9. ☕

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Duccio era seduto dietro al bancone, gli occhi fissi sullo schermo spento del telefono, appoggiato a pochi centimetri dal libro che stava “leggendo”.

“Sai che fissarlo non ti farà ricevere magicamente alcun messaggio?” il tono sarcastico di Jacopo, dall'altra parte del negozio, gli strappò un sospiro esasperato.

“Sta zitto.”

Erano due giorni che Duccio aspettava che il suo telefono si accendesse e che, al posto di vedere la solita notifica del registro elettronico o del buongiorno da parte di Dario, leggesse il numero di Andrea che lo invitava ad uscire. 

Si sarebbe accontentato anche di un “come va?” o di un misero “hey”. Ma niente.

“Se aspetti che sia lui a fare la prima mossa ti diventeranno i capelli bianchi.”

“Mi spieghi cosa ci fai qui?” domandò seccato, mentre chiudeva il libro che ormai si era rassegnato a non leggere.
“Niente, mi piace darti fastidio.” il rosso sospirò di nuovo e guardò il suo amico dondolarsi sullo sgabello vicino a uno scaffale pericolante, con un sorrisetto stampato in viso. 

“Quindi... domani ci vieni in disco?” gli chiese Jacopo spingendosi con le gambe sullo sgabello.
“Non lo so, Jack. Il Sabato finisco tardi.”
“Me l'avevi promesso. È il mio debutto in quel locale.” la sua voce monotona non rispecchiava l'espressione vagamente delusa sul suo volto. 

Si sentì leggermente in colpa. Era vero che glielo aveva promesso e, dopotutto, staccare un po' non gli avrebbe fatto male. La scuola lo stava distruggendo e lui non riusciva a concentrarsi.

Inoltre, a dispetto di ciò che molti potessero pensare di lui, a Duccio non dispiaceva andare a ballare. Specialmente se il locale che sceglieva di frequentare passava della buona musica.
E, considerando che il dj per quella serata sarebbe stato Jacopo, la musica non era un problema di cui si sarebbe dovuto preoccupare troppo. 

“Ti faccio sapere, okay?”

Il riccio si limitò a rispondergli con un cenno della testa. 

Fu una mezz'oretta più tardi, quando Jacopo se n'era ormai andato per finire i compiti e Duccio era rimasto solo, che il suo telefono vibrò nel silenzio della libreria. 

Andrea:
oggi sei di turno?

Duccio rilesse il messaggio almeno cinque volte prima di processare una risposta. Sentì il battito del suo cuore accelerargli nel petto mentre digitava un messaggio con le dita tremanti per l'agitazione.

Finalmente.

Tu:
sì, finisco tra 10 minuti

Andrea:
perfetto

Perfetto”? Perfetto cosa?
Duccio rimase immobile, con il telefono a pochi centimetri dal viso e gli occhi sbarrati, in attesa di un ulteriore messaggio che, però, non arrivò. 

Cominciò a fare avanti e indietro nel negozio. Andrea sarebbe passato in libreria? Con così poco preavviso? Anzi, senza alcun preavviso...?

Duccio si fermò per osservarsi attraverso la vetrina. I capelli rossi erano malamente raccolti in una delle sue solite bandane e la sottile linea di matita che aveva applicato quella mattina era completamente sbavata per quante volte si era strofinato gli occhi nel corso della giornata.

Era stanco, ma al pensiero di rivedere le ciglia folte e le fossette dell'altro ragazzo, sentì una scarica elettrica percorrergli il corpo (o forse era solo l'ennesimo energy drink che aveva bevuto per stare sveglio che cominciava a fare effetto). 

Mani Strette | Faster/PiccoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora