Capitolo 13

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Joselyn

<Ethan, ti ho visto. Mi hai rubato le sigarette>

<Non potresti fingere di non aver visto niente, Kyle?> una mano rovistò nella tasca del pantalone della divisa, al di sotto del tavolo dei Grifondoro.

<E perché mai?>

<Per recuperare il buonumore> imbastì un sorriso angelico, mentre la sua mano risaliva fino a posarsi tra le pagine di un libro davanti a sé <Azzera il cervello per una buona volta. Tu stai continuando a bere quell'orribile caffè inglese, io sono qui a ripetere per Storia della Magia. Conclusione: io non sono un ladro, tu sei felice e contento>

I gemelli Ferrari non avevano mai avuto bisogno di troppe presentazioni. Joselyn era convinta che bastasse solo guardarli per capire che tipi fossero, per constatare con meraviglia che Madre Natura si era davvero superata nel proprio lavoro – probabilmente, la Signora Natura era rimasta talmente soddisfatta della sua opera d'arte da pensare persino di duplicarla.

Kyle era un leader, un perfetto dongiovanni. Avrebbe potuto soltanto respirare per avere tutte le ragazze al suo cospetto, idolatrato sia per il suo fascino che per la fama che esso aveva comportato. Kyle era la contraddizione fatta persona. Strapieno di cose che avrebbe voluto fare, ma che poi non aveva voglia di realizzare; capace di lasciarsi andare al divertimento e recitare la parte del santarellino subito dopo. Nessuno avrebbe saputo resistere alla sua bellezza, al suo sorriso o ai suoi occhi dolci che celavano un velo di perversione da sfoggiare a comando. Nessuno sarebbe mai riuscito a contraddirlo, nessuno avrebbe mai osato sfidarlo. Nessuno, eccetto Ethan.

Ethan era un poeta, un intellettuale pacifista. Impossibile da comprendere alla prima occhiata, o più probabilmente nemmeno dopo una conversazione lunga molte ore. Persino lei che lo conosceva da sei anni aveva del tutto rinunciato ad arrovellarsi sul funzionamento del suo cervello. Costantemente incentrato sui suoi obbiettivi, non si lasciava coinvolgere in quelle che considerava sciocchezze e non a caso era stato scelto come Caposcuola, con tremendo disappunto del fratello. Dal suo piedistallo di ingenuità, era sicuro di poter lasciare illesa la sua patina da bravo ragazzo... eppure, in qualche modo, si lasciava sempre trascinare nei pasticci di Kyle per salvargli la pelle. E lei era segretamente convinta che, in fin dei conti, una vita piena di guai non gli dispiacesse affatto.

Joselyn si era spesso chiesta come avesse fatto a non innamorarsi di uno dei due, o di entrambi. Spesso si era ritrovata a sospettare di avere dei gusti discutibili. Sebastian Ravenscar, dal canto suo, ne era un valido esempio.

<Per Godric, Ferrari... sono le sette di mattina e tu già pensi a fumare> il ghigno di Sebastian era nascosto per metà dal boccone di uova e pancetta <Adoro i miei amici>

Lei ridacchiò al di sotto di una tazza fumante di latte e caffè: quella giornata si prospettava in tutta la sua magnificenza. Per l'occasione, aveva già ricevuto tre lettere e cinque pacchi sia da parte dei suoi genitori – in un solitario appartamento londinese – sia da parte dei suoi parenti dall'altro lato del globo. Persino sua zia Soledad, famosa in famiglia per il suo stabile e duraturo zitellaggio, si era impegnata a inviarle del Papel Picado per l'ofrenda. Si chiese come fossero riusciti ad aggirare il sistema di posta babbano.

Le condizioni metereologiche, tuttavia, non sembravano andare di pari passo con il suo lieto umore: oltre le finestre slanciate, la pioggia scuoteva impetuosa le fronde degli alberi lontani. I vetri annebbiati di umidità brillavano gelidi in contrasto con il piacevole calore che scoppiettava nel camino ardente. Il soffitto della Sala Grande, precedentemente addobbato da pipistrelli vivi e zucche intagliate, era stato ormai sgomberato; piccole gocce impalpabili picchiettavano senza sosta prima di raggiungere le teste degli studenti.

Bloodbound - A Wizarding World FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora