A quanto aveva detto Sarah, la festa della sera prima non si era conclusa nel migliore dei modi.
Topper le aveva suonate a John B, per poi darsi alla fuga alla vista della pistola tirata fuori da Jj.
Insomma, certamente credevo che Maybank fosse un po' uno squilibrato, ma non fino a questo punto.
Fatto sta che Topper non aveva particolari segni della rissa avvenuta la sera prima, eppure era da tutto il giorno che continuava a raccontare di come fosse stato minacciato.La sera precedente il mio piano di farmi un bagno prima di andare a dormire era miseramente fallito quando avevo scoperto che il climatizzatore fosse rotto a causa di Agatha.
Per questo ero stata costretta ad andare a dormire nello yacht di famiglia, Wendy.
L'enorme barca aveva questo nome perché i miei genitori si erano conosciuti durante uno spettacolo teatrale incentrato sulla storia di Peter Pan, e per questo avevano deciso di dare ulteriore importanza a quella storia.In questo momento mi trovavo appunto su Wendy assieme alla mia migliore amica, il
suo fidanzato e altri nostri amici.
«Sapete» aveva esordito Rafe, il fratello maggiore di Sarah, bello da far paura «Credo che in questi giorni faró un salto al campo da golf, qualcuno si vuole unire? Top?»
«Io ci sono amico, fammi sapere quando»
Io, nel frattempo, l'unica cosa a cui stavo portando attenzione era la canna che mi stavo rollando.
Il resto veniva dopo.
Sarah mi osservava concentrata, con il solito cipiglio quasi infastidito che ha ogni volta che ne preparo una.
«Sapete, se non avessi questa bellezza probabilmente la notte non dormirei» dissi riferendomi alla mia barca «Te S come hai dormito sta notte nel Druthers?» domandai.
«Ehm, si bene, peccato che Weezie mi abbia seguita» rispose lei, dopo aver riflettuto un pó.
Che ci fosse qualcosa che non voleva dire?
Da quando eravamo assieme non aveva neanche degnato di uno sguardo il suo fidanzato che, a differenza sua, le rivolgeva tutte le sue attenzioni, tanto da aver appoggiato il braccio sulle sue spalle.
Rafe nel frattempo stava bevendo, da un bellissimo bicchiere di vetro decorato, del wiskey.
Kelce faceva da spettatore.
Il pomeriggio passò cosí tra chiacchiere, bevute e canne.
Verso le cinque poi, tutti i miei amici si alzarono e andarono a casa.
Eccetto Sarah.«Sai, questa mattina John B ha riportato al Druthers le bombole d'ossigeno per le immersioni completamente vuote. Non so cos'abbia in mente ma credo di volerne sapere di più» esordí.
«Stai dicendo davvero? Da quando hai queste idee malsane? S, fidati, stanne fuori, saranno le solite stronzate dei pogues»
Lei ridacchió un pó, e dopo avermi abbracciata velocemente, si allontanó sul pontile che portava alla terra ferma diretta al molo per vedere suo padre.
Successivamente ad aver chiuso lo yacht, scesi anche io sulla terra ferma e mi diressi verso casa mia.
Mio padre era un noto imprenditore della zona e per questo ho sempre vissuto una vita agiata.
Mia madre invece, oltre a seguire qualche corso di pilates e fare shopping, non faceva molto altro.
Era solita aiutare mio padre in azienda, ma nell'ultimo periodo aveva, stranamente, evitato di recarsi lí.
I miei genitori erano sempre stati affiatati: mai un litigio nè tanto meno problemi.
I due incarnavano alla perfezione l'idea di coppia perfetta.
E io, in quanto loro figlia, non potevo essere da meno.L'ufficio di mio padre si trovava al primo piano sulla destra ed era un'ampia stanza molto illuminata.
Tutti i mobili erano in legno di ulivo e le pareti erano intonacate di un bel verde oliva.
Quando tornavo a casa, quella era la prima tappa che facevo.
«Papá! Sono a casa!» urlai appena aperta la porta d'ingresso.
Quando, peró, arrivai all'interno della grande stanza verde, non c'era, stranamente, nessuno.
«Mamma! Sei qui?» gridai nuovamente.
Il silenzio aleggiava sovrano in casa.
Mi affacciai alle grandi finestre dell'ufficio che davano sulla piscina per vedere se mia madre fosse lí, eppure della donna non c'era traccia.
Mi girai dando le spalle alle finestre, e buttai lo sguardo sulla grande scrivania di mio padre.
Svariate scartoffie stavano appoggiate lì sopra in un incredibile disordine.
Sotto ad un plico, peró, c'era qualcosa che teneva i fogli leggermente rialzati.
Presa dalla curiosità, spostai quei documenti e l'orrore si fece spazio nei i miei occhi.Una bustina bianca, sigillata alla perfezione, era lí buttata su quel tavolo.
Inorridita e decisamente sopresa riposi nuovamente tutto com'era e scappai velocemente in camera mia.
Mi cambiai al volo, presi una canna e l'accendino e, velocemente, uscii di casa.
Di quello che avevo visto non avrei fatto parola con nessuno.Ironico era come nella strada verso la spiaggia avessi incontrato Barry, lo spacciatore per eccellenza delle Outer Banks.
Con il solito aspetto trasandato e il suo codino quasi sciolto, mi aveva salutata con un cenno della mano ed un sinistro sorriso.
Io avevo ricambiato il cenno più per paura che per altro, per poi dirigermi, quasi correndo, alla mia destinazione.La spiaggia a quell'ora era completamente vuota, se non fosse per alcuni surfisti presenti in mare e alcune giovani ragazze che chiacchieravano stese su degli asciugamani.
A differenza loro mi ero seduta da sola sulla sabbia ancora tiepida a causa del sole battente di quel giorno.Tirai fuori dalla tasca dei pantaloncini in jeans canna e accendini e, con tutta la calma di cui disponevo, iniziai ad aspirare il fumo.
La sensazione di leggerezza mi pervase pian piano il corpo e successivamente la mente.
Ció che era successo nell'ufficio di mio padre era solo un lontano ricordo. E cosí sarebbe stato per la prossima mezz'ora, più o meno.
Le onde si abbattevano duramente a riva e l'acqua quasi mi bagnava i piedi mentre il sole che stava tramontando iniziava a colorare il cielo di cento sfumature diverse.«Lèa Tate in una spiaggia al confine con il cut, che piacevole sopresa»
Una voce maschile giunse alle mie spalle.
Continuando a guardare in avanti, e tenendo la cannetta nella mano destra, risposi.
«La tua presenza è tutt'altro che piacevole, Jj»
Il biondo mi si affiancò.
Aveva i capelli umidicci e la sua pelle gocciolava.
Appoggió la tavola da surf sulla sabbia alle mie spalle e, subito dopo, si sedette al mio fianco.
«Bello l'oceano, dico bene?»
«Che vuoi Maybank?» chiesi aspirando il fumo.
«Darti fastidio»rispose ridacchiando, guardando poi l'immensa distesa d'acqua davanti a noi.
I suoi occhioni blu erano dello stesso colore dell'acqua di fronte ai nostri occhi, mentre la sua pelle abbronzata ricordava alla perfezione il colore della confezione del mio gel abbronzante.
Continuando a guardare davanti a me finii di fumare in completo silenzio.
Il solo rumore delle onde mi, o meglio ci, faceva compagnia.
Il sole che ormai tramontava era accompagnato da una leggera brezza che si stava alzando; ormai la spiaggia era completamente vuota, noi esclusi.Tutto era completamente calmo.
Tutto era perfettamente bilanciato.
Nonostante il caos nella mia testa.
Nonostante la presenza di Maybank alla mia destra.

STAI LEGGENDO
Rain || JJ MAYBANK
Fanfiction"Sai Maybank, le mie unghie e la mia piega sono il mio ultimo pensiero in questo momento" ✰ CONTENUTI ESPLICITI, LINGUAGGIO FORTE ✰ 𝙹𝙹 𝙼𝙰𝚈𝙱𝙰𝙽𝙺 𝚡 𝙵𝙴𝙼!𝙾𝙲 𝙾𝚞𝚝𝚎𝚛 𝙱𝚊𝚗𝚔𝚜 𝚜𝚎𝚊𝚜𝚘𝚗 𝟷 𝚂𝚝𝚊𝚛𝚝𝚎𝚍 : 𝟷 𝚜𝚎𝚙𝚝𝚎𝚖𝚋𝚎𝚛 𝟸...