18. Un grosso sbaglio

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Il tardo pomeriggio di sabato undici novembre sono in camera mia che mi sto preparando per andare a cena a casa di Marco.
Dopo aver bussato, Tommaso entra nella mia stanza e si siede sul mio letto.
«Sei pronta?» mi chiede.
«Quasi.»
«Succederà stasera?» mi domanda, scrutandomi mentre mi specchio.
«Cosa?»
«Eh... quello.» risponde, guardandomi dopo che mi sono girata verso di lui.
«Ah. Non lo so, è probabile.» dico, vaga.
«Ti senti pronta?»
«Non lo so, credo di sì. Sono passati solo dieci giorni da quando ho detto a Marco di non essere ancora pronta.»
«Hai messo il reggiseno abbinato alle mutandine?» mi chiede.
«Tommaso! Ma che domanda fai? Sono affari miei. E poi non sono così stupida da non mettermi un completino intimo proprio stasera.» esclamo, dandogli una sberla sul braccio.
«Bene. Colore?»
«Nero.»
«Bene. Perizoma, brasiliana o slip?»
«Brasiliana.»
«È una delle tante cose importanti di quando si fa sesso per la prima volta con il proprio ragazzo. Ti ricordi quando l'abbiamo fatto noi due?» mi domanda ad un tratto.
«Certo che me lo ricordo. Come potrei dimenticarmelo? È stato sul pianoforte.»
«Sì, è stata la miglior scopata di tutta la mia vita.» confessa.
Gli do un'altra sberla sul braccio, poi dico:
«Non dire così. Per me è stata la prima volta. Io ci tengo a queste cose, lo sai. E poi è stato molto romantico.»
«Sarà stato anche molto romantico, come dici tu, ma ci abbiamo dato dentro.» afferma, sorridendomi.
«Se devi parlare così vattene, per favore.» dico, scocciata.
«Okay, okay, la smetto. Comunque è stato bellissimo, Giorgy.» esclama, sorridendomi ancora.
Gli sorrido anch'io, poi aggiunge:
«Spero che vi divertirete stasera.»
«Lo spero anch'io.» dico, e ci guardiamo negli occhi.
Sospiro mentre continuiamo a guardarci negli occhi, poi lui esce da camera mia, salutandomi.

Dopo cena io e Marco siamo sul divano di casa Bonanni coccolati l'uno all'altra.
«Ti ricordi quando tu venivi qui e giocavamo insieme?» mi chiede ad un tratto.
«Sì, ci divertivamo un sacco. E quando imitavo i nostri idoli? In camera tua a cantare tutte le canzoni. Era divertentissimo.» rispondo, ridendo e ricordando quei momenti spensierati.
«Sì, oddio, è vero.»
«Le canzoni di Ariana Grande e quelle dei One Direction, di Demi Lovato.»
«C'era una canzone dei One Direction che era la mia preferita all'epoca.» afferma Marco.
«If I Could Fly.» dico subito.
«Sì, esatto, ma anche un'altra mi piaceva molto, però eravamo più piccoli.»
«Little Things.»
«Esatto. Com'è che diceva la frase?»
«Sono innamorato di te e di tutte queste piccole cose.» rispondo.
«Sì.» dice, sorridendomi, e poi ci baciamo.
Poco dopo, nella stanza di Marco stiamo guardando le foto di quando eravamo piccoli.
«Guarda questa, è troppo carina.» esclamo.
«Natale duemilasedici.»
«Avevamo nove anni e Ale otto.»
«Sì. Guarda che carina tutta vestita di rosso.» dice Marco.
«Eravamo buffissimi, tutti vestiti di rosso.»
Mentre continuiamo a sfogliare l'album delle foto, esclamo:
«Guarda questa. Io ti do un bacio sulla guancia. Che carini.»
«Adesso i baci non me li dai più sulla guancia.» dice Marco, guardandomi.
«Adesso siamo più grandi.» affermo, alzando lo sguardo.
«Sì.» concorda, e ci baciamo.
Appoggio l'album delle foto sulla cassettiera e pian piano ci sdraiamo sul letto.
«Giorgia, sei sicura?» mi chiede ad un tratto, mentre mi accarezza una coscia avvolta dai collant neri.
Faccio cenno di sì con la testa, così ricominciano a baciarci e pian piano ci togliamo i vestiti. Una volta rimasti in intimo, tra baci e carezze improvvisamente provo a fermare Marco.
«Cos'hai, tesoro?» mi chiede.
«Non ce la faccio, non ci riesco. Scusami.»
Marco rimane in silenzio, così aggiungo:
«Per favore, non te la prendere. Non è che non mi va di farlo, è che non ci riesco. Non mi sento ancora pronta.»
Finché non era quasi il momento di farlo davvero non mi sono resa conto di non essere ancora pronta a farlo con un altro ragazzo diverso da Tommaso.
«Okay, va bene. Fammi un fischio quando ti sentirai pronta.» dice, bruscamente.
Marco si allontana da me e comincia a rivestirsi.
«Marco, non è colpa mia.» dico, osservandolo.
«Non ti sto dando la colpa, Giorgia.»
«E allora cos'era quella frase? Fammi un fischio quando ti sentirai pronta. Non era divertente.»
«È già la seconda volta che succede. Stiamo per farlo, ma tu non ci riesci. Lo so che hai sofferto molto per Tommaso, ma adesso ci sono io. Io che ti amo più di ogni altra cosa al mondo, io che ti conosco da sempre.»
«Lo so che mi ami e anch'io ti amo, ma non mi devi mettere nessuna pressione.» dico.
«Okay. Però scommetto che è per Tommaso, vero? Scommetto che è per colpa sua se non riesci a farlo con me.» afferma.
«Lo ami ancora, vero?» aggiunge, fissandomi.
«No, non è colpa sua. Ora scusa, ma me ne vado. Ci sentiamo domani. Ciao.» taglio corto, ed esco da camera sua e poi da casa sua.
In realtà è proprio per colpa di Tommaso, ma preferisco non dirlo a Marco, anche se lui l'ha capito.
Appena arrivo a casa vado subito in camera mia e comincio a piangere, sdraiandomi sul mio letto.
«Ehi! È successo qualcosa? Sei entrata in casa senza salutare.» sento esclamare dalla voce di Tommaso, entrato in camera mia.
«No, va tutto bene.» mento.
Tommaso si siede sul mio letto e mi chiede:
«È successo qualcosa con Marco? L'avete fatto o no?»
«No, no, no!» rispondo bruscamente.
Mi tiro su a sedere e aggiungo:
«E credo che non succederà mai. Non ci riesco, è più forte di me.»
«Sono stato così importante per te?» mi domanda improvvisamente.
«Sì.« rispondo subito.
«E se proprio lo vuoi sapere... lo sei ancora.» aggiungo.
«Anche tu sei importante per me. Sei comunque la mia sorellastra, anche se sei stata la mia ragazza.»
«Questo non mi aiuta, Tommy. Di questo passo Marco mi lascerà.»
«Non esagerare. Se vuoi gli parlo io, lo rassicuro io.» mi dice.
«No. Peggioreresti solo le cose.»
«Non è vero.»
«Sì, invece. Sei tu il motivo per il quale non riesco a farlo con lui.» confesso.
«Allora ci deve essere un modo per risolvere il tuo problema.» dice, guardandomi negli occhi.
«No, non c'è.»
«Invece ce ne sarà uno.» insiste.
«Non credo.»
«Posso farti una domanda?»
«Sì.»
«Mi ami ancora?» mi chiede, cogliendomi di sorpresa.
«Devo rispondere sinceramente?»
«Sì.»
Faccio un respiro profondo e confesso:
«Sì, ti amo ancora, Tommaso. E forse non smetterò mai di amarti.»
Lo vedo toccarsi la faccia con le mani, come disperato, distogliendo lo sguardo da me, poi mi guarda negli occhi, così gli domando:
«Cos'è quella faccia?»
«Anch'io ti amo ancora, Giorgia.» confessa.
E allora perché cazzo mi ha lasciato?
«Non posso continuare una storia con un ragazzo se amo sia lui che il mio ex.» dico.
«E quindi cosa pensi di fare?» mi chiede.
«Non lo so.»
Ci guardiamo negli occhi e ad un tratto si avvicina al mio viso e ci baciamo. La reazione è immediata: cominciamo a spogliarci senza pensarci un attimo.
Dopo avermi tolto i collant neri, siamo entrambi in intimo.
«Bello questo completino nero.» mi sussurra.
Io gli sorrido e lui mi bacia.
Ci sdraiamo sul mio letto, io davanti a lui e lui dietro di me, poi mi riempie di baci e si tira su, adagiandosi sul mio corpo.
Sento il suo pene eretto sopra il mio sedere, così ansimo all'instante.
Mi era mancato essere intima con lui, mi era mancato farci le coccole prima di fare l'amore e mi era mancato sentirlo respirare sul mio orecchio.
«Sei bellissima, Giorgia.» mi sussurra all'orecchio, mentre continua a riempirmi di baci.
«Anche tu, Tommy.» ansimo, e tutto a un tratto sento che si alza da sopra di me e mi sfila le mutandine.
Mi giro per osservarlo e lui mi sorride subito.
Poco dopo lo sento che mi entra dentro, così iniziamo a fare l'amore.

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