7.

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"E farà male il dubbio di non essere nessuno.
Sarai qualcuno se resterai diverso dagli altri".
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𓍯𓂃
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7: ho paura di lasciare al mondo soltanto denaro

Mancava all'incirca una settimana dal primo spettacolo del tour de Il Volo. L'inflessibilità di Vittoria durante quei giorni era aumentata a dismisura e con quella anche la ricerca della perfezione in Marlena. L'attenzione della donna era costantemente puntata verso di lei. In assenza di quest'ultima torturava, per modo di dire, le alunne più giovani che avevano l'importante compito di incorniciare e accompagnare il ruolo della protagonista. Tutto doveva essere perfetto, coerente e incastrato con i tre cantanti.

Anche con sé stessa, Vittoria era impietosa. Si era imposta di fare una figura eccezionale, soprattutto agli occhi di Torpedine; la sua serietà e dedizione la spingevano a lavorare con un fervore quasi innaturale, come se dentro di lei ardesse una fiamma che nessuno poteva vedere. Eppure, quella stessa serietà, che agli altri appariva come freddezza, non era altro che una maschera, dietro la quale si celava un'anima tormentata dalla frustrazione di essere sottovalutata.

«Ti sei mai sentita insignificante?» domandò una volta, nel buio della notte e con un'insolita sigaretta tra le dita. Aveva lo sguardo perso davanti a sé.

«Penso di sì, da un po'»
Si girò lentamente verso la figura vicino a sé. Guardò i ciuffi disordinati sul suo viso, gli unici ribelli di uno chignon perfettamente tirato e ordinato. Nonostante il trucco, piccole goccioline di sudore brillavano lungo la sua fronte.

Ispirò dalla sua sigaretta, lasciando uscire lentamente il fumo dalle sue labbra. Poi sogghignò amaramente, tornando a guardare davanti a sé.

«Tu sei sempre perfetta».

«Non esiste la perfezione, e semmai fosse il contrario non sarei io». Questa volta fu lei a voltarsi, «Essere perfetti non è una fortuna, è una condanna».

Vittoria gettò il mozzicone di sigaretta, che si sfrigolò sull'asfalto umido. Si mordicchiò l'interno guancia incerta se rispondere, consapevole che la minore avesse ragione. Condannarsi la vita alla ricerca della perfezione non poteva lontanamente coincidere con il suo interiore bisogno di essere diversa dagli altri. Marlena le ricordava costantemente la sua aspirazione più grande. Quella che, purtroppo, le venne impedita e in maniera brusca. Aveva puntato sulla minore fin dal primo giorno, dal primo spettacolo a cui ella partecipò, prendendo coscienza dell'enorme successo che cominciava a riscontrare.

Si era convinta di volerla portare al successo tanto ambito da lei stessa, un successo che non avrebbe mai raggiunto, se non nei suoi sogni più remoti. Si dannava per non aver avuto la forza e il coraggio di lottare per ciò che l'è stato strappato. È stata condannata a vivere una vita fatta di sogni e ambizioni infranti.

«Ti ho guardata sai?» cominciò «Sembravi un cigno vero» le sue labbra si sollevarono in un sorriso, stavolta sincero, come se per un attimo avesse lasciato cadere la maschera. «Ti ammiro, ammiro il tuo impegno e il modo con cui esprimi la tua passione» avvicinò la sua calda mano al polso gelido di lei, accarezzandolo con il pollice.

Marlena ricambiò il piccolo sorriso. Nonostante fosse una persona estremamente imperturbabile, percepiva in lei, in attimi come questi, una sensazione di maternità. Stimava la sua insegnante e ammirava la gestione austero del suo lavoro. Capiva e giustificava, in quei casi, il suo comportamento rude, l'unico strumento per migliorare sé stessi.

«Ho sempre temuto di essere semplicemente una macchina per soldi per loro» ammise la ragazza, guardando Vittoria negli occhi. «Per questo cerco di dare il meglio di me, perché non voglio essere ricordata come una semplice pedina in una strategia di investimento, ma come colei che è riuscita a infondere luce nelle anime di chi la osserva».

La donna la guardò meravigliata, quasi soddisfatta dalle sue sincere parole. Era prevedibile che una ragazza come Marlena, determinata e dolce, volesse dare di più di quello che vorrebbe un uomo assetato di denaro. L'eleganza e la sensualità che emanava vivevano unicamente in quel palco, Odette incantava chiunque.














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𝐍𝐞𝐚𝐜𝐡-𝐆𝐚𝐨𝐢𝐥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora