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~ Il mistero del silenzio è chenon fa mai lo stesso rumore

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~ Il mistero del silenzio è che
non fa mai lo stesso rumore.

Il continuo ticchettio dell'orologio riempì l'ufficio del preside, dove si ritrovarono i sette ragazzi richiamati che si scambiarono continue occhiatacce. I loro sguardi erano un mix tra fuoco e fiamme e, se fosse stato possibile, avrebbero incenerito l'intera stanza.

Al centro di quest'ultima c'era l'inserviente delle pulizie, chiamato poco prima dal preside per controllare che nessuno litigasse in sua assenza. Il signore, dai pochi capelli bianchi che vennero nascosti da un cappellino con la visiera blu, aveva le braccia incrociate e continuare a spostare lo sguardo da destra verso sinistra con occhi socchiusi. 

Poco dopo, dei passi felpati si unirono al rumore del piccolo apparecchio elettronico che si trovava sulla parete difronte ai ragazzi; il rumore della maniglia che veniva abbassata e un piccolo cigolio, fece voltare tutti i presenti verso la porta di legno pregiato rivelando la figura del preside che entrò nel loro campo visivo.

Il dirigente scolastico, una volta ringraziato l'inserviente che uscì da quella che ormai sembrava la stanza per l'inferno, sì accomodò sulla sua elegante sedia mentre reggeva un panno umido posto sotto le narici da cui, ogni volta che lo allontanava anche di poco, fuoriuscivano ancora delle piccole macchioline rosse. L'uomo alzò lo sguardo verso I giovani, pronto ad ascoltare come fossero andate realmente le cose. Girò lentamente lo sguardo da sinistra verso destra e viceversa come poco prima aveva fatto l'inserviente, dato che i sette studenti si erano divisi in due gruppi: quattro di loro si trovavano nell'angolo sinistro della cattedra, mentre gli altri tre si trovavano in quello destro.

Il preside aprì uno dei cassetti del mobiletto accanto a lui e, da esso, tirò fuori diversi fascicoli; li posizionò sulla cattedra, indossò i suoi occhiali da vista di un blu elettrico ed iniziò a sfogliarne uno. 

«Benjamin Rivera.»

Iniziò col dire il dirigente che alzò lo sguardo dal foglio incrociando due occhi penetranti e magnetici di un azzurro intenso che, abbinati ai suoi capelli castani leggermente lunghi, risaltavano molto di più.

«ragazzo con ottimi voti in tutte le materie, capitano della squadra di basket e il miglior alunno del corso di recitazione.»

Continuò per poi rivolgersi ai due ragazzi che si trovavano accanto all'alunno modello.

«Jacob White ed Eric Rivera. Anche voi ottimi voti a scuola, due dei giocatori di basket più ammirati dall'allenatore, ma entrambi avete partecipato a diversi episodi di risse.»

Dopo ciò, il capo d'istituto si girò dall'altro lato della stanza osservando i quattro amici e facendo una smorfia di scocciatura.

«Ivan García.»

Iniziò per poi espirare profondamente.

«ottimo studente in informatica e matematica, ma pessimo giocatore di Basket. Da quello che ricordo, lei l'anno scorso è stato sospeso sempre a causa di un litigio con il signorino White.»

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