In caso contrario.
In quel caso contrario, Chuuya si rialza con slancio dalla moto che ha fermato pochi minuti prima davanti al nuovo rifugio del partner.
Ha gli occhi sgranati. Seguono una crepa che corre lungo il muro fino a scomparire tra le tegole basse. Le pupille vi si impigliano, si irritano i capillari.
È di Dazai la voce che lo ha raggiunto alle spalle. Lo ha chiamato in tono scanzonato mentre muoveva i passi sul suolo polveroso; sulla bocca un ghigno che si allargava sempre più in una smorfia appagata.
Non è fuggito. È rimasto esattamente dove l'aveva ritrovato. Perciò...
«Dimmi un po', Chuuya», lo punzecchia ora, raggiungendolo alla moto. «Come ci si sente a non aver mai ragion-».
L'urto dello schianto gli fa piombare la voce in fondo allo stomaco. Un urto di ossa che cozzano tra loro. Uno schianto che nulla ha a che vedere con la violenza.
Sottili fili di rame ondeggiano soffici nel campo visivo di Dazai. Un calore profuso si diffonde all'altezza del petto e dell'addome, irradiandogli le narici di un profumo ambrato, caldo, dalle note pastose e cipriate. Dopo un primo istante di rigidità la stretta al busto si allenta e tutta la pressione che poco prima gli serrava la gabbia toracica si concentra ora in un unico punto all'altezza delle scapole. Premuta al centro, la mano di Chuuya è aperta e calda.
Dazai ne percepisce la linea delle dita e il morbido dei polpastrelli, il taglio della mandibola gli è affondato nel tessuto del gilet. Abbassa gli occhi. Il vuoto di poco prima si incendia di ciocche ramate.
Chuuya lo sta abbracciando. Non capisce perché. Non fa nemmeno in tempo a domandarselo; il suo cervello, estraneo ad attacchi a sorpresa di quel tipo, ha subito un parziale arresto e si rifiuta di tornare a processare la situazione.
Le braccia si sollevano a mezz'aria di quel poco che la stretta del partner consente. Il volto si piega ancora di più alla ricerca di una ragione logica che trapeli dal suo sguardo, ma Chuuya glielo nega.
«Mi dispiace... Dazai». La sua voce, solitamente di graffi a fior di pelle, raggiunge le orecchie del moro in una carezza ruvida.
L'abbraccio si scioglie. Tornano l'uno davanti all'altro. Si cercano con gli occhi, ma quelli del rosso sembrano più quieti e risoluti di quelli del partner, che lo fissano attoniti.
Dazai sta trattenendo il respiro.
«Tu- hai perso un amico, quando Odasaku è morto», riprende Chuuya a voce bassa e ferma. «E io ricordo bene cosa si prova».
Per quanto si stia sforzando, Dazai d'un tratto trova estremamente difficoltoso mettere in fila i pensieri e dare un senso a quel che sta accadendo. Il calore- quello che gli ha lasciato addosso l'abbraccio- sembra essere già evaporato dalla pelle. Eppure lo percepisce ancora da qualche parte, incastrato al di sotto della superficie epidermica. Lo sente scivolargli nelle membra, sciogliergli i muscoli e penetrargli sino alle viscere.
Tutto ciò lo lascia estremamente confuso.
«Sono venuto qui per dirti che mi dispiace sapere... che stai soffrendo». Chuuya si volta a quelle ultime parole, puntando la moto per andarsene. Ha guidato a giri folli fin laggiù per prendersi le sue risposte- e ha scoperto che il boss aveva torto. Ora è pronto a lasciare andare Dazai, se questo è il suo volere.
«Chuuya».
Un passo avanti. Rumore di ghiaia smossa sotto le suole.
Chuuya serra i denti in un digrigno, prefigurandosi una battuta velenosa sulla scia del suo solito umorismo distorto. «Ho detto quel che avevo da dire, ora non ti azzardare a-».
A rimanere attonito, quando si volta in un impeto seccato, stavolta è lui.
La manica del giaccone beige gli è scivolata indietro, mostrando un braccio senza bende ad avvolgerlo. Dazai l'ha alzato nell'urgenza di catturare quella goccia bagnata che a tradimento si è liberata dalle ciglia. E adesso gli sta sorridendo con un sorriso che non è il suo- un sorriso che Chuuya è certo di non avergli mai visto emergere in volto.
Schiude le labbra a quella visione inconcepibile del partner, a stento lo riconosce in quelle vesti. Gli occhi corrono da un braccio all'altro, poi scartano sul collo. Pelle a vista, niente bendaggi- e Dazai, a capo chino, se ne sta immobile al suo cospetto.
Le sue spalle fremono lievi, le dita stringono il niente in due pugni chiusi.
È silenzio.Travolgente. Inarrestabile.
Il calore rosso che Chuuya gli ha infilato a forza sotto la pelle, in poco tempo si è già diffuso ovunque. Sono onde di mareggiata, ora, che gli scaldano il petto, lo stomaco, le viscere e le mani.
Le sue. Sudate. Strette al volto di Chuuya.
Le gote arrossate di caldo e sudore, per una temperatura innalzatasi di qualche grado che ha sciolto il tempo, gli attimi e i passaggi da uno spazio all'altro. Dal cortile alla porta. Dalla porta al materasso- e il tragitto tra l'una e l'altro è ora disseminato dei loro vestiti.
Le pareti tremano, chiuse attorno ai loro corpi nudi, aggrovigliati. Ansimi sottili, sibili indistinti che liberano quelle onde calde tra labbra e labbra.
Dazai ne beve una, inghiotte e preme il capo contro il cuscino. Gli occhi schiusi, per vedere e non vedere. Per esserci sì, ma solamente un po'. Chuuya si muove su di lui. Non dovrebbe, non lo vorrebbe, pensa di scacciarlo- ma non ci riesce ed è un altro ansimo sottile a racchiudere quel suo non saperlo allontanare.
Sarebbe comunque inutile. Le unghie affondano già nella carne delle sue braccia nude, graffiano via il dolore e lasciano segni sulla pelle del rosso.
Un gemito, i cigolii del materasso si allungano e si distendono seguendo le onde rosse che Chuuya gli sta infliggendo nel corpo. Immerso dentro di lui, tuffato da capo a piedi, cerca nei suoi occhi il riflesso del suo piacere.
Lo trova, ma Dazai è uno scrigno a chiusura ermetica e ci mette poco a piegare il capo per negarsi. Vittima di una versione che non credeva esistesse in lui, Chuuya si abbandona completamente sul suo corpo nudo, stringendo una ciocca dei suoi capelli tra le dita tremanti. Suda, strepita, spinge. Gli scivola le labbra sul collo, disseminandolo di baci a fior di pelle.
Altre onde calde che in Dazai convergono sul fondo del ventre, dissipando fili elettrici e brividi ad ogni pulsione della carne. Cerca di liberarli, soffiando il fiato tra le labbra arricciate, stringendo le dita tra il lenzuolo sgualcito e il cuscino- ma ne è ormai succube.
Rassegnato, chiude del tutto gli occhi, abbandonandosi alle onde e desiderando solo la deriva con Chuuya. Sentendolo, percependolo in ogni contatto con la sua pelle, nel muoversi sopra e dentro di lui, nel suo volto impresso nella piega del collo- Dazai ansima. E ansima anche Chuuya.
È il preludio dei gemiti. Rochi, bassi, strozzati.
Infine, quando le onde di uno si infrangono contro la mareggiata dell'altro, raggiungono insieme l'orgasmo tra gli spasmi.
A labbra serrate.
E con gli occhi lucidi di frenesia, sgranati in direzioni opposte.~
È notte fonda quando Dazai si districa di dosso il corpo nudo di Chuuya, profondamente addormentato sul lenzuolo intriso dei loro sudori ormai raffreddati.
Hanno trascorso ore in quel letto. Da un click del suo animo. Tutto per un solo click.
Esce nell'aria fredda del cortile, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni. Lo sguardo assonnato cerca la luna nel cielo. Non la trova, nascosta dal cemento incassato nella voragine- ma gli angoli delle labbra di Dazai si sollevano ugualmente in un sorriso mite che rivolge alle stelle immobili, da qualche parte lassù, oltre la spessa coltre di nuvole gonfie.
Impigliata tra le crepe di un muretto nascosto all'altro lato della strada, un nastro pallido e consunto cattura la sua attenzione. Pezzi di lui, come la muta di un serpente, che disseminavano Suribachi prima dell'arrivo di Chuuya. Squarci del suo animo di cui si è disfatto giorno dopo giorno, laggiù, gli stessi che alla fine hanno tracciato il percorso per ricongiungerlo all'altra metà del Doppio Nero.
Dazai accentua il sorriso, carezzando a distanza la benda che ondeggia silenziosa nel vento della notte. Quella, a quanto pare, i monelli di Suribachi si sono dimenticati di raccoglierla.
«Come al solito-», sospira, tornando sui suoi passi.Tutto secondo il piano.
Il suo, inafferrabile.
STAI LEGGENDO
È Rosso nelle Crepe che hai lasciato
FanfictionSoukoku novel. Osamu Dazai e Nakahara Chuuya - Bungo Stray Dogs. Ogni diritto sui personaggi e i riferimenti al manga sono riservati a Kafka Asagiri. I diritti sugli elementi di fantasia e le vicende narrate sono invece a me riservati