"La Luna è l'unico amico con cui il solitario può parlare."
-Carl SandburgI corridoi sono vuoti, i miei passi riecheggiano e spezzano questa quiete. Man mano che mi avvicino al luogo ove si terrà il ballo, una musica leggera di archi e risate, giunge alle mie orecchie; una porta mi separa dall'essere parte di quelle voci e danze. A quanti balli ho partecipato, in tutti i miei viaggi un ballo c'è sempre stato, non mancava mai, ma io sono sempre stata un po' da sfondo a quelle danze e raramente ho preso parte a questo piacere. Credo che stasera, con questa maschera, riuscirò ad essere un po' più audace, una Dafne senza paura e vergogna, una Dafne che si sente ancora giovane da poter danzare, al pari delle altre dame ancora con l'età giusta per il mercato matrimoniale.
Questa porta, che fisso intensamente, improvvisamente si apre e ne esce non altro che; Ulrik. Il giovane non mi riconosce, strabuzza gli occhi e fa cadere la sua maschera che, precedentemente, teneva in mano con fermezza.«Mi scusi Signorina, non l'avevo vista.» Un leggero inchino, recupera la maschera e va via, senza voltarsi.
Non mi ha riconosciuta.
Lui, davvero, non mi ha riconosciuta.Lo osservo andare via, meravigliata, finché non scompare dai miei occhi stupiti. Riprendo coscienza di dove sono e soprattutto, della porta aperta di fronte a me. Appare un piccolo balcone e una scalinata che congiunge subito alle danze, diverse coppie scendono da queste scalinate sorridenti e subito danzano come se non l'avessero mai fatto prima. Ed io, seppur senza accompagnatore, percorro i loro stessi passi, non passo del tutto inosservata, qualcuno mi guarda attraverso la maschera, mi studia, forse domandandosi chi io sia o se magari sono qualcuno di sua conoscenza, stasera sono una dama da scoprire. Non una zitella, una dama come tutte le altre. Il mio abito striscia leggermente sul pavimento, lo sfiora e accarezza, svolazza ad ogni mio passo e i miei passi assomigliano a un ticchettio di un orologio, a un battito che pompa nel mio petto per l'emozione.
A un tratto mi fermo e vedo un gruppetto ridere e scherzare allegramente, riconosco il vestito di mia mamma e il sorriso di papà, nonostante le maschere, sono indubbiamente in compagnia di Roberto e sua moglie. Sono un po' timorosa di passare al loro fianco, magari potrebbero riconoscermi e addio alla mia fantasia di stasera, mi volto e incontro tre gentiluomini pormi un braccio per invitarmi a danzare. Sorrido elettrizzata, anche se sono consapevole che loro si pentiranno di avermi invitata alle danze, non appena vedranno le loro belle scarpe rovinate. Senza lasciar loro tempo di parlare, poiché nemmeno li capirei, afferro una mano a caso e subito hanno inizio le danze.
Il poveretto è un ragazzo dai capelli castani e gli occhi nocciola, non molto alto e all'apparenza nemmeno molto abile nelle danze, visto che inciampa lui stesso nei suoi passi ed io, non posso far altro che sorridere e tranquillizzarmi di fronte a un ragazzo, pari a me, nelle danze. Più di una volta strappo un sorriso a questo giovane con qualche mio maldestro tentativo di seguire gli altri danzatori. Sono proprio negata con le danze, al contrario di mia madre che sembra una fata. La osservo danzare con mio padre, da lontano. Sono sorridenti e amorevoli, chissà se mi hanno cercata, magari hanno chiesto a qualcuno se ci fossi io dietro quella maschera vicino a loro. In ogni caso, non sembrano in pensiero per me, posso continuare a danzare, senza alcuna preoccupazione. Il ballo finisce ed è il turno di un altro gentiluomo, con lui danzare non è molto piacevole, anzi mi rimbecca in francese, convinto che io non lo capisca, mi sta denigrando con uno stupido sorriso stampato in volto, quando le danze finiscono quasi scappa, ma io lo fermo.«Monsieur, vous êtes vraiment un gentleman.»
La sua espressione è allibita e sorpresa, decifrabile anche attraverso la maschera dorata, a dir poco orrenda aggiungerei, l'ho definito un gentiluomo in un perfetto francese, ovvio che sia rimasto sorpreso, sono una madrelingua oramai.
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Spine Vermiglie
WerewolfLuna calante -Percy Bysshe Shelley E come una dama morente che pallida e smunta ravvolta in un velo diafano esce vacillando dalla sua camera, ed è insensato incerto vaneggiare della mente smarrita che la guida, la luna sorse nel tenebroso oriente, u...