"Il più tangibile di tutti i misteri visibili – il fuoco."
-Leigh Hunt.Il freddo entra attraverso gli spifferi del lungo mantello che Roberto, ci ha gentilmente offerto per questa scampagnata nel bosco. Sento il gelido temperamento di queste terre fin dentro il mio cuore, come se un vento umano lo stringesse fino a ghiacciarlo. Nessuno di noi parla, tiene quel poco calore stretto fra le labbra, solo mia madre chiacchiera con Elin e una nuvola bianca fuoriesce dalle sue labbra sottili, insieme alle parole di eccitazione per questa serata. Io non oso parlare, mi stringo più che posso nei miei pochi abiti inadatti, insieme alle scarpe che, non aiutano già il mio scarso equilibrio. Stringo gli occhi ad ogni folata di vento, ovvero ogni manciata di minuti e cerco di stare al passo dei miei compagni. Io e i miei genitori, siamo in testa con Roberto e sua moglie, per fortuna, non oso immaginare il mal capitato rimasto ultimo.
Osservo di sottecchi Roberto, quasi appare immune alle temperature e tutti i suoi annessi, anzi è spinto da un'innefrenabile determinazione; come un cacciatore. Non si preoccupa di chiudere per bene il mantello né del vento che solca le sue guance, prosegue dritto, senza fermarsi mai.
Noi poveri sventurati arranchiamo a fatica, ma non osiamo lamentarci; noi siamo i suoi prescelti.«Dafne, cara mia.» Mio padre mi richiama, stranamente non ha voluto affiancare Roberto, anzi è rimasto tutto il tempo al mio fianco.
«Dimmi papà.»
«Non è un po' un paesaggio da favola?»
Lo guardo torva. «Papà stai scherzando?»
«Immaginalo di giorno, col sole caldo del mattino ad annunciarlo.»
«Papà tu hai una fervida immaginazione. Io vedo solo ghiaccio qui e nient'altro.»
Papà è un lettore, come la sottoscritta e nel tempo libero si diletta nello scrivere la sua biografia, ma non è mai soddisfatto.
Calpesto un ramo e quasi inciampo, abbasso lo sguardo a terra e tra il fogliame, terra bagnata e acqua; vedo delle impronte animali, grandi.«Papà guarda.» Lo richiamo e si ferma e anche lui osserva curioso le orme.
«Mai viste impronte così, dev'essere un animale molto grande o forse più di uno.» Mi indica un punto poco lontano da noi, intanto siamo diventati noi gli ultimi. «Ce ne sono altre, tutte uguali ma dimensioni diverse.»
«Papà guarda, una è evidentemente la più grande.» Ne indico una, ben distinta da tutte le altre.
«É vero Dafne, dev'essere il capobranco.» Papà mi prende per mano e mi sprona a camminare, per non rimanere separati dal gruppo.
«Pensi che sia sicuro stare qui? Hai assistito anche tu alla discussione fra Roberto e quell'uomo; Aren Dahl.» Lo sussurro, per non farmi sentire da orecchie indiscrete.
Qui la notte è guardiana di un silenzio celestiale e il canto di qualche insetto è l'unica cosa che il bosco fa emergere.
«No Dafne, dubito che un bosco di notte per giunta, sia sicuro e quell'uomo mi è sembrato molto sicuro di quello che stava dicendo, in più c'era anche nonna Liv ad assecondarlo. Io non credo che sia pazza.» Mi confida papà.
«E allora perché hai accettato di venire qui?» Spontaneamente domando.
«Per tua madre, quando ami una persona, accetti qualsiasi cosa pur di renderla felice.» Mi sorride bonario.
Io contraccambio. «Hai ragione papà, andiamo dalla mamma.»
Velocizziamo il passo, attenti a non scivolare. La terra è molto umida e le scarpe affondano lasciando indietro, una serie di impronte.
Troviamo mia mamma silenziosa e imbronciata, papà gli è subito accanto; l'ama moltissimo.
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Spine Vermiglie
Kurt AdamLuna calante -Percy Bysshe Shelley E come una dama morente che pallida e smunta ravvolta in un velo diafano esce vacillando dalla sua camera, ed è insensato incerto vaneggiare della mente smarrita che la guida, la luna sorse nel tenebroso oriente, u...