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~ Noi, stupidi egoisticerchiamo la nostra Lunama lei ormai è in cellacome sempre, c'eravamo scordatidi quanto possa essere bella

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~ Noi, stupidi egoisti
cerchiamo la nostra Luna
ma lei ormai è in cella
come sempre, c'eravamo scordati
di quanto possa essere bella.
Poesia Luna. Dalla raccolta di poesie "labirinti di parole" di
iL000VEu

«devi proteggerla io non posso più. Ormai è giunta la mia ora, mi hanno trovato e tocca a te prenderti cura di lei. Mi raccomando non devi mostrarla a nessuno, al di fuori dei tuoi amici. Loro presto saranno come te.»

Ormai erano passate delle ore da quando Bryan aveva ascoltato queste parole.
Una volta che il tizio misterioso scomparì, il ragazzo, approfittando anche del fatto che la madre avrebbe fatto il turno serale al lavoro, chiamò subito i suoi tre amici che corsero a casa sua.

Bryan gli raccontò tutto che era successo e, tutti insieme, avevano passato l'intera nottata a cercare di capire cosa significasse tutto ciò.

Ormai il sole era sorto da un bel po' e i quattro amici riiniziarono a fare ricerche.

«ragazzi, oltre all'articolo che già trovammo sulla leggenda delle gemme, qui non c'è niente e io mi sto leggermente annoiando.»

Kevin, con un salto, scese dal letto dirigendosi verso la finestra. Nel mentre, Ivan era sommerso da fogli di giornali vecchi che suo nonno conservava in casa.
Dopo essere arrivato a casa dell'amico e aver visto che si trattasse della gemma, il ragazzo, la sera prima, tornò indietro a recuperare i diversi articoli che si trovavano in casa sua.

«che ne dite se facessimo una partita di basket? Secondo me il tipo strano voleva solo fare uno scherzo.»

«Kevin, Bryan ha il braccio rotto e poi non penso si tratti di uno scherzo.»

Andrew si girò verso Bryan cercando di capire come la pensasse l'amico. Quest'ultimo  si alzò dalla sedia posta davanti alla sua scrivania e recuperò la gemma posta sul comò accanto al letto.

«non era uno scherzo. Ne sono sicuro, solo che non riesco a capire nulla. Gli occhi rossi, il fatto che è scomparso in un secondo, le ferite che aveva e soprattutto la frase: "loro saranno come te."»

Kevin, stanco di quella faccenda, recuperò il pallone da basket che l'amico aveva sotto la scrivania e iniziò a lanciarlo in aria per poi palleggiare a mano aperta.

«uno, due, tre, quattro...»

Iniziò a contare il ragazzo, finché il pallone volò più lontano andando quasi a finire sulla testa di Bryan, ma quest'ultimo si girò velocemente e lo bloccò con entrambe le mani.

«wow amico. Che riflessi.»

Le parole di Kevin fecero girare i due amici. Ivan, vedendo che l'amico reggeva il pallone con la mano del braccio ferito, girò lo sguardo verso Andrew per poi riportarlo su Bryan.

~ Moonlight Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora