Chuuya era di spalle e non ha visto la folgore incendiare gli occhi di Dazai, quando il boss ha alluso alla possibilità di eliminare Odasaku. Ma ha percepito forte e chiaro il suo silenzio addensarsi di sconcerto e angoscia.
È la prima volta che accade qualcosa di simile. Normalmente freddo, cinico, per certi versi spietato e strafottente al cospetto di un mondo che tanto snobba e schifa al punto da prediligere l'idea del suicidio alla vita, il rosso non riesce a darsi pace per quel lampo di umanità che si è acceso nel partner.
Al suo fianco, persino adesso, mentre sostano nel buio in una sezione del vasto molo portuale, lui si sente invincibile, inumano, a tratti rasente il divino.
Ma solamente un'ora prima, al cospetto del boss- Dazai ha vacillato. Ha avuto paura. E non per se stesso.
È forse questo, in fondo, l'aspetto che lo tormenta di più.
In piedi accanto a lui, con le mani infilate nel costosissimo cappotto italiano, Chuuya smette di accarezzare con lo sguardo la risacca che s'infrange sui pali della banchina e scivola gli occhi di lato, soffermandoli nel punto in cui Dazai ha appena lasciato cadere in acqua un sasso.
Lo sbircia, scruta il suo profilo illuminarsi alla luce intermittente del faro, cerca di carpire quei fili inafferrabili che scorrono rapidi nella sua mente. Si domanda se si sta annoiando, se non preferirebbe trovarsi altrove, magari con Odasaku, piuttosto che lì in missione con lui- ad aspettare una nave carico che continua a non farsi vedere.
Sbuffa.
«Siamo sicuri che sia questo il molo?», domanda poi, giusto per spezzare il silenzio.
Accovacciato sul bordo del pontile, accanto alla bitta di attracco, Dazai annuisce e scivola gli occhi sulla distesa d'acqua salata.
«Magari l'hanno cambiato all'ultimo»
«Numero sette, sezione A-ovest», riconferma Dazai, scivolando seduto con le gambe a penzoloni nel vuoto. «Finora non è mai cambiato. Il commercio marittimo è tenuto a seguire protocolli fissi nelle operazioni di carico e scarico, a variare ogni volta sono solamente le rotte. Specialmente quelle illegali, dove la merce deve essere fatta sparire il più velocemente possibile»
«Menomale! Cominciavo a credere che ti fossi rotto», commenta beffardo il rosso, guardandosi oziosamente in giro. «Che c'è?, hai finalmente digerito la cena?».
Adesso a sbuffare è Dazai. «E con questa fanno quattro»
«Uh?»
«Quattro», ripete il moro, allungando indietro il busto. «Le volte in cui hai tirato in ballo Oda o la cena, da quando siamo stati congedati dal boss», aggiunge, sbirciandolo dispettoso col capo reclinato indietro e il viso rivolto al cielo punteggiato di stelle.
Chuuya ricambia quello sguardo irrigidendo il suo di sorpresa e allarme.
«Quindi», riprende Dazai poco dopo, rialzandosi sulle lunghe gambe. «Qual è il problema?»
«Problema? Ma di che diavolo parli?».
Ben poco convinto, il moro scorre gli occhi socchiusi e taglienti in faccia al rosso- alla ricerca del più impercettibile fremito o movimento muscolare che ne possa tradire i pensieri.
Impossibile sfuggirgli. Impensabile sbarrargli il passo od ostacolarne l'avanzata fatta di spire e squame, quando decide di insinuarsi in una mente.
Al suo cospetto Chuuya si fa gesso secco, una statua immobile, impassibile sotto al suo sguardo inquisitore. E quando finalmente Dazai molla la presa e si infila soddisfatto le mani in tasca, il rosso non ha la più pallida idea di cosa abbia colto sul suo viso per esserne tanto appagato.
«Era soltanto una cena, Chuuya. Rilassati», esordisce, sollevando gli angoli delle labbra in un sorrisetto allusivo. «E comunque, se proprio vuoi saperlo- beviamo spesso insieme»
«C-cosa diavolo dovrebbe importarmi, scusa?».
L'occhiata di Dazai ha persino più dell'allusivo ora. Si lecca le labbra con aria talmente beffarda ed eloquente da esercitare un effetto immediato- ed incomprensibile- su Chuuya, che percepisce le guance accaldarsi di un rosso vivo senza avere nemmeno una vaga idea del perché.
Ormai, però, il discorso è aperto. Le remore iniziali sono state abbattute e Chuuya ne approfitta per avanzare qualche dubbio e cruccio personale sulla questione.
«Pensi che il boss voglia davvero- sì, insomma...»
«Chi lo sa?»
«Tu- per dirne uno?».
Dazai sorride del velato complimento e gli schiocca un'occhiata carezzevole ed appagata. Poi si stringe nelle spalle e scivola seduto sulla bitta per l'ormeggio delle navi.
«Non lo ucciderà», risponde infine. «Oda è un atipico, i suoi ideali e la sua morale gli impediscono di uccidere- ma finora ha comunque ottenuto buoni risultati. La sua abilità è preziosa, anche se inutile a livello strategico- ma per quanto non aspiri a scalare i vertici dell'organizzazione, è proprio quella a renderlo un elemento valido»
«Parli dell'Impeccabile?».
Dazai annuisce. Un'abilità del genere, in combattimento, conferisce a chi la detiene un perenne vantaggio sul nemico. Ricevere scorci di cinque o sei secondi sul futuro più prossimo significa poter prevedere le mosse dell'avversario, presagire una trappola mortale e salvarsi la pelle da pericoli o minacce imminenti. Se poi a ciò si aggiunge anche un'adeguata preparazione fisica, sfuggire a molte delle morti che falciano quotidianamente i gradi più bassi della Port Mafia può diventare un giochetto da ragazzi per Odasaku.
«Ideali e morale a parte, Mori riconosce il suo valore- è per questo che non si sognerebbe mai di cacciarlo».
Il rosso si adombra, non può farne a meno. Del resto è stato Dazai a suggerire quel consiglio.
«Sapevi che Mori non lo avrebbe cacciato, quindi- qual è il tuo vero obiettivo? Speri di averlo in squadra?».
L'altro non risponde. E non perché voglia tenere segrete le sue intenzioni a riguardo- semplicemente si rende conto di non averne, su Odasaku.
Inoltre, proprio mentre stanno parlando, all'orizzonte è apparsa una nave. Avanza sempre più grande, una macchia stagliata nella distesa scura del cielo- e data la rotta e il suo incedere tra i venti e i ventitré nodi, non può che trattarsi del loro carico.
«Eccola là, finalmente», annuncia Chuuya, stirandosi le spalle e i muscoli delle gambe. «Come procediamo?»
«Dipende da te», risponde Dazai, inforcando l'orizzonte con gli occhi immobili.
«Dazai»
«Non ti sto provocando», lo rasserena l'altro. «Ma vista l'attesa, possiamo passare direttamente all'azione, se preferisci. L'alternativa è salire a bordo prima che attracchi, dividerci e mentre io distraggo la flotta di comando, tu ti dai alla pazza gioia a poppa. Qualche buco qui e là tra lo scafo e la carena- e in una ventina di minuti le armi della GSS dormiranno sul fondale della costa di Yokohama»
«Come sei poetico», lo schermisce Chuuya. A seguito gli scocca un'occhiata persino più beffarda. «E che ne sarebbe delle prostitute a bordo? Non vorrai lasciar colare a picco anche loro»
«Sono prostitute, per giunta assoldate dal nemico- non le toccherei con un dito nemmeno se fosse il tuo», ribatte Dazai. «Forza, a te la scelta»
«Come conti di raggiungermi?».
Dazai fa spallucce. «L'ho sempre fatto in un modo o nell'altro, no?».
I begli occhi di Chuuya si assottigliano di sospetto sul volto del moro. Ma dura un solo istante, un'esitazione fulminea, durante la quale il rosso sente le parole venefiche di Dazai raggiungerlo dal suo appartamento in una fredda eco di morte.
"Dovrei lasciarti crepare".
Subito dopo, Chuuya si disfa del cappotto, del gilet e si pinza un guanto coi denti. Lo sfila e si leva anche l'altro.
«Sai nuotare?».
Dazai fa no con la testa e indietreggia di qualche passo sulla banchina.
«Oh, concessori di oscure disgrazie-», comincia a decantare Chuuya.
Corruzione è presto risvegliata e serpeggia ora sulla sua pelle diafana in lunghe voglie di fuoco rosso che si avvitano alle braccia. Fili invisibili lo avvolgono, muovono il suo corpo come un burattino, lo sollevano in aria e ne prendono il pieno controllo e possesso.
Chuuya riverbera nel vuoto, rischiarando il buio di un'aura cremisi. Tutt'attorno, pezzi di legno si staccano dalla banchina, barche ormeggiate nelle vicinanze si accartocciano in molli lamenti di metallo che si piega.
Dazai scivola indietro. Getta un'occhiata al partner, alla nave e subito dopo si dilegua, inghiottito dalla notte nel porto.Ventitré minuti più tardi, la nave carico che trasportava un equipaggio di quindici uomini e dodici donne destinate ai traffici di prostituzione gestiti dalla GSS fanno la loro scomparsa al largo del porto di Yokohama, insieme ad un carico di armamenti per il valore di oltre trentamila yen.
Non viene lasciata una singola traccia del suo passaggio- né della sua sparizione.
Quando Chuuya tocca coi piedi la sottile arena della costa, Corruzione è al suo massimo potenziale e gli sta consumando le interiora. I denti serrati in una smorfia belluina, avanza di un passo- barcolla e cade in ginocchio sulla sabbia.
«Da-zai», digrigna inferocito, lottando e opponendo una fiera resistenza alla forza sovrumana che lo sta disintegrando e schiacciando da dentro. «Daaa-zaaaiii!».
Affonda mani, dita e palmi nell'arena sottile, spingendo per rialzarsi in piedi. Si solleva- di nuovo compie giusto un paio di passi, poi cade nuovamente carponi e rigetta una boccata di sangue grumoso che si impasta alla sabbia. Alza a fatica il volto, si guarda attorno e la spiaggia gli restituisce uno sguardo vacuo, desolato.
Di Dazai, non è rimasta neanche l'ombra.
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È Rosso nelle Crepe che hai lasciato
FanfictionSoukoku novel. Osamu Dazai e Nakahara Chuuya - Bungo Stray Dogs. Ogni diritto sui personaggi e i riferimenti al manga sono riservati a Kafka Asagiri. I diritti sugli elementi di fantasia e le vicende narrate sono invece a me riservati