Domande e risposte. Kirchmaier

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La donna tornò a sedersi di fronte a loro. Nessuno trovò il coraggio di replicare. Si limitarono tutti a fissarla con sguardi che iniziarono ad apparire rassegnati. Si resero conto che non avevano alcuna altra alternativa se non tentare di assecondarla. Sul volto della donna dai tratti orientali scesero lacrime silenziose che non riuscì a trattenere. Dopo alcuni interminabili minuti Morgana riprese la parola, facendoli sussultare. <<Bene signori. Spero che siate pronti.>> Le lacrime della Poncet si trasformarono in un pianto privo di freni. <<Io non riesco a pensare in una situazione del genere. Ma non voglio morire. Non adesso!>> Lo sguardo di Morgana parve ammorbidirsi. <<Lei ha una bimba di tre mesi. Lo so.>> <<Come... come fa a sapere anche questo?>> <<Come ho già avuto modo di dirvi, io vi conosco molto bene. Tutti voi. Ma non sono completamente insensibile. Soprattutto nei confronti dell’amore di una madre. Lei, Madame Poncet, avrà il piacere di prendere la parola per ultima. Ascolti i suoi compagni e faccia buon uso di ciò che le viene concesso.>> <<G... grazie.>> <<Bene. A questo punto chi si sente di incominciare? Avanti.>> <<Inizio io.>> A parlare fu l’uomo Austriaco. Il suo sguardo, fino a pochi istanti prima spaventato, appariva ora più tranquillo e deciso. Morgana si voltò verso di lui elargendogli un sorriso. <<Ottimo Herr Kirchmaier. Lieta della sua intraprendenza. La invito, in primo luogo, a presentarsi ai suoi compagni.>> <<Dubito che la mia biografia possa interessare ai presenti.>> <<Interessa a me. Avanti.>> Emettendo un sospiro, l’uomo parlò: <<Non ho molto da dire su di me. Mi chiamo Hans Kirchmaier e come tutti voi sono uno scrittore. Vivo a Innsbruck, in Austria, e ho quarantun’anni. Tutto qui.>> <<Come sempre sintetico.>> Morgana non parve particolarmente soddisfatta. <<Ma è nel suo stile, quindi per ora ci faremo bastare queste scarne informazioni. E ora ecco la mia prima domanda.>> <<Sono pronto.>> <<Che cos’è per lei il destino?>> L’uomo parve sorpreso. Si fermò a riflettere per diversi istanti prima di rispondere. Poi parve aver preso una decisione. <<Il destino a parer mio è un percorso cinico e immutabile che ciascuno di noi deve seguire. Senza alcuna possibilità di opporsi a esso.>> <<Lei dice? Non pensa dunque che ciascuno possa mettere in gioco la propria forza di volontà attraverso ciò che viene comunemente chiamato libero arbitrio?>> <<Un tempo le avrei risposto di si, ma quel tempo ormai è passato. La vita spesso porta a maturare e cambiare i punti di vista.>> <<La vita, o forse intendeva dire… la morte?>> Sospirando, l’austriaco raccolse la provocazione della donna. <<Sono vedovo da cinque anni. Mia moglie è morta dando alla luce nostra figlia, la quale, nata con gravi malformazioni, ha subito la stessa sorte della madre l’anno successivo, nonostante io abbia tentato di tutto, pagando i migliori medici in giro per il mondo, per tentare di salvarla. E non è servito a nulla. Ecco perché, mia signora, mi permetterà di rimanere fermo sulle mie convinzioni in base alle quali le nostre azioni non possono in alcun modo influenzare il destino.>> <<Dipende da ciò che si intende con il termine destino. Il libero arbitrio si ravvisa per tutti in miliardi di gesti e scelte quotidiane. Se esso non esistesse e tutto fosse predeterminato, l’essere umano sarebbe ridotto a una sorta di vegetale, calato passivamente nella realtà che lo circonda, e non esisterebbero quelle che vengono comunemente definite emozioni. Persino le persone nelle quali la volontà è ridotta ai minimi termini, come i soggetti affetti da malattie neurodegenerative sono in qualche modo in grado di esprimere le proprie pulsioni. Anche se in effetti costoro potrebbero essere definiti come la classica “eccezione che conferma la regola”. Inoltre non dobbiamo trascurare un terzo elemento fondamentale nelle esistenze quotidiane. Il Caso.>> <<Come vuole.>> Kirchmaier dopo aver valutato una possibile replica, decise di non ribattere.>> <<Vedo che non c’è proprio verso di scalfire la sua corazza.>> <<In questo momento non sono in grado di argomentare su questioni di tipo filosofico.>> <<D’accordo. Dunque le porrò il secondo quesito. Attento a come risponde.>> <<Mi dica.>> <<Lei desidera vivere?>> Kirchmaier aprì e richiuse la bocca alcune volte prima di rispondere. Poi disse: <<È una risposta difficile da dare, vista la situazione in cui siamo.>> <<Sì o no?>> L’uomo, per la prima volta da quando quel dialogo era iniziato, dimostrò di essere spaventato. Diversi pensieri si affollarono nella sua mente, non sapendo dove Morgana volesse andare a parare con quella domanda e a quali conseguenze la sua risposta l’avrebbe condotto.>> <<Io… forse sì.>> <<Forse non è una risposta. Avanti, coraggio.>> L’uomo parve rassegnarsi. <<In realtà la vita per me non ha più alcun interesse.>> Morgana sorrise, apparentemente compiaciuta da quella risposta. Muovendo alcuni passi verso il suo prigioniero disse: <<Molto, molto coraggioso da parte sua dirmi questo.>> Kirchmaier iniziò a sudare, e temette di aver commesso un errore. <<Aspetti. Io…>> Morgana si avvicinò ancora, portandosi a pochi passi dall’uomo, il quale iniziò visibilmente a tremare. Prima che lui potesse nuovamente parlare, la mano delicata della donna scattò verso il suo viso. Kirchmaier tentò di divincolarsi ma i legacci di cuoio lo tennero saldamente ancorato alla sedia. La mano di Morgana si posò sulla sua bocca. <<Zitto. Non parli più.>> Il contatto causò all’uomo un sussulto, analogo a quello che avrebbe provato se avesse ricevuto una scossa elettrica. Ma non ebbe il coraggio di dire nulla e fece un timido cenno di assenso con il capo. <<Perfetto. Direi che possiamo andare avanti. Chi vuole essere il prossimo?>>

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