comunque avanti come si era aspettato e i due non ebbero nessuna opportunità di incontrarsi dopo ciò che era avvenuto in pasticceria. Porchay troppo impegnato con gli studi e i suoi continui turni a lavoro, Kim invece, preso dalla casa discografica e da tutta la questione degli italiani. Entrambi non riuscirono a smettere di pensare a cosa fosse successo quel giorno, cercando di nascondere malamente a se stessi il desiderio di vedersi ancora.

Il tempo però si rivelò utile per chiarire i loro sentimenti e riuscire a metabolizzare che cosa stesse effettivamente succedendo tra di loro. Mentre per Porchay si trattava piú semplicemente di emozioni che stavano riaffiorando, o meglio- che venivano finalmente liberate dopo essere state rilegate con forza in qualche parte recondita del suo cuore; per Kim non era cosí semplice. I suoi sentimenti per Porchay erano sempre stati complessi e fortemente contrastanti. Provava chiaramente qualcosa, fin dal loro primo incontro, ma non era mai riuscito a definirlo. Non voleva farlo. Perché ciò avrebbe implicato ammettere al mondo, e a se stesso, che per lui quella specie di relazione aveva significato qualcosa. Che a Kim importava veramente di qualcuno per una volta. E questo non era ammissibile, non nella situazione in cui si trovava - e soprattutto nella famiglia in cui era cresciuto.

Eppure dopo quello che era accaduto in cucina, la sua mente si trovava in un continuo stato di controsensi ed emozioni contrapposte. Non era ancora pronto ad arrivare ad una decisione definitiva, esattamente come non era pronto a smettere di pensare a Porchay. Di desiderarlo in continuazione e volergli stare accanto.

L'unico pensiero che differiva dalle questioni lavorative, dallo stress della sua famiglia e dagli affari con la mafia, era Porchay. Il suo Porchay, che portava un'insolita calma e tranquillità in lui.

Erano le sette di venerdì quando e Porchay si stava preparando per la performance di quella sera. La chitarra tra le mani e gli occhi chiusi. Si sarebbe esibito con un'altra cover e, per qualche motivo, da alcuni giorni a quella parte il suo cervello non faceva altro che ripetere la melodia di Memories di Conan Gray. Quindi decise di arrendersi e arrangiarla per la sua esibizione. Non potendo nascondere come le immagini di quella mattinata continuavano a perseguitarlo ogni volta tentava di chiudere gli occhi o come ogni singola parola del testo lo rimandasse alla loro situazione, al volto di Kim e ai loro momenti insieme.

It wasn't too late | kimchayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora