Capitolo otto - Scatto rubato

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13 maggio 1976

Nonostante non ce ne fosse più il bisogno, i due ragazzi continuarono a vedersi da soli una o due volte a settimana, ovviamente non parlavano più di Sirius, ma cercavano di conoscersi meglio, accrescendo sempre di più il loro rapporto. Era pomeriggio e i due erano nei corridoi della scuola, avevano entrambi un caffè in mano che stavano sorseggiando, finché un ragazzo alto, con i capelli rasati sotto e riportati rialzati sopra, non urtò in malo modo James, versandogli la tazzina di caffè addosso, macchiandogli una delle sue magliette preferite, cioè una maglietta rossa con un fulmine disegnato sopra. Se ne stava andando senza dire nulla, ma Regulus richiamò la sua attenzione urlandogli da dietro «Dovresti chiedere scusa!» il ragazzo si girò e iniziò a ridere. «Stanne fuori, ragazzino» Regulus odiava essere definito un ragazzo piccolo, andava bene se a farlo era qualcuno che lo volesse davvero bene, come James o suo fratello Sirius, ma quel tizio, che non conosceva, aveva già un posto speciale per ricevere tutto l'odio che il "ragazzino" potesse contenere. «Stanne fuori tu!» Non si scompose, rimaneva fermo impalato a ridere, portava ai nervi il ragazzo corvino. «Reg, lascia stare, fa sempre così» Fa sempre così, ora col cazzo che Regulus avesse "lasciato stare". «Sei solo una brutta faccia di schiaffi». Cominciava a innervosirsi anche lui. «Attento alle parole che usi, altrimenti sono costretto a darti una bella lezione, magrolino» Probabilmente nel rispondergli doveva trovare qualcosa per insultarlo, ma dato che Regulus era troppo un bel ragazzo in volto, trovò solo il fisico per attaccarlo, ma aveva colpito a segno, dato che a Regulus il fatto di essere così magro e minuto lo metteva a disagio. «Reg, sta fermo!» James provò a fermarlo, ma ormai il ragazzino era partito, corse incontro allo sconosciuto e gli tirò un cazzotto nello stomaco. Il ragazzo più grosso di lui, fece un passo indietro, ma poi prese Regulus e gli tirò un calcio, buttandolo a terra, a quel punto intervenne anche James che andò a bloccare il bullo, questo permise a Regulus si alzarsi e prenderlo a pugni, ma lui riuscì a liberarsi dalla presa del ragazzo con gli occhiali e gettò nuovamente il ragazzino a terra, per poi concentrarsi su James, lo caricò e gli tirò diversi pugni nello stomaco, Regulus da dietro, gli saltò sulla schiena nel tentativo di bloccarlo, ma non ci riuscì. Fortunatamente, accanto ai ragazzi passarono due professori, che fermarono il ragazzo. «Mulciber! Vai dritto dal preside!» parlò il primo professore. «Voi due... Accompagna il tuo amico in infermeria per assicurarsi che stia bene e dritti dal preside pure voi!» parlò la seconda professoressa. I ragazzi obbedirono, il bullo che alquanto pare si chiama Mulciber, andò dal preside scortato dal professore, mentre i due ragazzi scortati dalla professoressa si ritrovarono in infermeria. La dottoressa di turno fece sedere James su un lettino, gli tolse la maglietta e Regulus, che attendeva il suo turno su un divanetto lì vicino, lo stava mangiando con gli occhi. Non sapeva se fosse gay, ma alla vista degli addominali di James, ricoperti di lividi e sangue che un po' li rovinavano e un po' gli davano un tocco aggiuntivo di vissuto, questo lo eccitò. Era imbarazzato della cosa, non gli capitava praticamente mai di provare un'attrazione fisica verso qualcuno, ma ora in quel luogo così inopportuno successe, non che avesse qualcosa da effettivamente nascondere, se non il suo sguardo, che sperava che nessuno notasse, soprattutto James, dato che non riusciva praticamente a staccargli gli occhi da dosso. La dottoressa dopo attenti sguardi iniziò a disinfettare le ferite del ragazzo, quest'ultimo ad ogni tocco del batuffolo di cotone ricoperto con acqua ossigenata emetteva un gemito o un mugolio, probabilmente di dolore, ma pur sempre un gemito. Regulus si sentiva ancora più imbarazzato di prima, il suo volto faceva trasparire tutto, perché oltre a guardare con attenzione i dettagli del corpo di James, gli si arrossì tutto il viso. La visita a James finì e una volta alzatosi dal lettino andò sul divano, nemmeno il tempo che lui si sedesse e che Regulus era già in piedi pronto per raggiungere il lettino. Una volta seduto, vide James rimettersi la maglietta, ancora macchiata a causa del caffè, Regulus pensò fosse un peccato tenere sempre coperto quel corpo, aveva voglia di scrivere di lui. «Togliti la maglia, per favore» non ci aveva ancora pensato, ora toccava a lui spogliarsi, non voleva, non voleva per niente. Mise da subito a confronto il suo corpo con quello di James, non sapeva se volesse di più possederlo o scoparlo, gli iniziarono a passare per la testa vari pensieri, dovette scacciarli subito e prendere coraggio. Si tolse la maglia anche lui, rimanendo in binder, e ricevendo degli sguardi strani da parte della dottoressa, erano sguardi indecifrabili. Che si aspettava? Il corpo di un Dio greco? No, semplicemente che non fosse così femminile. Regulus non aveva lividi su tutto il corpo come James, ma aveva un unico e grande segno viola-nero sul fianco. La dottoressa decise di metterci del ghiaccio e aveva raccomandato al ragazzino di fare lo stesso per le prossime tre sere per un paio di volte al giorno. I due ringraziarono e uscirono dall'infermeria, trovandosi davanti la professoressa che li aveva attesi, per portarli dal preside a parlare con lui dell'accaduto. Una volta dentro quella grande stanza che era la presidenza, lui li fece accomodare su delle sedie, e gli chiese di raccontare per filo e per segno cosa fosse successo. Raccontò Regulus per primo la sua visione dei fatti, omettendo che fosse stato lui a cominciare la rissa, ha lasciato intendere che l'avesse iniziata l'altro ragazzo senza, però dirlo esplicitamente. Una volta finito di raccontare, il preside chiese anche a James di ridire la storia tutta daccapo, così fece, difendendo la versione dei fatti di Regulus. «Si va bene, vi siete picchiati, però tu cosa gli hai fatto? Perché ha deciso di buttarti addosso il caffè o quel che era» James lanciò un lungo sospiro prima di ricominciare a parlare. «Non conosco direttamente quel ragazzo o chi passa il tempo con lui, ma... Soffro molto di bullismo sa, essendo di origini indiane, credo mi abbia dato fastidio esclusivamente per il colore della mia pelle. Non sono in molti, anzi trovo che questa sia una scuola molto inclusiva, ma insomma capita da anni ormai» il preside sospirò, dicendogli che aveva già dato una sospensione al ragazzo, dato che secondo i professori era lui che stava facendo del male a loro, quanto ai due ragazzi, li lasciò semplicemente andare via dal suo ufficio. Fuori a porta chiusa, Regulus abbracciò James molto fortemente, quest'ultimo sembrava non aspettarselo troppo, però ci mise un secondo a ricambiarlo. Era una rassicurazione per entrambi. Dopodiché, Regulus si lamentò del preside e del fatto che non avesse fatto assolutamente nulla per risolvere il problema e in più costrinse l'altro ragazzo a dirgli tutti i nomi delle altre persone che lo bullizzavano. «Mulciber, Avery e Rodolphus sono i più frequenti, con episodi come quello di oggi in cui erano anche da soli, ma mentre erano in gruppo c'erano altri ragazzi, tra cui Severus Snape e Wilkes... Ed è capitato qualche volta in passato con tua sorella Bellatrix» Regulus si fermò un attimo smettendo di camminare, guardò James e gli venne in mente di quando qualche anno prima Bellatrix raccontò di come aveva rinchiuso per ore a chiave un Grifondoro del primo anno nei bagni comuni che perdevano acqua, rideva mentre affermando che da quella esperienza ne uscì zuppo e puzzolente. Deve essere stata un'esperienza orribile, pensò nella sua testa. Bellatrix non concluse la scuola ai sette anni prefissati, ma le ci volle più tempo, dato che, sì, studiava, ma non abbastanza, dato che i suoi genitori pretendessero da lei continui "favori" e lavori di ogni tipo, la sua ubbidienza fu anche una condanna per la sua vita, anche se passare del tempo in più ad Hogwarts con i propri amici non sembrava così male come idea. «So che non serve a molto dirlo, ma mi dispiace sul serio per ciò che ti fanno vivere» lo abbracciò di nuovo, più dolcemente. «Tranquillo piccolo, ci ho fatto l'abitudine». I due tornarono alle loro stanze per cambiarsi, Regulus da solo si mise a pensare a tante cose, in primis aveva ancora l'immagine di James che gemeva a torso nudo, non riusciva a non pensarci, gli ormoni adolescenziali funzionavano proprio bene, pensò. Lo aveva già visto senza maglia e pantaloni, però nel buio della notte in cui non poteva cogliere la bellezza del suo fisico, poi in quel momento stava pensando a suo fratello, sarebbe stato decisamente strano se mentre pensava a Sirius si sarebbe eccitato. Forse un po' gay lo era. Tornò al dormitorio di James, stavolta non aveva bisogno di scassinargli la porta, gli bastò bussare. Il ragazzo riccio propose di andare in città per allontanarsi dal possibile ambiente tossico che potevano riscontrare, Regulus accettò, così si avviarono giù per le scale, ma videro Severus e Wilkes, ci passarono a fianco, ma non fecero nulla. Come aveva detto James, magari in gruppo partecipava al razzismo, ma da soli non gli avevano mai fatto del male. «Voi!» Regulus attirò la loro attenzione, gli altri due ragazzi si girarono con sguardo confuso. James era preoccupato pensando che magari volesse picchiare anche loro. «Tenete a bada gli amichetti vostri!» Wilkes fece spallucce e si voltò di nuovo per andarsene, Severus gli lanciò uno sguardo rammaricato prima di andare via col suo amico. «Tsk, vigliacchi» James gli sorrise e gli tirò una pacca sulla spalla, rimase col braccio appoggiato a Regulus e finalmente si avviarono al loro solito ed amato bar. Si sedettero a prendere il solito tea nero e biscotti, non erano nemmeno troppo persone da tea, Regulus preferiva di gran lunga il caffè e a James capitava di bere soprattutto energy drink, ma ormai era diventata una cosa loro, il tea era il simbolo del loro volersi bene. Stavano ancora chiacchierando dell'accaduto. «A proposito, non posso non farti i complimenti, non sapevo ti allenassi» un po' la buttava lì riferendosi al fisico di James, ma anche alle sue doti di combattimento e l'essere resistito a tanti colpi senza mai andare a terra. «Non capisco bene per cosa, ma sei gentile a dirlo e comunque si mi alleno parecchio in realtà: faccio parte della squadra di rugby football della scuola, qualche volta se ti va di venire posso invitarti ai miei allenamenti...» Regulus scosse la testa per dare una risposta positiva «Mi piacerebbe molto, magari urlerò facendo il tifo per te mettendoti in imbarazzo e sarebbe molto divertente come situazione» James gli sorrise. «Immagino allora che io non debba dirti i giorni in cui vado ad allenarmi...» Regulus rimase sicuro di sé «Li scoprirò, ora che so questo lato di te, ne farò parte. Ricordati sempre che io sono in ogni dove!» il ragazzino gli fece con due dita della mano il gesto del "ti tengo d'occhio". «Oh oh che paura essere spiati da un ragazzino così di bell'aspetto, spero proprio che non scopra dove abito, sarebbe molto pericoloso se entrasse in casa mia mentre dormo» gli rispose prendendolo in giro, poi risero tutti e due, finché il suono della loro risata non venne soffocata dalla canzone che era partita. "Put you hand on my shoulder". James si alzò. Dispose la sua mano davanti a Regulus. «Mi concedi questo ballo?» il ragazzino era imbarazzato, il bar era sempre praticamente vuoto, ma comunque alzarsi e ballare liberamente in un bar pubblico, comunque, non lo faceva sentire nella propria zona di confort, ma accettò lo stesso, prendendo la mano a James e appiccicandosi a lui. «Amo essere qui con te, adesso» James si confessò, le sue parole fecero sorridere Regulus, decise di staccare la testa dal suo petto, per guardargli il viso e fargli vedere che sorrideva. «Anche io amo te, cioè essere qui con te, in questo momento, amo la tua compagnia, sia quella di adesso sia quella avuta negli scorsi mesi» Regulus parlò troppo velocemente e gli si impappinarono le parole, non era nemmeno sicuro del suo orientamento sessuale e allora perché ha dovuto condividere un'emozione tanto intima e privata nascosta nel suo subconscio? Si sentiva troppo bene per pensarci, sarebbe stato un problema del Regulus del futuro. I suoi pensieri furono troppo potenti, soffocarono i rumori attorno a lui e non riuscì nemmeno a sentire cosa James gli aveva risposto, non importa. Nessuna emozione negativa importava se fosse stata affiliata al ragazzo con il quale stava ballando una specie di lento, o almeno è quello che i due ragazzi credevano di stare facendo. "You and I will fall in love". Sembrava una promessa, quella canzone, quel momento, l'attrazione, la passione, lo sviluppo del loro rapporto... Regulus aveva voglia di raccontare tutto, aveva bisogno di farlo, ma non vocalmente parlando, farlo nel migliore dei modi che conosceva, cioè, scrivendo, avrebbe scritto un'infinità di poesie, libri, novelle, e nessuna di quelle parole su carta sarebbe comunque riuscita a raccontare le emozioni che stava provando in quel momento. "Tell me, tell me that you love me too". Regulus glielo aveva praticamente detto, per sbaglio e non volendo, però lo aveva fatto, non era sicuro fosse amore, non era sicuro di niente che riguardasse sé stesso, ma quando guardava James era sicuro di lui. "Whisper in my ear, baby". Si avvicinò col suo volto a quello dell'altro ragazzo, chissà cosa stava pensando, se aveva le sue stesse emozioni e paure in quel corpo perfetto. "Words I want to hear, baby". Lo fissava e lo fissava, ma non ebbe il coraggio di agire, era imbarazzato, aveva bisogno di suggellare quel momento in qualche modo e dato che non aveva carta e penna con sé doveva trovare un'alternativa che potesse soddisfare entrambi. "Put your head on my shoulder". Con grande sorpresa di Regulus, a fine canzone, sulle parole finali, James gli prese il viso tra le mani e gli diede un bacio, uno di quelli veri, sulle labbra, non come di solito faceva che glieli dava, ma sempre sulle guance. Il momento lo suggellò lui, ora poteva essere sempre impresso nella memoria di entrambi, secondo Regulus lo sarebbe stato fino alla fine della sua vita.

Tornarono ai dormitori dato che si fece sera, non erano stati in silenzio un attimo dopo il bacio, non parlarono di quello, ma erano entrambi felici dopo quel momento, praticamente saltellarono di gioia per raggiungere la scuola, anziché camminare normalmente. Mentre passavano per i corridoi della scuola, sentirono dei rumori, così i due si zittirono pensando che magari fosse qualche professore o, peggio, il preside. Osservando ben nascosti, videro che era semplicemente Severus, però era da solo, i due ragazzi deciso di cercare di capire che stesse facendo. Aveva camminato per un bel po' fino a raggiungere una stanza piccolina, la stanza sarebbe stata completamente buia se non fosse stato per delle luci rosse. Doveva trattarsi di una camera oscura, quelle per sviluppare le foto, che foto dovrà mai sviluppare si chiesero i due. Dato che non trovarono alcun modo per entrare in quella stanza senza farsi vedere, decisero di fare irruzione ed entrarono e basta. «che ci fate qui?!» Severus era sbandato, quasi stava facendo cadere i frutti del suo lavoro, ma riuscì a custodirli gelosamente. «Tu che ci fai qui al massimo!» Regulus si comportava come se non fosse lui nel torto. «Cosa ne volete fare?» era visibilmente confuso e frustato. «Senti facci vedere le foto e basta, questo va oltre la curiosità» James lo convinse, James convinceva sempre tutti. Severus porse le foto che aveva in mano ai ragazzi. Le prime ritraevano lui e una ragazza con i capelli rossi, James sembrava conoscerla da come la guardava. C'erano un altro paio di foto della stessa ragazza, ma erano foto in cui era da sola più che altro. Quello che attirò davvero l'attenzione dei due ragazzi erano delle foto che ritraevano alla perfezione la rissa avvenuta con Mulciber. Era stata scattata nell'ultimo momento, quando quest'ultimo stava prendendo a pugni James e Regulus tentava di bloccarlo saltandogli sulla schiena, ma erano presenti anche foto che ritraevano i due picchiare Mulciber. «Cosa te ne devi fare?» James era infastidito. Per una volta che qualcosa capitava in segreto, lontano da tutti, c'erano delle foto, delle prove dell'accaduto che lui aveva solo voglia di rimuovere il prima possibile dalla sua testa. Snape sospirò molto rumorosamente prima di rispondere alla domanda. «Non voglio ritrarre in cattiva luce voi se è ciò al quale state pensando, è solo che non riesco semplicemente a mandarlo a fanculo, ho paura che mi farebbe del male, così ho pensato che se avessi divulgato in anonimo queste, nessuno gli sarebbe stato più vicino, tipo il mio amico Wilkins lo avrebbe mandato a quel paese se sapesse che va a picchiare altri studenti...» Regulus non capì perché James usava toni così crudeli con lui, alla fine sembrava che non volesse far nulla di male. «Sei un codardo senza palle, queste non le divulghi proprio da nessuna parte, guarda come è visibile Regulus, ha già abbastanza problemi con la sua famiglia non mi sembra il caso di procurargliene degli altri» si sentiva appagato ad avere qualcuno che pensasse a lui. «Se ci dai le foto faremo finta di nulla» Regulus voleva solo andare a letto e pensare e ripensare a quel bacio, non stare a perdere tempo con un ragazzo problematico. «Non volevo arrecare dei danni a voi» gli passò le foto, tutte tranne quelle della ragazza rossa. «Molte di quelle dovresti buttarle, si vede che sono fatte di nascosto» James continuò la conversazione che sembrava essere finita. «Lei è consapevole di ogni singolo scatto» Si difese Severus. «Sarà meglio che sia davvero così, Snape» gli si avvicinò. «Ovviamente, Potter» sembrava che stessero o per menarsi un pugno o per baciarsi, probabilmente più la prima dato il contesto. Non salutarono, tornarono ognuno alle rispettive camere da letto. In quella giornata James aveva guadagnato principalmente tre cose: dei lividi, un bacio e una nuova foto da attaccare alla parete. Avere lo scatto di lui e Regulus che picchiavano il suo bullo era una di quelle cose cazzute che James l'indomani avrebbe mostrato a tutti i suoi amici. Pensò molto al fatto che ora sulla sua parete aveva anche una foto col ragazzo che gli piace, in un contesto non molto romantico, ma pur sempre una foto col ragazzo che gli piace.

The show must go on || Regulus BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora