Capitolo VIII - Un Evento Intimo

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"Il modo migliore per recitare una parte è quello di viverla."
- Sherlock Holmes

Ferma, immobile, completamente ghiacciata nel bel mezzo di corpi danzanti. Questa serata sarebbe stata diversa se fossi stata in compagnia dei miei genitori, invece no; danzo con gentiluomini gradevoli, vengo avvicinata da un uomo sinistro e per giunta scopro un lato nuovo di nonna Liv e, per concludere assisto a un litigio tra Roberto e un uomo vestito di pelli d'animale e con le corna da cervo. La Norvegia riserva non poche sorprese ed io sono già stanca di questo ballo, tutto l'entusiasmo iniziale è scemato.
Cammino imperterrita, sempre più convinta di abbandonare questa serata, scappare e rifugiarmi nella mia stanza.
Peccato che, dal nulla, in mezzo a tanti corpi, appare mia mamma.
Mi osserva sospetta per minuti lunghissimi, ghiacciati nel tempo.
Rimango ferma, immobile con un leggero sorriso colpevole; mi ha riconosciuta.
Le sue pupilla si dilatano, mi osserva incredula.

«Chi sei tu? Cosa ne hai fatto di mia figlia? Hai danzato stasera! Ti ho vista con i miei occhi!» Mi prende a braccetto tutta contenta.

Cammina sinuosa, elegante e sorridente a chiunque incrociamo. Io da'altro canto, appaio minuta e sgraziata. Ora sono la sua ombra, non brillo più come a inizio serata.

«Mamma, lasciami andare. Ho la maschera apposta per non essere riconosciuta.»

Lei si finge sorda, poi sussurra: «Suvvia figlia mia, stasera troverai il tuo principe ricco e bello.»

Non mollerà mai, stasera è la mia rovina.

Ci avviciniamo ai padroni di casa, circondati da almeno una ventina di ospiti. Probabilmente a causa dell'accaduto di poco fa; allora non tutti riescono a far finta che non sia successo nulla.
Noto papà in un angolo della sala, intendo a gustare qualche manicaretto.

«Mamma, andiamo da papà. Lo voglio salutare.» E con una forza che non credevo di avere, la trascino in quella direzione.

Lei non è d'accordo, ma piuttosto che fare sceneggiate assurde in mezzo a tutte queste persone, mi asseconda.

«Teresa, amata mia, chi è questa dama che ti accompagna?» Quasi non scoppio a ridere, papà non ha gli occhi da falco come la mamma.

«Stolto di un marito, questa dama è tua figlia!» Mia madre è esasperata, io invece, non posso fare a meno di ridere.

«Ciao papà, come procede la serata? Movimentata eh?» Lui mi osserva, con gli occhi socchiusi, come in cerca del mio volto al di sotto della maschera; é molto buffo.

«Tesoro, non credevo fossi davvero tu. Questo abito ti sta d'incanto.» Maschera la sorpresa, con un velato complimento.

«Dafne per l'appunto, dove hai preso questo abito?» Mamma lo ammira con un po' d'invidia.

«É un regalo.»

«Da chi? Non l'ho mai visto nel tuo guardaroba, e pensare che credevo di conoscere ogni tuo capo.» Avvicina la mano per toccare il tessuto che indosso.«Oh! Che tessuto gradevole.»

«Mamma, è un regalo proveniente dalla Norvegia.»

«Ma ma, come dalla Norvegia? Chi è costui?»

Mordo la lingua per non scoppiare in una risata, davvero crede che sia stato un uomo?

«Dafne cara, al tuo papà puoi dirlo chi è questo gentiluomo che ti ha fatto un simile regalo.»

«Si si Dafne, puoi dirlo anche alla tua mamma, un tessuto così... Chissà che patrimonio!»

Mamma mi stringe una guancia.

«Tesoro mio, amore della mamma, non sei più zitella!» Sorride felicissima. «Dobbiamo avvertire tutti, non hai nessun malocchio!»

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