capitolo uno.

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"Buonasera." Mi disse una signora dai capelli corvini e il viso candido con rughe appena accennate vicine al grande sorriso a me rivolto. Il campanellino all'entrata e il suo saluto mi avevano distolto dalla lettura di uno dei miei libri preferiti: 'Orgoglio e pregiudizio'.
"Salve, Signora. Posso esserle utile in qualche modo?" Le dissi gentile ricambiando il sorriso e lasciando sul bancone della cassa il mio libro.
Le andai vicino superando qualche manuale caduto sul parquet per colpa di qualche cliente poco educato.
"Cercavo qualche libro per bambini. Sà mia figlia ha solo cinque anni ma vorrei introdurla nel mondo della lettura prima che inizi le scuole elementari."
"Ma certo, fa bene, signora. Mi segua."
Stavo per chiudere la libreria prima che la signora entrasse e mi raccontasse la sua intera vita. Era stata una giornata dura... tutto il giorno nella libreria dei miei genitori a mostrare sempre gli stessi libri alla gente, che la maggior parte delle volte era irrequieta, svogliata e maleducata. Poi c'erano le brave persone, ovvio, ma purtroppo erano sempre la minoranza.
Accompagnai la signora dai capelli mossi e neri nel reparto riservato ai bambini: un angolino con le pareti gialle e blu, con scaffali di legno di pino e i libri dalla copertina colorata. Erano divisi per autore e fu facile trovare 'Geronimo Stilton' che, oltre a essere stato una delle mie prime letture, era un classico per i piccoli lettori.
Incominciò a osservarlo e a sfogliare le pagine al suo interno, mentre io nel frattempo sistemavo un po' gli scaffali per la chiusura.
"Grazie mille. Lo prendo."
Tornammo al bancone pieno di cartacce di ogni genere e la feci pagare.
"Grazie ancora, arrivederci!"
"Alla prossima, signora, buona serata." La accompagnai alla porta per chiuderla dietro alle sue spalle ma in quel momento un ragazzo affannato si trovò di fronte a me.
"Ti prego, devo assolutamente comprare un libro. Sono appena uscito da lavoro e non sono riuscito a venire prima."
"Mi spiace, sto chiudendo. Torni qui domani mattina, i libri non scappano. Arrivederci." Dissi chiudendogli la porta in faccia. Non avevo fatto un gesto carino e di sicuro l'avrei perso come cliente ma ero qui dalle 9 di mattina ed erano quasi le 8 di sera ed ero davvero stanca.
Mise un piede tra l'anta e lo stipite della porta e con la testa entrò nella libreria.
"Faccio veloce."
Sbuffai e lo lasciai entrare aprendo la porta.
Andai al bancone mentre lo guardavo e ripresi in mano 'Orgoglio e pregiudizio'.
Lui entrando mi aveva ringraziato e si era tolto il cappello di lana grigio a baschetto. Questo gesto aveva rivelato i suoi capelli castano chiaro disordinati che lui sistemò subito con la mano destra. Aveva le mani chiare e le dita lunghe con qualche callo qui e là. La pelle era chiara come la neve che scendeva fuori dalla libreria in uno dei giorni più freddi di dicembre.
Mi diede le spalle mentre camminava verso uno degli scaffali nella sezione 'romanzi'. Lasciava impronte di neve sul tappeto rosso, con i suoi scarponi neri più grandi di lui. La giacca pesante e grigia come il cappello gocciolava acqua rischiando di bagnare qualche pagina del libro che aveva preso in mano; non riuscivo a capire quale fosse.
Si voltò verso di me con lo scritto che stava per diventare di sua proprietà e arrivò al bancone porgendomelo. Mi alzai dalla sedia e mi fermai per osservare i tratti unici del suo viso. Aveva gli occhi così azzurri che riuscivo a riconoscerci il mare dentro. Mi incantai.
"Mi dispiace di averti fatta aspettare. Immagino quanto tu sia stanca." Le parole uscivano come musica dalle sue labbra carnose.
"Tranquillo, non importa. Sei stato veloce." balbettai riprendendo conoscenza, mentre inserivo l'importo nella cassa.
Lui guardò in basso verso il mio libro tutto stropicciato e pieno di scritte aperto sul bancone. Lo prese in mano, mi guardò: "Orgoglio e pregiudizio" constatò "abbiamo gli stessi gusti a quanto pare."
Solo in quel momento, abbassando lo sguardo sul manuale che stava per acquistare, mi accorsi che si intitolava proprio 'Orgoglio e pregiudizio'.
"Come puoi dire di avere i miei stessi gusti se ancora non l'hai letto?" sussurrai con un sorriso malizioso mentre finivo di parlare.
"Non ho mai detto di non averlo già letto" mi disse serio.
"Ehi, ehi, scusa stavo scherzando. Comunque sono 8 pound."
Me li porse senza più fiatare.
Il viso rilassato non lasciava trapelare nessuna emozione.
Sistemai i soldi nella cassa e gli lasciai lo scontrino. Una volta preso affrettò il passo verso la porta senza dire nulla. Senza un saluto. Senza un ringraziamento. Dov'era finito quel ragazzo gentile a cui avevo aperto la porta? Cos'avevo detto di così sbagliato? Ero senza parole. L'unica cosa che mi aveva lasciato di lui e del suo passaggio nella mia libreria erano le impronte fredde e bianche sul tappeto vicino alla porta.

Spazio autrice:
Ciao a tutti!
L'ispirazione per scrivere questa storia mi è balzata alla mente semplicemente passeggiando per le vie della mia amata Torino. E così eccomi qui a raccontarvi la vita di questi personaggi che sento già prendere vita.
Spero vi piaccia almeno un quarto di quanto sto amando io scriverla (vivrei in libreria se potessi) e che mi facciate sapere tutto quello che ne pensate commentando; la vostra opinione per me è importante!
Per ora vi do un grosso bacio,
Robs.

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