Capitolo X - I lupi mi fanno paura

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"A volte arriva il lupo e ti mangia,
altre volte arriva e ti porta a vedere una luna che nessuno conosce."
-Fabrizio Caramagna.

Lo scenario è surreale, inverosimile al limite dell'incredibile. Un intero branco di lupi giganteschi ci ringhiano contro, in una posa fiera e decisa. Poi un potente ululato, quello che ho udito prima, si fa largo su tutti i presenti ed ecco comparire il lupo Alfa. Grande, immenso, un lupo dagli occhi rossi e il manto bianco sporco, una singola linea scura gli attraversa il collo. Punta il suo sguardo su me e Roberto, sono immobile per la paura, sembra studiare la situazione, i suoi compagni non ringhiano più.

«Allontanati sciocca ragazzina, fammi finire il mio compito. Questa cosa è durata anche troppo tempo.» Roberto lancia il fiammifero prima che posso fermarlo, i lupi partono alla carica, tutti scappano, il capo branco invece è fermo immobile su Roberto.

Io corro in direzione della casa di nonna Liv, che ha iniziato a prendere fuoco sul pontile. Ignoro le grida dei miei genitori, che mi implorano di fermarmi e senza guardare indietro corro sul pontile di legno. Il fumo è tanto, lo respiro a pieni polmoni, tossisco e corro. Il ponte dietro di me ha preso fuoco, una piccola parte che però era fondamentale per tornare indietro, non so come riuscirò a portare Liv in salvo. Poi sento un ringhio dietro di me, l'Alfa mi sta guardando, ma non può passare, mi fermo e lo osservo confusa, poi con un balzo salta in mezzo alle fiamme ed io corro, con un lupo inferocito alla calcagna.
Ho solo partecipato ad un ballo per la miseria, ed ecco dove mi trovo adesso.
Il lupo ringhia e avanza sempre di più, io corro lungo tutto il pontile in fiamme e i miei passi riecheggiano sulle fondamenta di esso, scricchiola e cigola ad ogni avanzamento del lupo, so che cederà in fretta; devo muovermi. Poi vedo la porta d'ingresso in lontananza, viene aperta e nonna Liv è sulla soglia.

«Oh ciao cara, cosa ci fai qui a quest'ora? È un po' tardi non credi?» Nonna Liv è tranquilla e non rimane minimamente scalfita dal mio aspetto, sicuramente affaticato, scombinato e affannato.

«Liv per tutti santi! Ho un lupo alle calcagne, la tua casa prende fuoco! Dobbiamo andarcene!» Gli grido e in una manciata di secondi arrivo alla porta, la invito ad entrare e chiudo la porta in tutta fretta e senza far caso a nulla di quello che mi circonda, non abbastanza sicura, prendo un grosso mobile e lo trascino fino alla porta. Con una forza che è sicuramente dettata dall'adrenalina. «Ora quel lupo non potrà entrare.»

«Cara scusami, ma quale lupo? Quali fiamme? Io non ho visto nulla là fuori.» Mi volto all'udire queste parole da nonna Liv, lei è sorridente e serena come non mai, anzi come al solito a qualsiasi assurda situazione e poi, li seduto vicino al fuoco, su una seggiola in legno, noto un uomo biondo che mi fissa completamente serio e spaventoso.

Il freddo di prima ritorna e sotto il suo sguardo cristallino come il ghiaccio, mi gelo, ibernata sotto due paia di occhi azzurri. Noto i capelli lunghi e mossi, completamente lasciati in balia della natura, chiari come i raggi del sole al mattino. Poi noto il suo vestiario, indossa dei calzari mai visti e una pelliccia con le corna da cervo, appoggiata sul petto nudo e senza pudore lo studio affascinata; è Aren Dahl, non c'è alcun dubbio.

«Dafne, perché non ti siedi qui? Vicino ad Aren? Penso che tu sia molto sconvolta. Non sei abituata a questo freddo. Il fuoco ti scalderà e anche uno dei miei infusi che ti prepareró subito!» Liv scompare dalla mia vista e sotto lo sguardo del biondo, mi siedo vicino al fuoco, dal lato opposto del Signor Aren Dahl. Non oso guardarlo, perché so che lui continua a farlo senza nasconderlo, mi concentro sulle fiamme rosse e blu nel camino.
Poi conto nella mia testa, i secondi che Liv impiega per servirmi questo suo infuso miracoloso. Ogni tanto perdo il conto, mi distraggo ad osservare quel petto virile e nudo dell'uomo biondo, di sottecchi lo osservo, ma so che le mie guance si stanno accaldando e arrossendo fin troppo, sarà colpa del fuoco troppo caldo.
Lui non spiccica una parola, ma non smette di guardarmi da testa a piedi ed io torturo la mia testa di numeri e le mie dita di pizzicotti per l'imbarazzo.
Ma quanto ci mette Liv?
Non ho mai visto un uomo mezzo nudo, per di più un uomo così virile, dovrei gustarmi questo momento, nella mia lunga futura e infinita vita da zitella, questo momento non mi ricapiterà più; sazia i tuoi occhi finché puoi Dafne.
Poi d'un tratto, le mie gambe, scattano come molle e come un'ossessa inizio a osservare il paesaggio fuori da ogni finestra, alla ricerca di possibili fiamme, fumo e lupi pronti a sbranarmi.
Scosto una tenda, osservo attentamente, in ogni angolo; nulla.
Scosto un'altra tenda, appiccico il mio naso al vetro come per oltrepassarlo; il pontile è tutto intero, forte e robusto.
Scosto un'altra tenda; nessun lupo grande e bianco pronto ad aspettarmi.

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