Alessia con una sola mossa aprii la porta d'ingresso e appena mi affacciai incrociai lo sguardo con un ragazzo dai capelli rosso-arancio, muscoloso ma non troppo, dagli occhi marroni, in dosso aveva solo una canottiera grigiastra molto aderente e dei pantaloncini di tuta neri.
Più che sulla sua figura, mi concentrai su quella di Alessia, infatti la ragazza da quando quello che doveva essere uno dei nostri affascinanti coinquilini era comparso da dietro la porta, non gli aveva tolto neanche per un istante gli occhi di dosso.
Un'idea maliziosa si fece subito strada nella mia testolina un po' perversa e un sorriso vivido comparve sul mio viso.Quando mi avvicinai di più a quel ragazzo, lui gentilmente mi porse la mano, presentandosi «Piacere Samuele, ma tutti mi chiamano Samu» porgendogli anch'io la mano, risposi allegramente «Federica» aggiungendo poi con un sorriso radioso «Ma tutti mi chiamo Fede» scoppiammo in una sonora risata, Alessia d'altro canto però ci osservava interrogativa, come se non avesse ascoltato mezza parola di quello che avevamo detto.
Prima che potessi aggiungere qualcos'altro il suono del campanello ci interruppe ancora una volta, Samuele fece un passo indietro e si avvicinò allo spioncino per vedere chi fosse.
Pochi secondi dopo ci sussurrò «Credo sia il proprietario della casa» io annuii e avvicinandomi ancora di più alla porta la aprii.
Allo soglia c'era un signore di mezza età, vestito con una camicia bianca sbracciata e un pantalone nero sostenuto da una cintura di cuoio.
Avevo un sorriso di cortesia stampato in volto e sulle spalle gli ricadevano lunghi e grigi capelli pettinati, ma la cosa che mi stupì di più, furono i suoi occhi, erano come ombreggiati e avevano un colore grigiastro.Quando anche Alessia ci raggiunse, il signore iniziò a parlare «Voi siete i ragazzi che hanno affittato questa casa, giusto?»
all'unisono rispondemmo di sì, però il signore guardando alle nostre spalle chiese interrogativo «Che io sappia ci dovrebbe essere un altro ragazzo» Samuele di fianco a me come se avesse già previsto quella domanda rispose senza troppi giri di parole «Sì, è un mio amico, verrà domani»
A quel punto allora il venditore annuì e ci fornì quattro copie di una stessa chiave spiegandoci determinate funzionalità di alcuni aggeggi che si trovavano all'interno di quella casa, che personalmente non avevo neanche notato.Appena il signore se ne andò decidemmo tutti insieme di ordinare delle pizze e aspettare il fattorino in giardino, lì trovammo una sedia di plastica dura bianca, e due pouf per esterno di colore nero, io mi accomodai su uno di quelli e Alessia prese posto di fianco a me, il ragazzo invece si sedette sulla sedia bianca, prima di accomodarsi però appoggiò sullo schienale un cuscinetto verdognolo trovato su uno dei pouf.
Iniziammo a parlare delle nostre origini e scoprii che Samuele era della Sardegna precisamente di Sassari, da piccola avevo sempre desiderato vivere, o comunque andare in vacanza in Sardegna, non sapevo bene il motivo, forse perché era fisicamente distante dall'Italia e mi deva un senso di pace interiore, ma oltre a quel desiderio bambinesco non sapevo niente su quella regione e non mi sentivo così tanto a mio agio a chiedere cosa ci fosse di bello in Sardegna, a quel ragazzo che avevo conosciuto poco prima.
Parlando notaii che i miei due coinquilini si lanciavano occhiate fugaci e appena i loro sguardi si incrociavano, entrambi afferravano i propri telefoni e mettendosi a digitare tasti totalmente a caso, in quei solo trenta minuti riuscii a intravedere entrambi arrossire per l'imbarazzo.
Quella situazione non mi era del tutto estranea, tanto è vero che ero stata cinque anni di fila a fare la candela nelle uscite di Dije e Antonio, non mi sarei mai dimenticata i loro baci smielati e le loro insopportabili frasi amorose.Quando tutto diventò ancora più imbarazzante, finalmente arrivò il fattorino con le nostre pizze.
Ognuno pagò la proprio pizza, io presi una wurstel e patatine, Alessia una margherita e Samuele una pizza carbonara, portammo tutti e tre i cartoni sul piccolo tavolo della cucina all'Interno della casa.
Alessia uscì dalla stanza velocemente ed io e Samuele ci guardammo straniti.
Minuti dopo la ragazza si ripresentò alla porta con una tovaglia celeste con sopra disegnati dei girasoli, ricoprì la tavola con essa e tutti quanti ci accomodammo.
Presi da un mobiletto dei bicchieri che avevo portato con me prima di partire e li posizionai sul tavolo, prendendo anche una bottiglia d'acqua grande che intelligentemente avevo posato in frigo.
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Tutta colpa di Lucifero!
RomanceFederica si trasferisce in Sicilia per studiare all'università di veterinaria, parte dalla sua amata Campania con molto felicità perché lì avrebbe incontrato la sua amica Ilaria per la prima volta,ma la sua felicità svanisce quando incontra un ragaz...