Capitolo 14

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Mi svegliai, sentendo dei rumori provenire dal bagno. Mi alzai appena, cercando di capire cosa fosse, e realizzai che qualcuno si era intrufolato nella mia camera.
<<Ma che diavolo?>> dissi sottovoce.
Pensai subito al peggio, e ancora stordita dal sonno mi alzai cercando di non fare rumore per cercare qualsiasi oggetto con cui potermi difendere.
Decisi che la mia arma sarebbe stata il piccolo lampadario sul comodino che si trovava dall'altra parte del mio letto. Così, tenendo ben salda quella che avrei usato come arma per difendermi, iniziai ad avanzare a passo felino verso il bagno, con la paura e la speranza che non fosse uno stregone nero venuto a uccidermi.

Bastardo, ti faccio vedere io!

Incoraggiandomi mentalmente, arrivai davanti alla porta del bagno, mi misi con la mano destra il lampadario a mo di scudo nel caso in cui avesse cercato di attaccarmi.
Così, tirando un respiro profondo mi feci coraggio e tirai la maniglia della porta verso il basso, aprendola in fretta e furia.

<<Chiunque tu sia sappi che sono armata!!>> urlai con la mano tremante che reggeva il piccolo lampadario da comodino.
Mi bloccai per qualche istante non appena vidi la figura davanti a me.
<<La tua arma sarebbe un lampadario da comodino, Fiorellino?>>
Sentii tutti i miei muscoli rilassarsi e la tensione svanire, ma in compenso arrivò la frustrazione e la rabbia mi assalì.
<<Ma che diavolo ci fai qui?! Chi ti ha dato il permesso di entrare senza avvisare?!>> sbraitai mentre lui se la rideva.

<<Non volevo svegliarti.>> rispose lui ancora divertito.
<<E perché ti sei fatto la doccia nella mia camera?! Ne hai una anche tu, fino a prova contraria!>>
<<Semplicemente perché nella mia oggi non arriva l'acqua calda.>>
Ci fissammo in silenzio per qualche istante, e io sentii che ormai tutte le mie forze nel battibeccare con lui erano finite. Così, feci l'unica cosa che in quel momento mi venne spontanea; risi.

<<Prima fai tutta l'arrabbiata e ora ti metti a ridere?>>
<<Se ci pensi, la situazione con te diventa sempre più comica.>> dissi tra una risata e l'altra.
<<Tu sei lunatica Fiorellino. Ma almeno non mi hai picchiato, è già un passo avanti.>>
<<Posso ancora farlo, e poi per picchiarti non mi serve una ragione specifica.>> mi voltai per poter uscire dal bagno, chiudere la porta e prendere il telefono in mano. Guardai l'ora, e fortunatamente non era poi così tanto presto come invece mi aspettai.
Pensai fosse arrivato il momento di contattare il mio datore di lavoro, per fargli sapere che non sarei tornata. Così, scrissi un messaggio spiegandogli i miei motivi e lo inviai.

Un po' mi dispiace, ed è poco professionale licenziarsi inviando un semplice messaggio, ma non sono in vena di mentire in chiamata e dare spiegazioni he richiedano più di 2 minuti.

Dopodiché, scrissi a mia Madre dicendole di richiamarmi non appena si fosse svegliata.

Erano giorni che non l'aggiornavo e non parlavamo al telefono un po', solo qualche messaggio veloce durante la giornata.

Posai il telefono al suo posto sopra al comodino e iniziai a prepararmi, ripensando a cosa mi avrebbe aspettato oggi.

Altro che cercare indizi e persone coinvolte con gli stregoni neri, quello vuole solo divertirsi.

Non appena fui pronta, in attesa che Enea uscisse dal bagno, mi sedetti sul letto e provai a fare per l'ennesima volta quell'incantesimo, nella speranza di vedere anche solo un briciolo di magia comparire.
Provai più volte, ma non successe nulla.

<<Che diamine! Ma quanto ci metterò ancora?!>> dissi esasperata tra me e me.
<<Iris, porta pazienza. Sono certa che prima o poi ci riuscirai.>> disse Ofelia nel sentire le mie parole.
<<Ti ringrazio, ma inizia ad essere snervante.>>
<<Riprova, più tenti e più è probabile che qualcosa in te si risvegli. Non demordere.>>
Feci un respiro, non avevo intenzione di mollare, ma dovetti ammettere a me stessa che in più occasioni pensai che non ci sarei mai riuscita.

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