Partirono il mattino seguente di buon'ora, come sempre. La temperatura era particolarmente mite, l'andatura spedita e l'umore buono, eccenzion fatta per il palpabile imbarazzo con cui Julius cercava di evitare qualsiasi contatto con Nathan. In breve tempo raggiunsero il luogo in cui avevano trovato Julius (fu naturalmente Liam a riconoscerlo, tutti gli altri non avrebbero potuto distinguerlo in quel paesaggio composto esclusivamente di sabbia, rocce, cespugli e rari alberelli). Un breve sguardo alla mappa, una controllatina alla bussola ed erano di nuovo in marcia, tutti al seguito di Liam, loro sicura ed imperturbabile guida.
Proseguirono verso Sud-Ovest per tutto il giorno e per l'intera mattina seguente. Era quasi mezzogiorno quando finalmente intravidero in lontananza la cima di alcune costruzioni. Una in particolare aveva la forma di una cupola, e a quella distanza sembrava intatta e brillava sotto il sole come se fosse fatta interamente d'oro.
"Ecco Gallipolis, antica città di cultura e sapienza. Quella cupola che vedete appartiene alla sua biblioteca, la più grande del mondo antico!" proclamò Julius.
"Beh tutta la loro cultura e sapienza non è servita granché visto la fine che hanno fatto" commentò Nathan con tono saccente, ma questa volta le sue parole furono accolte dai compagni con sguardi esasperati e Anita lo apostrofò scocciata "Ora basta Nathan! Smettila con queste stronzate per favore, stai veramente toccando il fondo".
Questo commento sembrò sortire un certo effetto e Nathan abbassò lo sguardo arrossendo e fece silenzio. Cercava di nasconderlo ma le parole di Anita lo aveva scosso. Era strano, si era accorto di essere immune al giudizio di chiunque, persino a quello di Magister, tranne che a quello della ragazza. Non gli importava di quello che gli altri pensavano di lui e se qualcuno gli dava un consiglio lui tendeva a fare l'opposto, quasi a voler ribadire la propria indipendenza: lui non aveva bisogno di nessuno, sapeva cavarsela da solo e se aveva accettato di rimanere alla Cittadella del Sale era per offrire aiuto, non per riceverne. Tutto questa sicurezza però, si incrinava e vacillava quando era in compagnia di Anita. Sentiva una parte di sé che voleva piacerle, che anelava ad un suo sorriso, ad uno sguardo di approvazione e di complicità. Ovviamente cercava di nascondere questo suo bisogno ed era terrorizzato all'idea che qualcuno potesse accorgersene, per cui in sua presenza era spesso taciturno e limitava al massimo le occasioni di interazione. A volte, quando lei gli rivolgeva la parola guardandolo con i suoi occhi nocciola, su cui ricadevano lunghe ciglia nere, sentiva una mano stringergli lo stomaco e poi lasciar andare la stretta ed era come se tutta la parte bassa del suo corpo si facesse liquida e le gambe non fossero più in grado di sorreggerlo. In quelle occasioni si sentiva incredibilmente stupido e l'unica cosa che riusciva a fare era atteggiarsi e fare il duro, rispondere a monosillabi e trovare una scusa qualsiasi per allontanarsi, pregando che lei non si fosse accorta di niente.
I pensieri di Nathan vennero fortunatamente interrotti dalla voce impaziente di Liam che esclamò quasi gridando: "Muoviamoci ragazzi non vedo l'ora di visitare la biblioteca!"
"Non vorrai mica fermarti a visitare questa biblioteca, perderemo un sacco di tempo!" si oppose con altrettanta energia Bianca.
Si crearono ben presto due opposte fazioni: da una parte Liam ed Anita che non volevano assolutamente perdere l'occasione di visitare una biblioteca tanto celebre, dall'altra Bianca e Julius che invece non volevamo sottrarre tempo prezioso alla loro missione principale. Nathan era l'ago della bilancia e naturalmente non perse l'occasione per fare un piccolo dispetto all'"eletto": "Penso che sia un'opportunità da non sprecare" disse fissandolo "e poi dobbiamo comunque fermarci da qualche parte per passare la notte, almeno non dovremo di nuovo montare le tende". Così fu deciso e la compagnia del sale si diresse verso Gallipolis e dopo neanche un'ora ne percorreva le strade deserte e polverose.
La maggior parte dei palazzi era ridotta a poco più di un ammasso di pietre ma da ciò che rimaneva ancora in piedi si percepiva la bellezza calma e misurata di una città che seppur molto ricca non amava gli eccessi e ricercava l'armonia e l'equilibrio. Le mura degli edifici crollati sembravano incorniciare la vista su quelli che un tempo erano corti e giardini interni: adesso rimanevano solo alberi secchi e sbruciacchiati, statue ammaccate, sentieri ridotti a poche pietre sparse e ponti crollati sul letto di ruscelli che, ormai completamenti asciutti, somigliavano all'impronta che l'enorme verme del sottosuolo lascia sulla sabbia nel suo lento vagabondare alla ricerca di cibo.
Anita era estasiata e desolata al tempo stesso: la sua città ideale era lì, davanti ai suoi occhi, ridotta ad un ammasso di pietre e di vecchi tronchi neri puntati verso il cielo come dita accusatorie.
Ben presto arrivarono al centro della città dove si ergeva l'immensa biblioteca.
Doveva essere stata una costruzione davvero imponente e ancora, nonostante i numerosi crolli, costituiva l'edificio più grande che avessero mai visto.
Le mura ancora intatte erano di colore chiaro, porte e finestre, essendo di metallo, erano state portate via da tempo, ma la stessa sorte non era toccata all'enorme cupola che si intravedeva sopra l'edificio, probabilmente perché troppo grande e troppo in alto per essere rubata, cosicché continuava a risplendere sotto il sole del pomeriggio, emanando bagliori dorati. L'ingresso principale era un immenso squarcio al centro di una parete quasi intatta: un tempo doveva esserci un grande portone a doppio battente decorato ed imponente, ma ormai potevano solo immaginarlo.
Liam entrò per primo, seguito dalla sorella e dal resto della compagnia. Nessuno osava pronunciare una sola parola, il timore reverenziale che ispirava quel luogo aveva effetto anche sui più scettici.
Si trovarono in un enorme sala, invasa dalla luce e dalla polvere. Il passaggio era in parte ostruito da una serie di colonne di metallo alte più o meno un metro e con una fessura sottile lunga poco meno di una spanna nella parte superiore. Da alcune di esse partiva una sbarra, sempre in metallo che bloccava il passaggio.
"Le persone infilavano la tessera della biblioteca in queste fessure e le sbarre si alzavano automaticamente lasciandole passare." Sentenziò Liam con orgoglio: aveva letto questa informazione in un vecchio libro scovato nella biblioteca di Magister e finalmente si era presentata l'occasione di sfoggiare tutta la sua conoscenza, anche se, a dire il vero, gli altri non sembravano particolarmente impressionati. Sul fondo della sala si trovava un'enorme scala che saliva intatta verso il piano superiore. Cominciarono a salire i gradini con cautela e arrivati al primo piano si ritrovarono in uno stretto corridoio che conduceva a destra o sinistra. Decisero di andare a destra dove si intravedeva una sala con degli scaffali. Entrarono e si ritrovarono in una vera biblioteca simile a quella di maestro Nathan alla cittadella, solo immensamente più grande. C'erano decine di scaffali alti fino al soffitto, pieni di centinaia di libri, forse migliaia. Ciò che immediatamente colpì la loro attenzione fu l'incredibile ordine e la pulizia del luogo: non c'era un solo libro fuori posto, non c'erano calcinacci e neanche polvere... quella stanza veniva regolarmente pulita! "Qui ci abita qualcuno" mormorò Anita. "Di sicuro" le fece eco Nathan. "Infatti ci abito io" disse una voce calma e roca proveniente da un angolo buio della stanza. Un attimo dopo la figura scura sgusciò fuori dall'ombra e si fermò nella chiazza di luce che entrava da una finestra. Era un uomo dalla corporatura bassa ed esile, i capelli tagliati corti erano brizzolati così come la barba che ne incorniciava il volto. Aveva lineamenti delicati ed un volto senza età, occhi scuri, vigili e furbi ma bonari, pronti a sorridere e perdonare.
Indossava un camice blu, che i numerosi lavaggi avevano reso azzurrognolo, una canotta bianca e dei pantaloni di un colore fra il verde il marrone. Non aveva scarpe e sembrava vergognarsi dei piedi grossi e sporchi che contrastavano con il resto della sua figura, pulita e delicata.
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Le Sentinelle del Sale
Science FictionIn pochi sono sopravvissuti alla Grande Distruzione, ancora meno coloro che hanno superato i lunghi anni delle Mille Piaghe. Adesso è arrivato il momento della rinascita, ma non tutti mirano a ricostruire una civiltà pacifica e tollerante. C'è chi c...