Capitolo 6

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Eileen

Bombarda. Confringo. Expulso.

C'era un'infinità di incantesimi che Eileen Watson avrebbe potuto scagliare contro quella dannata porta. Se si fosse fermata a riflettere, avrebbe potuto persino elencarli per ordine di difficoltà, pericolosità ed efficacia. Piuttosto si limitò a bussare ripetutamente, nella speranza di ricevere una risposta, ignorando le occhiate scettiche dei Serpeverde che sbucavano dal dormitorio maschile.

<Chris!> sbuffò <Christian Edevane!>

<Non dovresti essere qui, Watson! Il dormitorio delle ragazze è dall'altra parte del corridoio> sghignazzò un Serpeverde di cui non ricordava il nome.

<E tu dovresti comprarti un cervello> sbottò.

Giunta al limite della pazienza, tirò fuori la bacchetta con un movimento istantaneo <Alohomora>

La serratura della porta scattò ed Eileen entrò nella stanza: un odore aspro e maschile raggiunse fastidiosamente il suo naso. Dai letti disfatti degli altri ragazzi, immaginò che fossero già in Sala Grande per la colazione e, stizzita, si diresse verso il letto di Christian. Dormiva ancora beatamente, un'espressione rilassata in viso e la bocca leggermente aperta.

La ragazza scosse la testa rassegnata: avrebbe voluto volentieri scagliargli contro una Caccabomba per averle fatto perdere tutto quel tempo – invece si sforzò soltanto a chiamarlo per nome.

Al terzo tentativo, la Serpeverde fu quasi sorpresa nel vedere gli occhi di Christian spalancarsi all'improvviso, come se si fosse appena risvegliato da un incubo.

<Ce l'hai fatta, finalmente> commentò lei, i pugni scalfiti nei fianchi.

<Leen, sei tu> si stropicciò gli occhi <Mi hai fatto prendere un colpo>

<Non meriteresti altro>

Christian, tuttavia, girò il cuscino dalla parte fresca e vi si accoccolò per continuare a dormire <Ancora cinque minuti>

La bionda si spazientì <È tardissimo, devi alzarti in questo preciso istante> e gli tolse la coperta di dosso.

Il ragazzo, a petto nudo, le rivolse uno sguardo contrariato <Sì, mamma. Però aiutami> le porse una mano.

Eileen la afferrò fiduciosa, ma si sentì improvvisamente tirare verso il basso, ritrovandosi sdraiata sul letto accanto al Serpeverde. Avrebbe dovuto immaginarlo.

<Chris, che diavolo stai facendo?> cercò di alzarsi, ma lui strinse le braccia attorno ai suoi fianchi impedendole di muoversi.

<Chris, dobbiamo andare> ritentò invano <Abbiamo lezione con Vitious>

<Ti sembro avere la faccia di uno che se ne importa della lezione con Vitious?> rispose l'altro con la voce impastata dal sonno.

<Tu hai sempre quella faccia da scemo, è difficile distinguere quando sei serio e quando scherzi>

Il moro riaprì gli occhi e ghignò, scrutando ogni millimetro del suo viso: se non lo avesse conosciuto da così tanti anni probabilmente si sarebbe sentita a disagio davanti a quello sguardo.

<Non rispondo solo perché sono stanco> mormorò.

<No, perché l'unico neurone che hai in testa ci impiega una vita a svegliarsi>

Avvertendo il calore che emanava il suo corpo, Eileen posò distrattamente una mano sulla sua guancia per accarezzarla, mentre la barba incolta le pungeva lievemente le dita. Si ritrovò a pensare a quanto fosse cresciuto: ricordava perfettamente il giorno in cui l'aveva visto per la prima volta, quando i loro genitori li avevano fatti conoscere. Avevano soltanto sette anni, ma erano certi che i loro destini fossero già segnati.

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