8. Non hai mai accettato la mia partenza

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Mentre saliamo con l'ascensore per raggiungere il rooftop bar al ventisettesimo piano dell'Hotel Riu giovedì venti luglio, sono abbracciata a Tommaso e sento Marco che mi guarda.
Appena siamo al bar, osservo Carlotta andare incontro a Bruno, dargli un bacio e fargli gli auguri di buon compleanno.
Più tardi, durante la festa, sto osservando Madrid dall'alto sulla passerella di vetro, quando sento una voce maschile salutarmi.
Mi giro e lo saluto anch'io, e osservo Marco venire verso di me.
«Ti stai divertendo?» mi chiede.
«Sì, e poi questo bar è fighissimo, vero?»
«Sì, molto.»
Appoggio le mani alla ringhiera di vetro della passerella e rimaniamo entrambi in silenzio per qualche secondo, poi mi volto verso di lui ed esclamo:
«So cosa provi a vedermi con Tommaso. L'ho provato anch'io a vederlo con un'altra ragazza.»
Marco mi fa un leggero sorriso, ma non dice niente, così io aggiungo:
«Sai... mi sembra strano che adesso io e te siamo qui a Madrid che stiamo parlando di questo.»
«Sembra strano anche a me, Giorgia.»
«Pensare che giocavamo sempre insieme da bambini. Al parco, a casa mia o a casa tua.»
«Sì. Qualsiasi tipo di gioco ci andava bene, sia da maschio che da femmina. L'importante era stare insieme.» dice, facendomi un bel sorriso stavolta.
«Sì. Ti ricordi quell'estate che siamo andati a Disneyland Paris?» gli domando.
Gli si illuminano subito gli occhi al ricordo, così mi risponde:
«Sì, è stato divertentissimo. L'estate più bella di tutta la mia vita, dopo questa. C'era anche Ale, vero?»
«Sì. Noi avevamo sette anni e lui cinque.»
«Bei ricordi.»
«Sì.» concordo, sorridendogli, e lui fa lo stesso.
«Sei bellissima stasera.» dice, dopo qualche istante di silenzio con sottofondo della musica spagnola.
Lo ringrazio e lui mi guarda negli occhi, per poi accarezzarmi il viso.
Lo guardo un po' imbarazzata, e lui mi chiede:
«Sai come ho capito di essermi innamorato di te?»
«Come?»
«Quando ci hai invitati a cena quella domenica sera. Guardandoti a tavola, così matura, così diversa. Quasi non mi sembravi la stessa persona che conoscevo.» confessa.
Tolgo le braccia dalla ringhiera di vetro e Marco mi guarda, poi mi prende le mani e guardandomi negli occhi afferma:
«Lascia Tommaso, ti prego.»
Lascio andare le mani e mi allontano qualche centimetro da lui, e corrucciando la fronte, dico:
«No. Non voglio lasciare l'unica persona che amo di più al mondo. Io e lui ci amiamo, Marco, mi dispiace.»
«Ma tua madre si è sposata con suo padre. Siete fratellastri, Giorgia.»
«Non esiste nessun tipo di legame di sangue.» gli ricordo.
«E allora? Adesso siete comunque una famiglia. Ti prego, Gio. Io ti amo.» esclama, afferrandomi nuovamente le mani e guardando i miei occhi verdi.
«Ma io non ti amo, Marco.» dico, e guardo anch'io i suoi occhi verdi.
«So che invece non è vero. In realtà tu mi ami, Giorgia. Forse l'unico problema è che sei troppo orgogliosa per ammetterlo, o forse neanche te ne rendi conto.» ribatte.
«Io non sono orgogliosa. Non lo sono mai stata.» affermo, e osservo i suoi capelli castani e le sue sopracciglia folte.
«Invece lo sei eccome. Sai qual è il vero problema?»
«Quale?» gli chiedo, confusa.
«Secondo me tu non hai mai accettato la mia partenza.»
«Non è vero.» dico subito.
«Non hai mai accettato che mi sono trasferito a Firenze. Ci sono sempre stato per te, da quando eravamo piccoli siamo sempre stati insieme, abbiamo sempre giocato insieme. Eravamo quasi come fratello e sorella. Poi all'improvviso un giorno sono dovuto andare via, io e la mia famiglia siamo dovuti andare via. Tu questo non l'hai mai accettato.» esclama.
«Non è vero. Dopo che voi ve ne siete andati io sono diventata amica di Carlotta.»
«Sì, perché non c'ero più io. Non essendoci più hai trovato qualcuno che mi rimpiazzasse. Ammettilo, Giorgia.»
«Non lo ammetterò mai, perché non è vero. Forse il problema è che tu sei geloso di Carlotta. Sei geloso della mia amicizia con lei, sei geloso del rapporto che ho con lei, oltre ad essere geloso di Tommaso ovviamente.» esclamo, alterata.
«Sono geloso di Tommaso, sì, è ovvio, ma non di Carlotta.»
Ad un tratto sento la voce di Tommaso che mi chiama, così mi volto e gli dico che arrivo.
«Continuerò a lottare, Gio, sempre e comunque e qualunque cosa accadrà.» dice, appena mi giro verso di lui.
Lo guardo senza dire niente e poi mi allontano, raggiungendo Tommaso.
Per tutto il resto della festa non parlo con Marco, ci guardiamo soltanto, tanto che ad un certo punto Alessandro viene a parlare con me e mi chiede come mai guardo a malapena in faccia suo fratello, così gli spiego tutto. Lui mi dice che sa già tutto e che gli dispiace per noi.

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