Porchay stava tirando giù le ultime sedie per sistemarle attorno ai tavolini mentre canticchiava il motivetto di una canzone che passava alla radio. Quella mattina per qualche motivo era di ottimo umore. Il tempo fuori era piovoso, il che voleva dire meno clienti del solito, forse due o tre clienti abituali e qualche altro passante che si decideva ad entrare per ripararsi dalla pioggia. In ogni caso sperava che avrebbe avuto il tempo di sistemare quelle decorazioni per il nuovo anno che se ne stavano in uno scatolo sul retro da un'eternità e, chissà, forse anche di iniziare a pensare a cosa portare al suo esame finale. Il trillo del campanello sulla porta d'entrata lo distolse dai suoi progetti. Gettò uno sguardo all'orologio, segnava le sei e dodici. "Mi dispiace ma i primi dolci verranno sfornati solo tra una quarantina di minuti, può ripassare più tardi oppure-" Le parole gli morirono in gola quando voltandosi verso l'uscio scorse Kim avvolto nel suo solito giubbotto di pelle e con i vestiti bagnati dalla pioggia. Kim si passò una mano fra i capelli, tirandoli all'indietro e scrollandosi di dosso qualche gocciolina d'acqua. Porchay si odió per essersi fermato a fissarlo un secondo di troppo. Era fottutamente attraente. "Oppure?" Gli fece eco invitandolo a continuare con tutta la nonchalance del mondo. Porchay si impose di restare calmo perchè, anche se il suo desiderio più grande era vederlo sparire da lì, tecnicamente non era autorizzato a cacciare un cliente e si rifiutava di perdere quel lavoro, di cui aveva davvero bisogno, a causa di Kim. "Oppure posso portarle qualcosa da bere nell'attesa." concluse la sua frase quasi sibilandola tra i denti. Kim annuì. "Prendo un caffè doppio e amaro." Disse andandosi a sistemare con estenuante lentezza e tranquillità ad uno dei tavolini che Porchay aveva appena terminato di sistemare. Porchay annuì avviandosi verso il bancone dove gettò malamente via lo straccio che teneva fra le mani e afferrò il grembiule.
Sentiva lo sguardo di Kim su di sé mentre ultimava il suo ordine. Sbuffò, se proprio doveva stare lì non poteva almeno ammazzare il tempo come tutte le persone normali? Chessò tipo scrollando su instagram o rispondendo ai messaggi. "Ecco a lei." Esclamò poggiando la tazza sul tavolo con un po' troppo fervore e facendo fuoriuscire qualche goccia della bevanda nerastra. Kim non sembrò prestarci attenzione. "Chay." Lo richiamò quasi con un sussurro afferrandogli debolmente il polso prima che lui potesse allontanarsi. Porchay socchiuse gli occhi. "Ti ho detto che-"
"Che non devo chiamarti Chay, lo so." Concluse Kim al posto suo. "E allora cosa? Si può sapere cosa c'è ancora?" I loro sguardi si incontrarono e Porchay pensò che niente di tutto quello era dannatamente giusto. Perché ogni volta che pensava di aver ritrovato se stesso lui doveva ricomparire? Perché doveva continuare a fargli del male?
"Perché sei scappato via l'altro giorno?" Kim si morse la lingua fino a sentire il sapore ferroso del sangue. Conosceva la risposta ancor prima di porre la domanda o, perlomeno, sospettava di conoscerla ma aveva bisogno di sentirselo dire. Era egoista ma non riusciva a far a meno di pensare che se avessero lasciato anche quella questione in sospeso sarebbe stato davvero il loro capolinea. Niente più litigi, niente più incontri più o meno casuali, niente di niente. Stupì se stesso più di ogni altro nel riconoscere che non era pronto a quell'eventualità.
Porchay tirò un lungo sospiro e si guardò intorno. Afferrò Kim per il polso e lo tirò verso di sé. "Non qui. Seguimi." L'espressione sul volto del ragazzo fu indecifrabile, labbra strette in due linee tese e sguardo irrigidito, ma Kim rimase comunque piacevolmente sorpreso quando in risposta non si beccò una strigliata o chissà, un pugno. "Perchè lo vuoi sapere? Perchè ti interessa di me?" Porchay lo aveva portato in una stanza alle spalle del bancone, probabilmente la cucina data la numerosa presenza di teglie, stampi vari e tortiere. Adocchiò una teglia di macaron alle sue spalle accompagnata da una di cookies. "Non evitare la domanda." Disse avvicinandosi pericolosamente a Porchay, il quale non poté che indietreggiare fino ad arrivare a sfiorare il tavolo da lavoro con la schiena. Kim rimase fermo per qualche istante, ascoltando il respiro pesante di chi aveva di fronte, fin quando non allungò una mano. L'azione accorciò ancora di più la distanza tra i due in quanto il braccio dell'uomo strusciò contro quello dell'altro e i loro nasi si sfiorarono per qualche secondo. Porchay sentì il respiro mozzarsi in gola mentre lo guardava attraverso le ciglia. La sua coscienza gli urlava di allontanarlo, spingerlo via, qualsiasi cosa che potesse placare l'instancabile dolore al torace che stava provando. Kim, con la minima quantità di autocontrollo che gli rimaneva, afferrò il biscotto e fece due passi indietro, accertandosi di stabilire un'adeguata distanza tra i due. Porchay riprese finalmente a respirare normalmente e lo squadrò con un sopracciglio alzato, osservandolo girare il dolce tra le dita. "A te non piacciono i dolci." Affermò con sicurezza, provando poco dopo a sfilarglielo dalle mani. Kim indietreggiò ancora di più e ridacchiò. "Se sei stato tu a prepararli potrei fare un tentativo." In meno di cinque secondi il biscotto scomparve, con Kim che si ripuliva le labbra sorridente. Mormorò qualcosa sottovoce e poi, ammiccando verso Porchay - che guardò la scena allibito - riprese il discorso "Continuerai ad ignorare la mia domanda?"
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It wasn't too late | kimchay
FanficSono passati sei mesi da quando la pace tra la famiglia principale e la famiglia secondaria è stata ristabilita. Sei mesi da quando Porchay ha scoperto che la sua storia con Kim era sempre stata una farsa. È andato avanti, ha cercato di dimenticarlo...