Eileen
Credeva di star fluttuando nell'aria, ma dopo qualche secondo si rese conto di essere sdraiata su un pavimento gelido e marmoreo. Il suo corpo era così pesante da non riuscire nemmeno a sollevare le palpebre. Non riusciva a deglutire, nemmeno a respirare. Lo spazio che la circondava si affievolì come fumo denso mentre si abbandonava lentamente a un sonno profondo.
Poi il suo corpo iniziò a tremare, come scosso da una forza sconosciuta, come se un'enorme ed invisibile mano la stesse stritolando senza alcuna pietà. La sua gola secca urlava l'impellente bisogno di acqua e senza nemmeno accorgersene aprì gli occhi, offuscati come se fossero irritati da minuscoli granelli di sabbia. Qualcosa brillava davanti a sé: era scintillante, spettrale, imponente. Non si muoveva, semplicemente galleggiava a mezz'aria. Fissò quella luce per un po', finché l'immagine non si fece più nitida. Era la luna.
Non capiva in che posizione si trovasse, ma il mondo le apparve sottosopra. In tal modo, anche la luna le sembrava appesa a testa in giù. Un formicolio le ghermì le mani, così come il desiderio di trovare la sua bacchetta per illuminare l'ambiente, ma come poteva pensare di riuscirci quando non sentiva nemmeno tutti gli arti attaccati al corpo? Avrebbe voluto respirare almeno per una manciata di secondi, avrebbe voluto sopprimere quella straziante sensazione di impotenza. Avrebbe voluto ricordare qualcosa, qualsiasi cosa: del luogo in cui si trovava, del motivo per cui era lì.
Dubitò persino di non ricordare più il suo nome.
Eileen – pensò – mi chiamo Eileen. E per un momento si sentì più tranquilla.
Poi un tremito la percosse nuovamente e tornò ad avere paura. Provò a parlare, a chiedere aiuto, ma nessun suono fuoriuscì dalla sua bocca. Improvvisamente uno scalpiccio inquietante raggiunse le sue orecchie: un rumore sordo, confuso e insistente di passi strascicati. Cercò di mettere a fuoco, ma c'era solo oscurità davanti a sé. Voleva scappare, correre a perdifiato per andar via di lì. Tuttavia, il suo corpo non le permise nulla di tutto ciò e fu costretta a rimanere immobile, avvertendo dei brividi emergere da ogni brandello di pelle.
E poi, come un'allucinazione, qualcuno fece capolino davanti a sé: una maschera scura, agghiacciante, con due fessure per gli occhi a forma di serpente e un'altra, più ristretta, come una cella per la bocca. Un chiaroscuro di luci e ombre provenienti dal bagliore della luna. Un cranio spolpato che aveva ricominciato a vivere.
Era terrorizzata: continuò a tenere gli occhi aperti nonostante fosse stremata e osservò, per quanto possibile, ogni infido movimento di quel teschio umano. Eppure, la sua vista iniziò ad annebbiarsi. E mentre perdeva nuovamente i sensi, una voce cupa, sepolcrale, quasi ironica rimbombò tra le pareti del suo cervello:
<La vita è più dolorosa della morte, ma vuoi continuare a vivere?>
Eileen poté finalmente ricominciare a respirare quando si svegliò. Con uno spasmo affannoso si mise seduta sul suo letto, come una mummia risorta da una tomba. La sua camera nel dormitorio dei Serpeverde era rinchiusa in un silenzio assordante e neanche uno spiraglio di luce filtrava attraverso le tende: sperava quasi di rivedere la luna del sogno. Tutto quel buio che la circondava era estenuante, ma si sentì estremamente sollevata nel trovare la sua bacchetta sul comodino.
<Lumos> sussurrò con voce roca e un lampo di luce illuminò i letti delle sue compagne di stanza, legittimamente addormentate.
Si spostò i capelli che le cadevano sugli occhi e si accorse di essere madida. Continuava a sudare freddo, le guance erano bollenti e delle scosse le attraversavano tutto il corpo. Strinse le gambe al petto e le abbracciò il più possibile, posando la fronte sulle ginocchia. Tentò di smorzare un singhiozzo, mentre sperava che quell'incubo finisse in fretta.
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Bloodbound - A Wizarding World Fanfiction
Fiksi PenggemarHogwarts, 1989. Fino a quella notte di settembre Eileen, Maryl e Joselyn avevano creduto che diventare Prefetti della scuola avrebbe garantito loro un anno tranquillo e privo di sorprese. Eppure, nessuna delle tre avrebbe potuto immaginare che un co...