LA CITTADELLA DEL SALE - L'incontro

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Erano in viaggio da tre giorni. Non erano mai stati lontani dalla Cittadella del Sale così a lungo e adesso che stavano tornando a casa una strana eccitazione si era fatta strada nelle loro menti stanche. Avevano viaggiato verso Ovest, oltrepassato i confini della loro terra, attraversato le Colline Metallifere fino ad arrivare alle Paludi Pallide. Lì si erano fermati, non era possibile andare oltre; le paludi erano solo silenzio e morte, niente poteva sopravvivere lungo quelle interminabili rive di sabbia fine e bianca, né tantomeno all'interno del liquido denso e biancastro che ne ricopriva i fondali.

Si diceva fossero state generate dall'impatto di una bomba K durante L'ultima Grande Guerra. L'esplosione e la conseguente onda d'urto avevano vaporizzato ogni forma di vita e raso al suolo ogni costruzione umana nel raggio di centinaia di chilometri. Al posto di boschi, città e strade era rimasto un enorme cratere che era stato ricoperto dalle piogge acide cadute ininterrottamente negli anni seguenti.

Avevano osservato a lungo l'immacolata distesa ed il grigio cielo sopra di essa, mentre il nulla prendeva possesso delle loro menti, avvolgendoli in un caldo torpore. In passato, quando le Piaghe delle Mille Morti aveva flagellato i pochi sopravvissuti al Grande Disastro, molti si erano immersi in quel candido mare lattescente per trovare il caldo abbraccio della morte; "una morte migliore di tante altre" ripeteva spesso Magister "sicuramente migliore di un'agonia che si protrae inutilmente".

Per il viaggio di ritorno avevano scelto un percorso diverso, non segnato nelle carte, di modo che Liam potesse aggiornarle. Aggirando le colline verso Sud speravano di trovare resti di costruzioni, segni del Prima, e le loro speranze non erano state vane. Si erano imbattuti nei resti di una strada che un tempo doveva essere enorme; adesso non rimanevano che brevi tratti di asfalto rovinato: sembrava che fosse stato masticato dai denti di un gigante per poi essere risputato a terra. Era comunque qualcosa: quella strada doveva pur portare da qualche parte, magari a quella che un tempo era una grande città, con palazzi, strade, giardini; magari una strada così grande portava alla mitica megalopoli di Sandor, la città delle città, il centro del mondo antico dove si concentravano e convivevano ricchezza e miseria, virtù e vizio, potere e corruzione. Era la prima volta che la loro pattuglia riusciva a trovare segni così evidenti del Prima, era sicuramente una scoperta da segnare nel Libro dei giorni.

Adesso erano ormai vicini a casa e stavano attraversando il Bosco Nuovo. Chiamarlo bosco era eccessivo, visto che si trattava di non più di duecento alberelli, cresciuti in filari ben distanziati, ma, si sa, tutto è relativo, e quello era proprio un piccolo bosco in confronto alle distese piatte e brulle che lo circondavano, assolutamente prive di vegetazione ad eccezione di qualche cespuglio di Mirtello. Strana pianta il Mirtello, grigio e spoglio per giorni, mesi, a volte anni, fino a quando all'improvviso, senza alcuna ragione apparente, si ricopriva di fiori rossi, viola e blu, dolci e profumati. Alla Cittadella quelli erano i Giorni del Mirtello e tutti indossavano tuniche scarlatte e festeggiavano cantando, ballando e bevendo il dolce succo di quei fiori incredibili fino a stordirsi.

Parlavano e ridevano i tre esploratori, cercando di immaginare come li avrebbero accolti alla Cittadella, quando un'ombra apparve improvvisa fra i tronchi e in un attimo si trovarono di fronte una ragazza; una ragazza dagli occhi verdi; un verde chiaro che brillava alla luce del sole. Non avevano mai visto occhi di quel colore. Alla Cittadella si raccontava che Prima c'erano molte persone con gli occhi verdi, ma né Liam né Anita ci avevano mai creduto: si dicevano tante cose sul Prima ed erano quasi tutte assurde, storie per bambini ... o forse no. Perché adesso, proprio davanti a loro, c'era una giovane ragazza con gli occhi verdi. Non era impaurita, sorrideva e continuava a fissarli con quegli occhi assurdi. Era molto magra e alta. Indossava una tunica corta e leggera che un tempo doveva essere stata bianca e adesso era solo molto sporca. Gli occhi dei tre esploratori scrutarono immediatamente, con un riflesso quasi meccanico, le spalle e le braccia della giovane, alla ricerca di tatuaggi; ma non c'erano lupi, né aquile: non faceva parte di un Branco e non era neppure un randagio. Le sue braccia erano ricoperte fino al gomito da stretti bracciali multicolore, gli stessi bracciali che ornavano la lunga treccia che le arrivava sin quasi al sedere, segno che aveva circa quindici anni, la loro stessa età.

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