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"Ricorda che le stelle sono sempre lì"

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13: il cielo in una stanza

La mente di Marlena fu invasa da un ricordo lontano, uno di quelli che sembrava aver messo via, ma che ora tornava prepotentemente a galla.

Si trovava di nuovo nella sua vecchia cameretta, come se il tempo fosse stato invertito. Aveva solo undici anni e il suo mondo era fatto di pochi ma preziosi elementi: i suoi giocattoli, i disegni appesi al muro e il letto con le coperte a fiori. Era un angolo di comfort e sicurezza che ora contrastava fortemente con la paura che stava provando. La notizia che aveva ricevuto qualche giorno prima le stava schiacciando il cuore come un macigno: era stata selezionata per partecipare a un'importante opera teatrale in Russia, un'opportunità che avrebbe potuto lanciare la sua carriera. Ma la prospettiva di partire per un lungo periodo e lasciare la sua famiglia la terrorizzava.

Seduta sul bordo del letto, Marlena stringeva tra le mani una piccola statuetta di ballerina che le aveva regalato sua madre. Gli occhi fissi su un punto indefinito, cercava di calmare il battito irregolare del suo cuore, ma le sue paure sembravano amplificate dall'immensità del futuro sconosciuto. La stanza era avvolta nel silenzio, interrotto solo dai rumori lontani della casa, che sembravano sempre più ovattati.

Con una crescente sensazione di claustrofobia, Marlena decise di chiudere la porta della sua camera, cercando di isolarsi dal mondo esterno. Ma il silenzio, invece di confortarla, amplificava la sua angoscia. La paura di essere lontana dai suoi cari, in un paese straniero, in una lingua che non parlava, le sembrava insopportabile. Il pensiero di non vedere per mesi suo padre, che era sempre stato il suo sostegno più grande, le faceva male come se avesse un peso fisico sul petto.

Il tempo sembrava essersi fermato finché un leggero bussare alla porta non la scosse dal suo torpore. La voce di suo padre, calma e affettuosa, le giunse attraverso il legno chiuso. «Sangu mio, pozzu trasiri?» (posso entrare?)

Con un nodo alla gola, Marlena si alzò e aprì la porta, trovandosi faccia a faccia con suo padre. La sua figura era un ancoraggio di stabilità in mezzo al mare tempestoso delle sue emozioni. Lui entrò nella stanza e si sedette accanto a lei sul letto, la sua presenza immediatamente calmante.

«Cosa c'è che non va, picciré?» chiese, accarezzandole dolcemente la testa. Marlena scoppiò in lacrime, il peso delle sue preoccupazioni finalmente stava esplodendo in un mare di singhiozzi.

«Non voglio andare» riuscì a dire tra le lacrime. «Ho paura di essere lontana da voi, soprattutto da te. E se qualcosa andasse storto? E se non riuscissi a fare bene?»

Suo padre la guardò con comprensione e affetto. Era un uomo che aveva vissuto, che aveva affrontato le sue battaglie e che aveva imparato a essere forte nonostante le difficoltà. Con un sorriso triste, cominciò a raccontarle una storia che Marlena non aveva mai sentito prima.

«Quando ero giovane, dovevo prendere una decisione difficile anch'io» iniziò, la voce piena di nostalgia. «Ho dovuto scegliere se continuare gli studi o arruolarmi nell'esercito. Era un momento cruciale della mia vita, e avevo paura, proprio come te ora. Lasciare tutto ciò che conoscevo, abbandonare la sicurezza della scuola e affrontare l'incertezza di una vita militare mi sembrava un salto nel buio.»

Marlena ascoltava attentamente, asciugandosi le lacrime mentre suo padre parlava. «Non è stata una decisione facile. Ero spaventato e incerto. Ma ho capito che dovevo seguire il mio cuore, anche se significava affrontare l'ignoto. Ho deciso di arruolarmi perché sentivo che era quello che dovevo fare per crescere, per diventare chi volevo essere.»

«E poi?» chiese Marlena, curiosa di sapere come fosse andata a finire.

«Ho affrontato molte difficoltà» continuò il padre, «ma ho anche trovato una forza dentro di me che non sapevo di avere. E ogni volta che guardavo indietro, ho capito che quella scelta, sebbene spaventosa, mi aveva portato a diventare una persona migliore. E lo stesso vale per te, Marlena. Questa opportunità è un passo importante per la tua crescita. È naturale avere paura, ma non lasciare che questa paura ti fermi.»

Le parole del padre le davano conforto, come una coperta calda in una notte fredda. «Ma io non voglio lasciarvi» disse Marlena, con la voce tremante.

«Sai che noi saremo sempre qui per te, qualunque cosa accada» rispose il padre con un sorriso incoraggiante. «E tu hai il diritto di inseguire i tuoi sogni. Non importa quanto sarà difficile. Se segui il tuo cuore e fai ciò che ti rende felice, troverai sempre la forza per superare le sfide.»

Suo padre la abbracciò, un gesto semplice ma pieno di amore e supporto. Marlena sentì il calore della sua presenza e la sicurezza che le dava. Anche se il futuro rimaneva incerto e spaventoso, sapeva che non era sola.

Suo padre si alzò per uscire, Marlena lo guardò mentre si avviava verso la porta, lui le fece un cenno verso la finestra, dove il cielo notturno si stava schiarendo all'orizzonte. «Guarda fuori» disse. «Quella è la tua strada. E se anche la vista è oscurata ora, ricorda che le stelle sono sempre lì, anche quando non le vediamo. Ogni passo che fai, anche il più incerto, ti avvicina ai tuoi sogni.»

Marlena si avvicinò alla finestra, il cuore ancora ansioso ma illuminato dalle parole del padre. Guardò le stelle e sentì una connessione profonda con ciò che rappresentavano: un promemoria che, anche nei momenti di incertezza e paura, c'è sempre una luce che guida.

Con un ultimo respiro profondo, si voltò verso la stanza e notò la statuetta di ballerina sul comodino. Quella figura rappresentava i suoi sogni, le sue speranze e la sua determinazione. Sapeva che la strada davanti a lei sarebbe stata difficile, ma sentiva di avere la forza e il coraggio per percorrerla. Con una nuova risolutezza, si preparò a affrontare la sua prossima avventura, sapendo che, come le stelle nel cielo, anche lei avrebbe trovato la sua strada, passo dopo passo.














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𝐍𝐞𝐚𝐜𝐡-𝐆𝐚𝐨𝐢𝐥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora