21) il chiarimento

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Pov di Federica:

1 settimana dopo

Come ogni giorno, dopo il litigio mi svegliai con un malumore non indifferente, io e Riccardo non avevamo ancora chiarito ed era passata una settimana, da quando avevamo litigato le giornate passavano sempre più lentamente, non parlando con lui non avevo alcuno svago, perché sì c'era Alessia, Jasmine, ma non erano come Riccardo, lui sapeva come farmi ridere fino a farmi venire il mal di pancia, loro no, o almeno non sempre.

Le cose che cambiarono da quella festa in poi furono che, ormai, il ragazzo non mi parlava più, mi evitava, anche in casa, non scherzava con me, non mi chiamava per cena ed infinite piccolezze che per me erano importantissime, perché anche se lo consideravo solo un puttaniere, ero riuscita ad affezionarmi anche a lui.

Di buon ora mi alzai dal letto, misi le mie pantofoline a forma di coniglio, guardai per qualche istante la dea della mia migliore amica che ancora dormiva e mi diressi in cucina, lì c'era un pezzo di torta preparato da Ilaria ad attendermi, ma quando andai a scoperchiare il vassoio opaco, mi misi le mani in fronte, non c'era più, qualcuno l'aveva sicuramente mangiato quella mattina e quel qualcuno aveva un nome e un cognome cioè Riccardo Garau, cazzo anche se era sardo il suo cognome sembrava Britannico o Americano, ma a parte ciò, doveva essere stato per forza lui, chi è che poteva essere sveglio a quell'ora, solo lui.
E ora cosa cazzo mangiavo.

Oltre ad evitarmi ora rubava anche il mio cibo, quella mattina sarei dovuta anche andare a prendere le buste regalo che nei giorni precedenti mi ero dimenticata di prendere.
Cercai di rimediare la colazione di quella mattina guardando nel frigorifero, fino a che non avvistai una barretta al mango, occhio per occhio stronzo!

Cazzo sarebbe stato meglio se avessi mangiato uno dei miei yogurt alla frutta con dei cereali, quella barretta era disgustosa, cosa cazzo mangiava Riccardo.
Per non sprecare del cibo fui obbligata a mangiare quella disgustosa colazione che per giunta mi fece passare la fame.
Subito dopo aver ''fatto colazione'' mi misi la mia giacchetta, corsi velocemente in camera mia e presi i regali che avevo comprato giorni prima e uscii di casa.

Come sempre mi diressi a piedi a qualche cartolibreria del paese, la più vicina che trovai.
Entrata lì feci vedere al commesso la grandezza dei regali e chiesi sette buste di sette colori diversi, infatti all'inizio della settimana avevo trovato anche il regalo per Ilaria, le avevo preso dei led per la sua stanza, lei amava i led ed essendo anche un regalo non troppo costoso, lo trovai perfetto per regalarlo alla mia amica.
Il commesso mi diede tutte le buste ognuna di misure diverse e io controllai se i regali ci entrassero, e ragazzi udite udite ci entravano perfettamente!!
Prima vittoria del giorno!
Chiesi gentilmente al commesso se potesse mettermi tre spille sui pacchi per chiuderli, lui le mise e aggiunse un nastrino come decorazione

Per togliermi un peso in più quella settimana decisi di consegnare proprio quella mattina il regalo ad Ilaria,
allora imboccai la strada di casa sua e dopo aver passato mezz'ora in una sorta di villaggio sperduto alla ricerca della sua abitazione finalmente la trovai.
Suonai il campanello e due minuti dopo la porta si aprì, Ilaria si affaccio alla porta e vedendomi con tutti quei regali in mano esclamò «Amore ma non dovevi!» io le risposi «Tranquilla non mi sono presa il disturbo di niente, questo è il tuo pacchettino» le porsi un piccolo pacchetto rosa e lei mi fece un occhiataccia, prese il suo regalo e le chiesi ancora una cosa «Mica hai un'altra fettina di quella tua torta, il coglione del mio coinquilino se le mangiata» lei con un finto tono infastidito disse «Ma quante scuse, dì solo che ti è piaciuta e ne vuoi un altro pezzo, comunque si ne è avanzata» io cercai di dire qualcosa ma lei mi interruppe, infine entrò dentro casa sua e secondi dopo si presentò con un pezzo di torta in un piccolo vassoio di carta nella mano destra e un pacco regalo nella sinistra, abbracciandola molto forte, urlai «MA IO TI AMO» e lei mi rispose «Cazzo Fede mi fai cadere la torta, non sono mica una cameriera che tiene l'equilibrio sempre» mi sembrò di sentire qualche vecchio di quella zona lamentarsi del troppo fracasso, ma non ci feci tanto caso, presi il pacco e la torta e la salutai.
Lei portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio prima di chiudere completamente la porta, mi chiese nostalgica «Oh ma quando ci rivediamo» io dissi «La prossima volta» non specificando quando, e lei detto questo mi fece il dito medio e chiuse la porta, io invece piena di pacchi tra le mani mi incamminai verso la via di casa.

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