8.

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La Metamorfosi di Odette.

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𓍯𓂃
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8: che bella che sei

Marlena's POV.
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La fatidica sera era giunta. Mi stavo preparando nel mio camerino, il trucco era quasi terminato e il mio abito attendeva appeso allo stender dell'appendiabiti. Sentivo dentro di me una strana sensazione bucarmi lo stomaco, la tensione pre-spettacolo è stata l'unica a non avermi mai abbandonato; non capitava tutti i giorni di dover ballare per un tour così importante come lo era quello dell'acclamato trio.

Tamponai la spugnetta per sfumare la cipria sulla mia base bianca latte, non troppo contrastante con il colorito della mia pelle naturale. Mi assicurai che i punti luce fossero ben fissi attorno ai miei zigomi lungo fino allo scuro ombretto nelle mie palpebre, sperando di non perderli man mano che ci saranno le danze.

Attorno i miei capelli, strettamente tirati in uno chignon, sbucavano dei ciuffi di piume bianche in perfetta coordinazione con gli adornamenti del mio abito. Mi sfilai lentamente il mio accappatoio e abbassai le bretelline del mio reggiseno, Vittoria mi aveva severamente rimproverato di non indossarlo ma mi sentivo tremendamente a disagio senza, mi provocava una sensazione di nudità. Perciò, nascosi perfettamente il mio intimo sotto il costume bianco di Odette, perfettamente stirato vicino quello della famosa Giselle.

Quella sera ci sarebbero state tante maschere da indossare.

Sentì bussare delicatamente alla mia porta e vidi sbucare una folta chioma dallo stipite, un paio di occhi scuri scrutavano dall'esterno dello stanzino. Spuntò un dolce sorriso sulle sue labbra quando mi vide. I denti bianchi gli sbucarono fuori dalla barba scura, le guance si gonfiarono facendogli piegare leggermente quegli occhi contornati da un elegante paio di occhiali. Piero Barone aveva appena fatto capolino nel mio camerino e mi stava sorridendo come un bambino.

Spontaneamente gli ricambiai il sorriso e all'improvviso non sentì più nulla attorno: le voci dello staff, dei ragazzi che parlavano animatamente dietro la porta e persino il forte battito del mio cuore che fino a quel momento aveva echeggiato nelle mie orecchie, facendomi tremare il petto.

«Che bella che sei» mi disse, con un tono rauco ma ben udibile alle mie orecchie. Percepì dei piccoli pizzicori sulle guance, probabilmente se non avessi avuto addosso tutto quel trucco coprente Piero avrebbe notato il rossore in esse. Risposi con un flebile «Grazie».

Per interminabili minuti nessuno dei due aggiunse qualcosa, ci guardammo e basta. Gli occhi di Piero brillavano di una luce genuina che non avevo mai visto e che, per qualche strano motivo, mi scaldava il cuore.

ci voltammo contemporaneamente verso la porta. A raggiungere il Barone fu proprio Gianluca, perfetto nel suo abito nero con piccoli ricami d'argento. Posò lo sguardo su di me e lo notai stringere il microfono tra le mani. «Lo spettacolo sta per iniziare» disse, prendendo per il braccio l'amico e spingendolo fuori dal camerino per incitarlo a smuoversi. Entrambi mi salutarono velocemente e al loro posto mi raggiunse Massimo che, con sguardo serio e incupito, mi ordinò di raggiungere il palco.

Mi diedi un'ultima occhiata allo specchio, più per augurarmi buona fortuna che per controllare i dettagli del mio costume, e giunsi dietro le quinte. Al mio fianco Ignazio si stava sistemando gli auricolari. In quell'ultimo periodo avevo instaurato con il Boschetto una bella intesa amichevole, potevo definirlo "l'anima della festa" per il suo carattere socievole e buffo. Un'anima pura e lucente.

«Andrai benissimo nica» mi disse, posizionandosi davanti a me per lasciarmi un bacio sulla fronte. Il suo pizzetto mi solleticò il naso e questo mi fece sorridere. Mi accarezzò delicatamente una guancia e poi mi rivolse le spalle per posizionarsi davanti al microfono insieme ai suoi colleghi.

𝐍𝐞𝐚𝐜𝐡-𝐆𝐚𝐨𝐢𝐥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora