4)Vai al diavolo stronzo

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Quella mattina mi svegliai molto presto, e come al solito, il malumore non tardò ad arrivare, fatti quella notte non riuscii a chiudere occhio al pensiero che ci fosse un ladro in casa, anche se con il passare del tempo quell'idea mi sembrò un'assurdità totale, ma nonostante i miei pensieri contrastanti decisi di alzarmi per andare a mangiare qualcosa.

Sull'uscio della porta della cucina mi fermai.
Davanti ai miei occhi si trovava un ragazzo che mi dava le spalle con una schiena colossale.

E ora chi è questo? Sarà il mio altro coinquilino?

Mi chiesi, ma prima che potessi connettere il cervello alla realtà, quello sconosciuto si girò come se avesse sentito la mia presenza e sarcastico disse «Vuoi una foto?» Io richiusi la bocca che avevo spalancato di poco vedendolo e infastidita dal suo tono distolsi lo sguardo da lui, non riuscendo a mantenere il contatto visivo, gli risposi cinica «No» «Meglio, perché comunque non te l'avrei data» Il suo comportamento da belloccio non mi piaceva affatto e pure ci conoscevamo solo da un minuto!
Ma forse era solo una prima impressione, in effetti non si giudica un libro dalla copertina, anche se io mi basavo sulla copertina per acquistarne uno!
Non risposi alla sua ultima provocazione e mi diressi verso un mobile della cucina, lo aprii e mi ricordai che non ero a casa mia e quindi non c'era ancora del cibo dentro i fottuti mobili.

A quel punto mi girai e mi ritrovai davanti un petto ben scolpito e dal colore bronzeo, l'unica affermazione che in quel momento mi frullava per la testa era "E ora che che vuole" mi porse la mano e mi disse «Comunque piacere, Riccardo» «Federica»
Senza troppi giri di parole me ne andai in camera da letto dove quell'ebete di Alessia dormiva ancora, decisi di non disturbarla e mi misi di nuovo a letto.

Minuti dopo mi accorsi di non riuscire più a prendere sonno -cosa abbastanza prevedibile- e in più dovevo andare in bagno.

Quindi mi alzai dal letto e arrivando in soggiorno, mi fermai come imbambolata davanti a quel ragazzo che ora indossava solo dei boxer,lui mi squadrò da testa a piedi e fece un sorriso divertito e come se non bastasse si mise sul divano in quelle condizioni a guardare un film.
In quel momento lo inquadrai bene, aveva degli occhi verdi non troppo chiari come i miei, i capelli spettinati e delle lentiggini su alcune parti del corpo, ma il suo pezzo forte, erano di sicuro i muscoli che lo ricoprivano da testa a piedi, non era di certo un palestrato che si pompa fino ad esplodere, ma il suo ce l'aveva.
Credo fosse alto circa un metro e ottantacinque e aveva della gambe molto slanciate.

La sua voce fastidiosa mi raggiunse per una seconda volta in quella giornata «Vuoi stare ancora qui a fissarmi?» questa volta non gli diedi tutti i torti, lo avevo osservato più del dovuto, ma ignorando la sua domanda ribattei «E tu vuoi andarti a mettere almeno un pantaloncino?» lui si alzò e dalla sua postura, quasi indietreggiai «Fa troppo caldo» la mia pazienza non sarebbe durata a lungo con quell'emergumeno dentro casa, ma io non demorsi e gli risposi per una seconda volta «Per la cronaca, una persona civile non si metterebbe con un solo paio di mutande in uno spazio comune della casa dove abitano altre tre persone oltre a lui» fece una risata beffarda, e avanzò di un passo «Per la cronaca io posso stare dove voglio e come voglio, ora potrei andare anche fuori di casa con il cazzo di fuori, ma sarebbero esclusivamente problemi miei, e in più esistono gli incivili, quindi posso ritrovarmi in quella fascia di persone senza alcun problema» non sapendo più cosa rispondergli, poiché avrebbe rigirato la frittata a modo suo, mi limitai a sbuffare ed andare in bagno.

Dopo quella scena imbarazzante andai in bagno e feci la prima pisciata del giorno.
Minuti dopo sentii qualcuno bussare alla porta e pregai con tutta me stessa che non fosse il deficiente con cui avevo parlato prima.
Mi affacciai alla porta e indovinate un po', era lui!
Mi guardò negli occhi e un brivido mi percorse la schiena, sperai non si fosse accorto di quel cambiamento di stato e abbassai lo sguardo, lui sorrise e poco dopo disse «Ho notato che prima cercavi qualcosa da mangiare in cucina, hai fame?» senza dilungarmi troppo dissi «Andrò a fare spesa dopo» «No, andremo ora, muoviti vai a cambiarti» guarda te se ora dovevo anche seguire i suoi ordini, neanche morta!
Scossi la testa e lui continuò la sua frase con un sorriso malizioso «o dovrò cambiarti io e questa scelta non è niente male» arrossii, sorrise ancora, cazzo con tutto quel sorriso avrebbe finito per convincermi, ma insistetti, scossi nuovamente la testa e uscendo dalla sua visuale, mi incamminai verso la camera, mi afferrò per il braccio e mi attirò a sé sibilando a denti stretti «Senti io qui sono venuto per studiare e non voglio avere problemi da nessuno, soprattutto da una troietta come te» quando sentii la parola troietta, sbottai e liberandomi dalla sua prese, camminai velocemente verso la mia camera ed esclamai nel mio dialetto «A troia e sort»

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