Sciura Carla ha vissuto quasi tutta la sua vita a due vie di distanza da dove abita ora. E, se la sua pensione gliel'avesse permesso, vivrebbe ancora in quella favolosa casa. Ma ormai le spese condominiali avevano raggiunto cifre con troppi zeri e non poteva sostenerle. A malincuore, un paio di anni prima, si era trasferita in un appartamento più piccolo. Alla fine non era stata una cattiva scelta, alla sua età era difficile riempire tutti quei metri quadri. Lei e Duchessa si trovavano bene nella nuova sistemazione, che era anche più vicina al parco. Anche Duchessa ormai aveva una certa età. Ieri non era nemmeno riuscita a saltare sul divano, aveva dovuto aiutarla. Aveva guaito di vergogna, povera cara. Lei la capiva bene. Ancora non sopportava l'idea di doversi appoggiare a quel dannato bastone.
La sera stava ormai calando tra gli alti alberi. Amava questo momento della giornata, l'ultima passeggiata prima di coricarsi. Non voleva rinunciare a tale piacere, anche se ultimamente aveva visto gironzolare dei ragazzi poco educati.
Ai suoi tempi si sentiva sicura ad attraversare questi luoghi anche all'alba. Sorrise a quel pensiero. Per una ragazza della sua età non era consono rientrare così tardi. Ma lei era una ribelle, andava con le sue amiche al Piper. Indossava minigonne e fumava.
Suo padre era un avvocato famoso e non smetteva mai di rimproverarle che tali atteggiamenti non erano adatti alla sua classe sociale.
Carla adorava divertirsi.
Duchessa abbaiò.
Carla intravide tre ombre muoversi velocemente tra gli alberi fino al sentiero illuminato, per poi scomparire nella zona nascosta dal muro di pietra.
Era il 23 giugno del 1968. Carla ricordava quel giorno. Jimi Hendrix aveva suonato al Piper. Era stato un evento incredibile. Ancora oggi poteva sentire l'adrenalina scorrerle sotto pelle. Erano tantissimi stipati nel locale. E lui era lì. Era riuscita persino a sfiorargli il braccio.
Stava quasi sorgendo il sole quando passò per quegli stessi luoghi. Fu allora che lo vide.
Quello che non riesce a comprendere ora è "come sia possibile".
Sono passati più di cinquant'anni da quel giorno.
Come mai quell'uomo e il suo servitore indiano sono ancora uguali?
Duchessa abbaia nuovamente.
L'indiano si volta a fissarla.
Non si può sbagliare è proprio lui.
Quell'uomo pare avere una rana sulla testa. Quel giorno aveva una papera. Se lo ricorda benissimo. Una paperetta di gomma gialla appuntata sul capo.
Ora la fissano entrambi.
«Signora, tutto bene?»
La voce di una ragazza le fa emettere un gridolino spaventato. «Oh damoni! Che sciupun!» Quando si è avvicinata? «Mi era parso di riconoscere una persona ma.... no...devo essermi confusa... non è possibile, vero? Non lo è»
«No, non lo è» le sorride amabile Carmilla prendendola sottobraccio «venga il chioschetto è ancora aperto, bere un goccetto le farà bene. L'accompagno»
«Oh. Sì, cara. Grazie. Va che béla tusa»
Carmilla sorride mentre accarezza la testolina del barboncino che si è acquietato. Scodinzola.
Al chioschetto ordina un tè freddo per la nonnina. Il ragazzo non le chiede nemmeno di pagarlo. Sorride estasiato mentre serve alla sciura Carla un bicchiere con cannuccia di carta, che si scioglierà prima che lei abbia terminato la sua bevanda.
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Carmilla
FantasyCarmilla è una vampira. Si immaginate bene, ho preso spunto da Carmilla di Le Fanu. Come sarebbe la giovane vampira in una Milano dei giorni nostri? E se dovesse condividere la propria mente col demone della lussuria Asmodeo? Un racconto nato dalla...