5. help me

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La vita nelle Outer Banks era sempre stata molto tranquilla. Non succedeva mai nulla di ecclatante.
Tutto andava secondo gli schemi; i ricchi stavano con i ricchi e i poveri con i poveri.
Quelli che stavano in mezzo erano solitamente i turisti.
Raramente qualcuno cambiava lato.
Tra queste persone c'era Kiara Carrera, migliore amica di Sarah fino a qualche anno prima, era ormai una pogue affermata.
Lei, a differenza di Sarah, aveva sempre avuto un certo feeling con le persone al di fuori della nostra cerchia di soli kooks.
Libbie Cane, figlia dell'avvocato Cane,ad esempio, non le era mai andata a genio, a differenza di Sarah, la quale aveva un buon rapporto con la
Cane.

Per questo, quando la mezzana di casa Cameron mi aveva detto di dover andare a Rixton, ero rimasta senza parole.
Quando collegai che era lo stesso posto citato da Maybank per la 'riunuone obbligatoria pogue' mentre scappava dalla festa del solstizio, boccheggiai per un paio di minuti.
No, mi stavo sicuramente sbagliando.

Sembrava che Sarah Cameron avesse davvero qualcosa a che fare con i pogue, solo che ancora, non mi era ben chiaro cosa. E soprattutto il perchè. Insomma, John B aveva lavorato per suo padre a casa sua, certo, ma la bionda non lo aveva mai considerato. Perché avrebbe dovuto iniziare a farlo proprio ora?

Fatto sta che all'affermazione di Sarah, mi ero proposta per accompagnarla.
«Staró in macchina, mi accetteró solo che non ti succeda nulla, così se dovessi avere bisogno sarei lí» le dissi.
La mia fiducia nei confronti dei pogues era sotto terra.
Non l'avevano mai avuta e, sicuramente, non avrei lasciato la mia migliore amica da sola in piena notte vicino ad una scogliera così alta con delle persone delle quali non mi fidavo.
Sarah, seppur riluttante, accettó.

Fortunatamente casa mia distava solo qualche minuto a piedi dal luogo della festa.
Per questo, dopo aver salutato i nostri genitori, i quali stavano ancora parlando della ridicola scenetta dei tre amici, ci incamminammo verso il civico numero 77 di Figure Eight.
Nel tragitto mi raccontó di come avesse litigato con Topper appena Maybank se n'era andato, eppure della storia del bigliettino non accennó nulla.
Provai a chiederle cosa ci fosse scritto, ma lei riuscì a schivare l'argomento con ogni trucchetto possibile. Era davvero furba.
Ma in un modo o nell'altro, avrei scoperto di cosa si trattava.
Era solo questione di tempo.

Arrivate a casa mia, presimo velocemente le chiavi della macchina regalatami dai miei genitori al mio compleanno poco tempo prima e ci dirigemmo al Rixton.
La strada era davvero poco illuminata, nonostante ci fossero numerosi lampioni e seppur la luna brillasse chiara nel cielo.
L'atmosfera era quasi macabra, ma nell'abitacolo dell'automobile risuonavano canzoni di qualche anno prima che rendevano il tutto molto più tranquillo.
Da Justin Bieber a Nicky Minaj, io e Sarah cantavamo a squarciagola tutte le canzoni che venivano riprodotte dalla mia playlist.

Una volta al Rixton la bionda si assicuró che io rimanessi in macchina a tutti i costi.
Era chiaro che volesse nascondermi qualosa.
«Sai che puoi fidarti di me, vero?» le chiesi, quasi stupita dal fatto che non si fosse ancora confidata con me.
«Certo L, ma promettimi che resterai in macchina» disse lei.
Non capii il senso di farmi rimanere chiusa in macchina, ma nonostante ció, con riluttanza, accettai ció che disse Sarah senza fiatare.
Certamente queste parole non mi avevano per nulla tranquillizzata. Anzi. Sembrava come che stesse andando in contro a qualcosa di pericoloso.

Una volta che scese dalla macchina, spensi il motore e aprii le portiere, in modo che il piccolo ambiente potesse rimanere fresco.
Accesi una sigaretta per ingannare la noia e mi accomodai sul sedile dell'autista.
La musica non risuonava più da una decina di minuti, quando, sentí la mia amica gridare.

«Aiuto! Aiuto! Qualcuno mi aiuti!»

Era, senza dubbio, la voce di Sarah Cameron.
Scesi velocemente dalla macchina e, schiacciando il bottone delle chiavi, bloccai le sue serrature.
Iniziai poi a correre a perdifiato verso il luogo di vista panoramica dove si era diretta Sarah.
Arrivata là vidi una scena agghiacciante: una figura che scappava nella direzione opposta alla mia e il parapetto in legno sfondato in un solo punto.
Terrorizzata, scesi velocemente le scalette che portavano alla piccola spiaggetta a me sottostante.

Lí vidi una cosa che mi mise i brividi: Sarah che implorava disperatamente aiuto mentre stava accasciata su una persona distesa per terra.
Mi affrettai ancora di più nel raggiungerla, mentre dall'altra parte rispetto alla mia arrivavano tre persone, le quali peró non avevo riconosciuto vista l'oscurità che ci circondava.
Apparte il piccolo faretto di luce fredda che puntava sullo spiazzo della vista panoramica, non c'era nient'altro che illuminava la spiaggetta.
«Chiamate un'ambulanza!» imploró Sarah.
Subito, una di quelle tre persone, tiró fuori il telefono e chiamó il 118.
Intanto gli altri due continuavano a guardare la persona stesa sotto alla bionda con un'espressione indecifrabile.
Continuai ad avvicinarmi a passo spedito per aiutare la mia amica, almeno sul piano emotivo.

Mi bloccai di colpo quando riconobbi le persone attorno a Sarah.

La prima persone delle tre che riuscí a riconoscere mi lasció spiazzata.
«Maybank?» esclamai esterrefatta.
Il ragazzo in questione si giró stupito verso di me.
«Cazzo Sarah, non dovevi dirlo a nessuno!» si scaldó lui, guardandola male.
Successivamente riuscì a mettere a fuoco le altre persone.
Kiara Carrera era al telefono con il 118, mentre Pope Heyward mi guardava con un'espressione probabilmente anche più scioccata della mia.
Guardai poi la mia amicha che, piangeva disperata in ginocchio sulla sabbia.
La persona priva di sensi che stava stesa a terra non era altro che John B.

Okay, tutto questo non aveva senso.

«Qualcuno vuole spiegarmi cosa sta succedendo?» chiesi.
E quel piccolo chimico di Pope mi avrebbe pure risposto, se non fosse stato per l'ambulanza che arrivó proprio in quel momento.
La mia mente era in tilt: in questi giorni era successo di tutto.
Avevo scoperto la dipendenza di mio padre, Sarah aveva iniziato a tenermi nascoste delle cose e, per di più, usciva pure con dei pogues.
Volevo solo che questo incubo finisse al
più presto.

Questo, peró, non era altro che l'inizio.

Rain || JJ MAYBANKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora