capitolo undici.

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Louis' pov

Sofia era seduta accanto a me, nella mia auto, con un vestito blu che le copriva il corpo fino alle ginocchia, lasciando scoperte le sue meravigliose gambe. I capelli rossicci erano legati in una alta coda di cavallo, perché erano tutti bagnati a causa della pioggia che scendeva ancora fortissima sopra di noi. I suoi occhi verdi guardavano il paesaggio illuminato solo dalla luna piena in un cielo senza stelle, coperto da nuvole nere cariche di pioggia.
Era così bella mentre pensava a chissà cosa. Sembrava in un altro mondo. Un mondo tutto suo, dove speravo, un giorno, di poter entrare anche io, per poterla capire a fondo.
Il bacio che c'era stato qualche minuto prima era stato il migliore della mia vita.
Sofia mi stava facendo rinascere. Mi stava aiutando a riprendere in mano la vita che mi stava scivolando via, e lei neanche ne era al corrente. Con la sua euforia, con i suoi occhioni verdi, con il suo sorriso, con le sue labbra colorate sempre di un rossetto rosso, con il suo profumo di vaniglia e a volte di cocco, con il suo corpo dannatamente provocante e perfetto, Sofia, mi dava solo pura gioia.
"Piove davvero troppo. Riesci a guidare, Lou?" chiese la voce angelica, rivolgendo i suoi occhi nei miei che per un attimo la guardarono, prima di tornare sulla strada deserta davanti a noi.
"Ce la posso fare."
"No, dai, senti fermiamoci a dormire da qualche parte. Torneremo a casa domani mattina con la luce. Sono quasi le due di notte..." disse Sofia sicura.
"Okay. Giro alla prima uscita, qualunque sia?"
"Sì. Ma per te va bene?"
"Che cosa?"
"Insomma... ehm... dormire insieme. C-cioè, possiamo prendere due camere diverse, se non vuoi."
Amavo quando perdeva un po' della sicurezza che cercava sempre di dimostrare a tutti. Ma lei non era così fredda e determinata come voleva far credere e amavo il fatto che si dimostrasse vulnerabile e così timida con me.
"Io che non voglio dormire con te? Scherzi? Certo che sì, piccola."
Lei annuii sospirando, probabilmente di sollievo e girò nuovamente il volto guardando la pioggia veloce che scendeva sul terreno.

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"Che ne dici?" Le chiesi mentre mi fermavo con la macchina davanti a un piccolo albergo nella cittadina di Windsor.
La pioggia non smetteva di scendere e noi continuavamo a girare e a girare alla ricerca di un posto in cui passare la notte. Finalmente il navigatore mi aveva portato fin qui, aspettavo solo la conferma di Sofia e mi sarei subito fermato.
"Direi di sì, sto morendo di sonno. A te piace?"
"Sì, scendiamo."
Spensi la macchina, scesi dall'auto per andare subito ad aprire il cofano dove tenevo un ombrello, che recuperai, prima di andare ad aprire lo sportello a Sofia.
"Madame" dissi porgendole la mano. Lei la afferrò, con il braccio libero dalla borsa.
"Oh, grazie signore" disse ridendo.
Insieme raggiungemmo l'entrata dell'albergo.
All'interno, le pareti erano dipinte di un marrone scuro che metteva angoscia e ad ogni angolo era appesa una piccola candela che illuminava lievemente la stanza.
Sofia mi precedette camminando veloce verso la reception, dove una donna sulla sessantina ci accolse con un grande e grosso sospiro di noia.

Scusi se la abbiamo disturbata. Sà, se le rechiamo così tanto disturbo magari non la paghiamo neanche, che ne dice?

"Salve, scusi l'ora, ma torniamo ora da un conc..."
"Una camera per due?" chiese la signora dai capelli completamente bianchi.
"Sì" dissi avvicinandomi alle due donne.
Si allontanò un attimo e io e Sofia ci guardammo. Mi sussurrò: "Ma è una strega o cosa?" facendomi scoppiare a ridere.
"Stanza 7. Dritto a destra." La strega tornò da noi con un mazzo di chiavi in mano che subito afferrai.
Presi la mano di Sofia e ci allontanammo seguendo le sue indicazioni.
"Buonanotte." Esclamò la signora, forse folgorata da un fulmine di educazione.

Chi capisce la gente è fortunato.

Trovammo la stanza quasi subito, la porta per accedervi era di legno di mogano con il grande numero 7 dipinto di giallo sopra di esso.
Girai la chiave aspettandomi di vedere la peggior topaia che avessi mai visto e invece trovammo una stanzetta davvero molto carina. Così la definì Sofia appena entrammo.
Sembrava una baita di montagna. Un grande lampadario di candele di plastica pendeva dal soffitto e illuminava il grande letto matrimoniale sottostante con il piumone panna e una valanga di cuscini sopra.
Sofia ci si buttò sopra constatando: "Oh mamma sono distrutta, e wow è comodissimo." Stofinò il viso sul cuscino prima di sprofondarci completamente.
Girai la testa verso destra, smettendo di guardare il perfetto corpo di Sofia che avrebbe dormito a momenti accanto a me. Mi stava procurando un'erezione che seppi controllare rivolgendo tutto il mio sguardo verso il magnifico lavandino del bagno, che tutt'a un tratto sembrò molto interessante.

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